Ottobre missionario. Padre Sala (Pime): in Thailandia semi di speranza
L'attuale rettore della Casa madre del Pontificio istituto missioni estere a Milano è stato in passato per 14 anni nel Paese asiatico, 12 dei quali trascorsi tra le popolazioni tribali che vivono sui monti della regione settentrionale. Racconta le attività che vi si svolgono, tra prima evangelizzazione e sostegno all'istruzione della gioventù. "La speranza più forte - dice - è quella di credere che Dio opera grandi cose anche in quei ragazzi"
Attualmente è rettore della Casa madre del Pontificio istituto missioni estere (Pime) a Milano. Ma quando padre Valerio Sala(nelle foto) terminerà il suo incarico, ripartirà per la missione, visto che il carisma dell’ad vitam e dell’ad gentes significa essere missionari per sempre e fuori dal proprio Paese di origine. È in Thailandia che padre Sala ha operato per 14 anni, 12 dei quali trascorsi tra le popolazioni tribali che vivono sui monti nel Nord del Paese. Qui è stato parroco in una missione che, prima di essere divisa in due, ha contato fino a 52 villaggi.
Prima evangelizzazione e scuola. L’apostolato in quest’area consiste “nella prima evangelizzazione, ma anche nella conferma nella fede con i cammini catechetici e tutto il lavoro pastorale di un missionario: la messa, la catechesi, le confessioni. E poi – racconta padre Sala – c’è anche la peculiarità degli ostelli, dove i figli delle famiglie della comunità cattolica risiedono per frequentare le scuole, visto che sui monti i villaggi sono ancora sperduti e diversamente sarebbe impossibile assicurare un’istruzione ai ragazzi”. È un percorso formativo dalle elementari alle superiori, quindi “chi fa tutto l’iter, cresce con noi”, commenta il missionario.
Vita in montagna. I popoli di quest’area montuosa della Thailandia sono i Lahu, gli Akha, i Cariani, tribù nomadi che anticamente provenivano da Nepal, Cina, Laos, stanziatesi circa 150 anni fa sul confine tra Thailandia e Myanmar. Nell’immaginario collettivo della popolazione che vive nel resto del Paese, le etnie sui monti valgono meno dei Thai. Sulle montagne le tribù vivono di agricoltura: coltivazioni di riso, tè, caffè. “Ma – spiega padre Sala – le famiglie tendono a mandare i figli all’estero (Corea del Sud, Israele, Australia, Taiwan) dove fare comunque gli agricoltori, ma per una paga più alta”.
Scommessa sui giovani. È in questa realtà che i missionari del Pime diventano “messaggeri di speranza tra le genti”, come recita lo slogan della Giornata missionaria mondiale 2025. “Sono convinto – conclude padre Sala – che il futuro della società thailandese sia anche nelle mani degli alunni che stiamo formando negli ostelli. Ho sempre ripetuto, fino allo sfinimento, quello che l’angelo dice a Maria: ‘Nulla è impossibile a Dio’.
La speranza più forte, secondo me, è quella di credere che Dio opera grandi cose anche in quei ragazzi.
Messaggio importante ancor più in un Paese, come la Thailandia, dove il buddismo insegna a rassegnarsi alla vita presente, per espiare le colpe di quella passata e accumulare meriti per quella futura. Il Signore, invece, ci vuole liberi adesso, capaci di prendere in mano la vita e di farla nuova in Cristo”.