Chiesa
Oltre 70 milioni di studenti, 231mila scuole distribuite in 171 Paesi. L’educazione cattolica è una delle reti formative più diffuse al mondo, con un impatto che va ben oltre la sfera confessionale. Ma i numeri, da soli, non bastano. Per diventare strumenti di discernimento, hanno bisogno di essere ascoltati, letti, contestualizzati. È questo il cuore della riflessione proposta da Antonello Maruotti, ordinario di statistica, intervenuto al congresso vaticano “Costellazioni educative – Un patto con il futuro”. La sua relazione ha restituito un quadro puntuale, aggiornato, tutt’altro che autoreferenziale.
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Oggi quasi la metà degli alunni delle scuole cattoliche nel mondo si concentra in Africa (43%), seguita da Asia (21%), Americhe (20%) ed Europa (14%).
Nelle regioni a basso reddito, l’istruzione cattolica spesso rappresenta l’unica alternativa strutturata e duratura. Ma i bisogni sono diversi: se in Asia e Africa le sfide riguardano le infrastrutture e l’accesso, in Europa il tema è la frammentazione e la sostenibilità delle piccole scuole. In ogni caso – ha osservato Maruotti – servono visione, strumenti, alleanze. Dietro le percentuali, ci sono volti e storie. Le cifre non sono una fotografia statica, ma una mappa in movimento: indicano dove cresce la domanda, dove l’offerta è fragile, dove l’educazione può ancora essere leva di giustizia sociale.
Educazione cattolica nel mondo: i dati chiave
• 231mila scuole presenti in 171 Paesi
• Oltre 70 milioni di studenti, di cui il 43% in Africa
• 160 milioni di adolescenti esclusi dalla scuola secondaria
• Tre modelli prevalenti: sistemi maggioritari, partnership pubblico-private, presenze minoritarie
• In fase di sviluppo un Atlante Interattivo per la mappatura globale
Il punto critico – ha sottolineato – resta l’accesso alla scuola secondaria. Oltre 160 milioni di adolescenti nel mondo restano esclusi da questo livello formativo. Per molti, soprattutto nei contesti di marginalità urbana e rurale, le scuole cattoliche sono le uniche a offrire percorsi di continuità. Ma aprire non basta. Occorre creare le condizioni perché gli studenti possano restare. E questo significa trasporti, borse di studio, sicurezza, orientamento, legami con il territorio. Non è un dettaglio che in numerosi Paesi il numero di iscritti superi la percentuale della popolazione cattolica. È il segno di una scuola percepita come spazio di fiducia, inclusione, qualità.
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Si delineano tre modelli prevalenti: Paesi dove la scuola cattolica è maggioritaria (Belgio, Ruanda), contesti in cui esistono partnership pubblico-private strutturate, e situazioni in cui la presenza cattolica è minoritaria ma significativa, spesso innovativa.
In tutti e tre i casi, la sfida è la stessa: evitare la chiusura in se stessi e rigenerare reti educative radicate nei territori. È qui che l’educazione si gioca la sua rilevanza sociale. È qui che la visione ecclesiale dell’educare come atto corale, comunitario, generativo, mostra la sua forza.
Non stupisce, allora, che una delle proposte più concrete emerse dal congresso sia stata quella dell’Atlante interattivo dell’Educazione Cattolica, uno strumento digitale e dinamico, promosso dall’Osservatorio internazionale, pensato per offrire dati in tempo reale, indicatori di vulnerabilità, mappe di bisogni e potenzialità. Un progetto che unisce dimensione pastorale e capacità gestionale, intelligenza locale e visione globale. Perché l’educazione, oggi più che mai, ha bisogno di sguardi lunghi, strumenti flessibili, decisioni fondate. “I dati – ha concluso Maruotti – non servono a fare impressione, ma a orientare: sono mappe che aiutano a scegliere, a capire dove servono più risorse, più attenzione, più coraggio”. E in questi giorni, mentre la Chiesa ricorda il sessantesimo anniversario della Gravissimum educationis, risuonano le parole di Leone XIV nella Lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza: abitare il presente con lo sguardo rivolto al futuro, perché ogni dato letto con sapienza diventi direzione, ogni scuola un segno di Vangelo, ogni scelta educativa una forma alta di carità.