Idee
Padre Paolo Benanti. IA: la sfida è “accompagnare” il cambiamento in atto
Tra i maggiori esperti mondiali di intelligenza artificiale, il presbitero raccomanda percorsi di alfabetizzazione e umanizzazione
IdeeTra i maggiori esperti mondiali di intelligenza artificiale, il presbitero raccomanda percorsi di alfabetizzazione e umanizzazione
Paolo Benanti, presbitero e teologo del terzo ordine regolare di San Francesco, unico italiano membro del Comitato sull’Intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, docente alla Pontificia università gregoriana e consigliere del papa sui temi dell’IA e dell’etica della tecnologia, nonché neo presidente della Commissione “AI” per l’informazione presso la presidenza del Consiglio dei ministri, è intervenuto in un recente corso di formazione dedicato ai giornalisti tenutosi alla fondazione Toniolo di Verona L’accademico ha spiegato che, come successo in passato con l’avvento di altre tecnologie, anche con l’intelligenza artificiale avvengono talvolta delle “drammatizzazioni”; in realtà ogni innovazione porta con sé un processo tecnologico che mira a “realizzare meglio” qualcosa (anche se non è detto che ciò avvenga in modo “più umano”). Nel 1980 Langdon Winner parlò di etica della tecnologia chiedendosi quale ordine questa iniettasse nella società, ovvero quale potere sociale fosse connesso alle tecnologie: è ciò che potremmo chiederci oggi con l’intelligenza artificiale. Ricordando che ci sono due modelli attualmente imperanti: uno occidentale-statunitense e uno cinese. Un altro aspetto sottolineato da Benanti è relativo al linguaggio, in particolare al linguaggio sintattico, appannaggio dell’uomo, unica specie che ha la “sapienza del cuore”: «Il linguaggio permette di vedere qualcosa che non si vede (come il passato e il futuro), di immaginare – spiega Paolo Benanti – Il linguaggio riveste sempre un ruolo importante rispetto alle grandi innovazioni tecnologiche. Con l’avvento della stampa, per esempio, il linguaggio è cambiato e contemporaneamente è mutata la mentalità. Anche con l’IA avviene un nuovo cambio, si passa a un linguaggio computato: ciò può modificare anche le nostre abitudini». Il “nostro” linguaggio, infatti, oggi è parlato anche dalle macchine. «La sfida che dobbiamo porci – ha proseguito il docente – è come accompagnare queste trasformazioni, capire cioè come “ricostruire”, senza farsi sopraffare dall’IA. Credo che il modo per affrontare questa realtà sia creare spazi di dialogo e confronto per cercare di arginare il più possibile la conflittualità presente nella società, ricordando che prima di creare la “via” (una legislazione in materia) va creata una “piazza”». Nell’ambito del giornalismo, così come in quello della scuola, Paolo Benanti ha evidenziato quanto ai nostri giorni si assista a una disintermediazione, ovvero a una squalifica delle professionalità che si occupano di “mediare”. L’intermediazione del resto ha a che fare con l’autorevolezza, che oggi è crollata: nella società è presente conflittualità e individualismo. La via è quella della formazione e di percorsi di umanizzazione/ alfabetizzazione, in particolare nella scuola, sia per gli studenti che per gli insegnanti.