Chiesa | MondoQuando vediamo un povero, non fermiamoci solo alla sua mancanza. Guardiamo più a fondo. Lì c’è Cristo, che ci guarda
Quando ci chiediamo perché i poveri siano immagine viva di Cristo, stiamo solo parlando di una verità di fede profondissima che tocca il cuore del Vangelo. Per capirla davvero, dobbiamo guardare direttamente a Gesù: alla sua vita concreta, alle sue scelte, al suo modo di stare nel mondo. Gesù non è venuto come un re potente, né ha scelto i luoghi del potere o del prestigio. È nato in una stalla, è cresciuto in un villaggio sconosciuto, ha lavorato con le mani. Quando ha iniziato a parlare pubblicamente, si è circondato di persone semplici, ferite, escluse. Le sue parole erano forti, ma i suoi gesti parlavano ancora di più: guariva i malati, toccava i lebbrosi, mangiava con i peccatori, si fermava con chi nessuno voleva vedere. Ma soprattutto, Gesù si è identificato con i poveri. Nel Vangelo di Matteo al capitolo 25, dice chiaramente: “Ero affamato e mi avete dato da mangiare, ero straniero e mi avete accolto” e aggiunge: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” Queste sono una dichiarazione diretta: Cristo vive nei poveri. Non solo li ama, ma si fa uno con loro. Questo significa che incontrare un povero non è solo un’occasione per fare del bene: è un incontro con Cristo stesso. I poveri sono immagine viva di Cristo anche perché ci ricordano qualcosa di essenziale: che siamo tutti fragili, tutti bisognosi di amore, di dignità, di misericordia. La povertà – che sia materiale, affettiva o spirituale – mette a nudo la verità della condizione umana: non siamo autosufficienti. Abbiamo bisogno degli altri. E abbiamo bisogno di Dio. In un mondo che spesso misura il valore di una persona da quello che possiede, da quanto appare o da quanto produce, i poveri ci mostrano il contrario. Ci evangelizzano. Con la loro esistenza, ci chiamano a tornare all’essenziale. A riscoprire che l’amore, la condivisione, la giustizia e la misericordia sono le cose che contano davvero. Essere immagine viva di Cristo non significa solo “assomigliare” a Lui esteriormente, ma renderlo presente nel mondo. I poveri, con la loro dignità spesso calpestata, con la loro sete di giustizia e di tenerezza, fanno presente Gesù oggi, nelle nostre città, nelle nostre comunità, anche nei nostri quartieri. Quindi, quando vediamo un povero, non fermiamoci solo alla sua mancanza. Guardiamo più a fondo. Lì c’è Cristo, che ci guarda. Lì c’è un mistero da accogliere, non da risolvere in fretta. Sant’Ambrogio riprende questo legame tra poveri e Cristo nella pratica concreta della carità: “Quando dai ai poveri, dai a te stesso. Perché in loro dai a Cristo. Non è pietà, è giustizia.” Per Ambrogio, aiutare i poveri non è un atto facoltativo o generoso: è un dovere di giustizia, perché Cristo abita in loro. Questa visione cambia radicalmente il nostro rapporto con i poveri: non li aiuto “per bontà”, ma perché li riconosco come presenza reale di Cristo.
Paolo Morocutti
