Chiesa
La celebrazione è “molto solenne”, ma “è anche un giorno di molta gioia”. Il Papa è sul sagrato della basilica vaticana, prima dell’inizio della celebrazione. Un saluto agli 80 mila fedeli e alle delegazioni ufficiali, per l’Italia c’è il capo dello Stato Sergio Mattarella. “Una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo”, dice Leone XIV, la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che hanno vissuto l’amore per Gesù Cristo “nell’eucaristia, ma anche nei poveri, nei fratelli e sorelle”.
Piccolo fuori programma per il vescovo di Roma, in questa sua prima canonizzazione nella quale richiama il significato della santità, ricordando la figura di Salomone che aveva il potere, la ricchezza, la giovinezza, il regno, ma chiede a Dio un cuore sapiente per governare con giustizia: “cosa devo fare perché nulla vada perduto?”. Poi san Francesco d’Assisi che si spogliò di tutti i suoi beni per seguire il Signore, “vivendo in povertà e preferendo […] l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli”. Afferma Papa Leone: “il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio”.
Tanti santi ancora di potrebbero ricordare, afferma il Papa, ma per loro “tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto ‘sì’ a Dio e si sono donati a lui pienamente, senza tenere nulla per sé”. Cita sant’Agostino il quale racconta “che, nel nodo tortuoso e aggrovigliato della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: voglio te. E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto”.
Anche oggi la vita di Pier Giorgio “rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Cresciuto nelle file dell’Azione Cattolica, della Fuci, della San Vincenzo, per lui la fede “non è stata una devozione privata” ma si è impegnato nella società dando “il suo contributo alla vita politica” spendendosi nel servizio ai poveri”. Carlo, dice Papa Leone, “ha incontrato Gesù in famiglia – in piazza ci sono i genitori, Andrea e Antonia e i due fratelli Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale”. Carlo, ricorda ancora il vescovo di Roma, ha lasciato scritto: “l’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”. E Pier Giorgio amava dire: “intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo”; la carità “il fondamento della nostra religione”. I due santi sono un invito rivolto a tutti, soprattutto ai giovani “a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro”.
Omelia nel giorno in cui le letture, in sintonia con la vita dei due nuovi santi, ci propongono le condizioni per essere discepoli di Gesù. Per Luca nel Vangelo: amarlo più di ogni altra persona e della stessa vita; prendere la propria croce e seguirlo, rinunciare ai propri averi. Seguire Gesù è impegnativo, diceva Benedetto XVI, “non può dipendere da entusiasmi e opportunismi”. La vita che il Signore ci propone affermava Papa Francesco sembra scomoda e si trasforma in “scandalosa ingiustizia per coloro che credono che l’accesso al Regno dei Cieli possa limitarsi o ridursi solamente ai legami di sangue, all’appartenenza a un determinato gruppo, a un clan o una cultura particolare”; è il “no” alla “cultura del privilegio e dell’esclusione”. Se non si vede l’altro come un fratello “non si può essere discepoli di Gesù”. Paolo, seconda lettura, afferma che i discepoli “non sono più schiavi ma fratelli”.
Infine, all’Angelus, dopo aver ricordato due martiri proclamati beati sabato 6 settembre a Tallin in Estonia e in Ungheria, Papa Leone affida all’intercessione dei santi e a Maria, la preghiera per la pace in Terra Santa, in Ucraina e “in ogni altra terra insanguinata dalla guerra”.
Ai governanti dice: “ascoltate la voce della coscienza! Le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza! Dio non vuole la guerra, vuole la pace, e sostiene chi si impegna a uscire dalla spirale dell’odio e a percorrere la via del dialogo”.