Papa Leone XIV e l’America. Parla Massimo Faggioli: «Siamo in una nuova pagina di storia»

Massimo Faggioli, storico delle Religioni e dal 2016 docente alla Villanova University in Pennsylvania, nelle ore e nei giorni successivi all’elezione di papa Leone XIV è tra i più ricercati dai media di mezzo mondo. Faggioli, oltre a essere uno dei principali esperti della storia del cattolicesimo a stelle e strisce, è anche docente dell’Alma Mater dove papa Prevost ha studiato e ha affinato la sua vocazione agostiniana

Redazione

«Ho ricevuto centinaia di telefonate – ammette – e poi papa Leone è l’eroe dell’Università, qui a Villanova. Il giorno dell’elezione hanno suonato a festa le campane per ore. C’è ovviamente il fatto del “papa americano”, che è sconvolgente per chi ha studiato la storia della Chiesa. A mio modo di vedere, era diventato meno impossibile, ma restava un tabù. Il papa col “passaporto blu”… È il fatto più interessante sul piano diplomatico. E poi c’è il passaggio da un gesuita a un agostiniano: ci vorrebbe un’enciclopedia solo per spiegare le differenze nel rapporto con la modernità e la secolarizzazione. Sono due universi culturali e teologici diversi».

È il meno americano degli americani, ma comunque americano. «Sì, è un papa panamericano. La sua esperienza non è solo statunitense: viene da Chicago, che ha per il cattolicesimo americano un po’ il ruolo che ha Milano da noi. Non è New York, ma è crocevia di immigrazioni interne e internazionali. E lui ha un background familiare molto variegato, con una nonna creola. È perfettamente bilingue: inglese e spagnolo. Non era così per Francesco. Questa doppia identità lo rende più vicino a milioni di cattolici oggi».

Ieri l’uomo più importante del mondo era Trump. Oggi non più. La reazione dei media è stata forte. «Ha ragione. Anche se Repubblica ha dato grandissimo spazio. Ma è vero che negli Stati Uniti il cattolicesimo ha sofferto a livello di immagine pubblica, perché identificato e schiacciato in un certo angolo ideologico di chi ora è al potere, tra diritti individuali e prigionie extragiudiziali all’estero. Questo è un problema serio da affrontare: come dare un’immagine diversa del cattolicesimo. Non parliamo del cattolicesimo “di sinistra”, ma di un’identità credibile. Anche alla Casa Bianca dovranno rifare i loro piani: ora c’è un papa che conosce Agostino meglio di J.D. Vance. Anche a sinistra non avranno più un papa gesuita che si affida a certi mediatori e che a volte si fa usare su alcune questioni. Insomma, sarà un papa americano che parlerà direttamente agli americani, sia di destra che di sinistra».

Un papa che ha votato alle elezioni americane anche nel 2024, e in passato persino alle primarie repubblicane. «È agostiniano, quindi viene da una teologia che guarda alla storia e alla crisi della modernità senza illusioni. Agostino ha visto il crollo dell’Impero romano: oggi forse assistiamo al crollo di un altro impero, e non c’è molto spazio per un ottimismo ingenuo».

Come ai tempi di Leone XIII, anche oggi viviamo un’epoca di “cose nuove”, alcune inquietanti. Che senso ha, oggi, l’elezione di un papa “sociale”? «Leone XIII è il papa della Rerum Novarum, certo. Ma anche della condanna dell’americanismo nel 1899, e del tomismo proclamato come teologia ufficiale. Nella scelta del nome, tutto questo conta. Francesco lo aveva già accennato nella sua lettera ai vescovi americani del 13 febbraio. Ora vedremo che tipo di teologo sarà Leone XIV. Francesco apriva processi. Questo papa vedremo se li continuerà, e come. Sul transumanesimo e sul post-umano, io scommetterei che ci sarà continuità. Ma su questioni spinose come la donna nella Chiesa, la sessualità, il gender, il linguaggio e la strategia le cose potrebbero cambiare».

E sulla liturgia? «Qui in America la messa in latino non è più solo per i nostalgici. Ci vanno giovani spaventati dalla tecnocrazia, non i lefebvriani degli anni Settanta. Il papa dovrà capire e discernere, e questo sarà molto interessante».

Un papa missionario, non accademico, né diplomatico. «Esatto. Non viene da una famiglia nobile. È un canonista con formazione romana, a differenza di Francesco. Sono differenze importanti. Vedremo cosa significano».

Su cosa dovremmo tenere gli occhi puntati, ora? «Sulle prime nomine.Chi sarà il nuovo prefetto dei vescovi? È una posizione chiave. E poi i primi viaggi. È un papa tutto da osservare. Davvero, lo ripeto: era impensabile che arrivasse un papa americano. Ora siamo dentro una nuova storia».

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