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Mappe IconMappe | Mappe 25 - Orizzonte possibile - novembre 2024

martedì 12 Novembre 2024

Occupazione e formazione. Un lavoro più accogliente verso i giovani

Livelli positivi nel Padovano. Si deve far di più per Neet e chi va a vivere all’estero

Donatella Gasperi
Donatella Gasperi
collaboratrice

In uno scenario mondiale segnato da stravolgimenti di ogni tipo, il lavoro resta una delle grandi scommesse: come cambierà e in che modo cambierà le nostre vite? Oggi interi settori del manifatturiero rischiano un ridimensionamento: che ne sarà dei giovani? Il Goal 8 su lavoro dignitoso e crescita economica per Padova e per il Veneto è positivo e certamente raggiungibile al 2030. Il valore per il Veneto risulta notevolmente superiore rispetto a quello nazionale (dato per 100 come valore di riferimento) e pari a 122 mentre l’indicatore composito per la provincia di Padova supera a sua volta la media regionale con un valore pari a 125,5. In relazione agli indicatori considerati per il Goal 8 – tasso di occupazione; presenza di Neet cioè i giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano, non lavorano e non si formano; retribuzione media – la situazione del territorio padovano è migliore della media regionale e nazionale. Per quanto riguarda l’occupazione, al calo del 2020 (68,4 per cento) è seguita una ripresa costante fino al 2023 (76,8 per cento), così Padova ha raggiunto lo scorso anno un tasso di occupazione leggermente superiore rispetto alla media regionale. La retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti è aumentata nell’ultimo decennio sia in Veneto sia nella provincia di Padova e nel complesso l’indicatore nell’arco temporale 2010-2022 ha seguito un trend positivo. La percentuale di Neet dal 2019 al 2021 nella provincia di Padova è aumentata di 5,9 punti passando dall’11,1 per cento al 17 per cento, aumento che a livello regionale è stato di 1,5 punti percentuali arrivando al 13,9 per cento. Nel 2022 però a Padova il dato è sceso di 4,6 punti arrivando al 12,4 per cento, dato più basso della media regionale (13,1 per cento) e di quella nazionale del 19 per cento. «A Padova la situazione è positiva – conferma l’economista Silvia Oliva, docente all’Università di Padova – Il periodo della pandemia è stato particolarmente critico per le realtà legate al mondo dei servizi e questo aveva rallentato la crescita con gli effetti negativi che abbiamo visto sui Neet. Ora registriamo una crescita dell’occupazione sia stabile sia temporanea e l’occupazione giovanile a Padova è salita dal 44,2 al 48,5 per cento tra il 2022 e il 2023 e in Veneto dal 43,5 al 44,7 per cento, il che spiega la riduzione del dato sui Neet. Quindi bene questo dato, coerente con le attese di Agenda 2030, ma…».

La congiunzione avversativa apre, però, a una riflessione che la stessa economista espone: «Come mai abbiamo una quota così significativa di giovani che non studiano e non lavorano in un contesto in cui le imprese dicono che non riescono a trovare lavoratori? L’incoerenza tra questi dati ci dice del mancato utilizzo del potenziale di persone e competenze che abbiamo in questo territorio con anche l’occupazione femminile insufficiente e con 20 punti di differenza rispetto agli uomini. In Veneto non possiamo certo dire che le donne non partecipino a corsi di formazione perché tutti i dati sulla formazione terziaria dicono che la presenza di laureati donne e uomini è paritaria e che anzi nelle università abbiamo una quota più elevata di donne». Il Veneto vive un’altra grave emorragia che sembra inarrestabile per ora: «In Veneto negli ultimi 11 anni, con una “pausa Covid”, c’è una crescita continua e assoluta dei giovani tra i 18 e i 34 anni che hanno scelto di andare all’estero. Crescono i laureati e i giovanissimi che scelgono di andare a formarsi direttamente fuori dal territorio nazionale – rimarca la docente Oliva – Questo perché ci si aspetta che all’estero l’università abbia più contatti col mondo del lavoro locale per cui sarà più facile entrarci; d’altra parte si sceglie di lavorare fuori dall’Italia perché se in possesso di un’ottima formazione terziaria si immagina di trovare più opportunità rispondenti alle proprie aspirazione e guadagni maggiori, mentre chi ha meno risorse conta di poter aumentare la qualità della vita. Il nostro settore economico produttivo è fatto da imprese piccoline, a volte poco innovative, che cercano meno competenze terziarie e comunque il livello di retribuzione in Italia è inferiore di quello che possiamo trovare all’estero anche a parità del costo della vita. Le imprese non sono in grado di accogliere queste competenze nonostante dichiarino di averne bisogno e sono distanti dalle aspettative delle giovani generazioni. Diversità, inclusione di genere, conciliazione dei tempi di lavoro, flessibilità, potenziamento dello smart working sono temi assolutamente rilevanti per i giovani che fanno fatica a trovare su questo territorio». Ma anche il pericolo Neet può essere contrastato se «facciamo attenzione a chi sono: l’abbandono scolastico interessa molti figli di immigrati, i non attivi sul mercato del lavoro spesso sono giovani donne che faticano nella gestione familiare, sono persone che hanno fatto percorsi formativi ma non sanno come si accede al mondo del lavoro. Solo una minoranza ha un elevato titolo di studio e aspetta l’occasione più coerente con i propri percorsi formativi. Come agire? Contrastando l’abbandono scolastico, offrendo maggiore informazione sui canali per inserirsi nel mercato del lavoro. In Veneto abbiamo un sistema produttivo abbastanza solido e potremmo essere un modello anche per contesti più difficili dove ci sono meno opportunità».

Aiuta a sperare, come riportato dall’Osservatorio Vega Engineering di Mestre il fatto che a fine settembre 2024 il rischio di infortunio mortale in Veneto (16,2 morti per milione di occupati) è al di sotto di 8 punti di quello medio nazionale (24); i decessi sono stati 53 contro i 72 del 2023, a Padova 16. Il Veneto quindi si colloca in “zona bianca” con un’incidenza infortunistica inferiore al 75 per cento dell’incidenza media nazionale.

Otto occupati su dieci, Italia indietro

Estendendo lo sguardo sull’Italia, tra il 2010 e il 2023 il tasso di occupazione è aumentato di quasi sei punti percentuali: questa crescita, tuttavia, non permetterebbe di raggiungere l’obiettivo Ue del 78 per cento entro il 2030. Secondo le stime di ASviS, il tasso di occupazione raggiungerà il 71 per cento alla fine di questo decennio. Inoltre, il dato appare ancora fortemente insoddisfacente per le donne, il cui tasso di occupazione si attesta al 53,5 per cento, rispetto al 71,1 per cento degli uomini. Negli ultimi cinque anni si registra una diminuzione nella percentuale di Neet di circa sette punti percentuali: continuando così l’Italia potrebbe raggiungere l’obiettivo di ridurre la quota di Neet al di sotto del 9 per cento entro il 2030.

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