«Eravamo duecentomila, una PerugiAssisi straordinaria, una marcia storica», commentano gli organizzatori. Domenica 12 ottobre c’era tanta, tantissima gente a dar vita e voce a una sola richiesta: pace. Tante le sigle e le associazioni, tanti gli amministratori pubblici da ogni parte d’Italia e non solo, tanti i volontari e i cittadini, ma davvero tantissimi bambini e ragazzi. “La pace è un dono e un compito”, “La pace è come l’aria: se manca si muore” dicevano i cartelli alzati. Numero le bandiere arcobaleno, niente slogan, qualche tamburo a dare il ritmo, la chitarra degli scout, il suono delle voci. Voci, perché alla PerugiAssisi si parla: con gli amici, con chi incontri per caso, con i volontari che ti aiutano.
Valeriano è un volontario di lungo corso che si prodiga nello stand dell’organizzazione perché servono la volontà, le persone ma anche i fondi: «Cosa vuol dire fare il volontario oggi? Penso che il volontario sia da fare sempre perché è una cosa bella: quando si dà a qualcuno vuol dire che nello stesso tempo si riceve. Farlo oggi in occasione di una manifestazione per la pace in un mondo come questo credo che sia il massimo e quindi ci diamo da fare per quello che possiamo».
Le scuole che partecipano sono centinaia, dalle materne alle superiori. «Lavorare sui diritti umani è una scelta educativa oramai decennale per noi l’istituto comprensivo di Cividale del Friuli e ogni due anni partecipiamo alla marcia con percorsi trasversali alle discipline. È una scelta di crescita insieme, di cittadinanza attiva, perché siamo pienamente consapevoli che c’è bisogno di parlare di una pace che parte dal basso, dalle buone relazioni» racconta un’insegnante che sta mettendo in fila gli alunni di una quarta elementare appena scesi dal pullman. Bambini che saliranno sul palco allestito nella piazza di Santa Maria degli Angeli per leggere una poesia o raccontare un’esperienza di pace.
Ci sono i cittadini che portano uno striscione di pace in rappresentanza del loro Comune, come Luciana Agostini di Monselice che ci racconta: «Siamo alla marcia della pace perché la pace è l’unica cosa che ci fa vivere; la pace insieme alla salute. Se non c’è pace siamo sempre in guerra, anche tra vicini, tra coniugi e purtroppo oggi viviamo in un mondo in fiamme, un mondo di gente che non sta cercando la vera pace».
Che la pace appaia una chimera lo racconta con spirito critico Giuseppe Giulietti, giornalista, portavoce di Articolo 21, associazione per la libertà di informazione: «Per la fragile tregua hanno fatto molto di più questi uomini e queste donne che tutti i governanti. Quello che è accaduto non è facilmente riparabile e prima di parlare di pace direi di aspettare qualche mese. Noi come Articolo 21, oggi abbiamo lanciato due proposte: aprire i valichi a Gaza perché la stampa non può entrare e i genocidari contano sul buio. Per ora non c’è un cronista che possa documentare alcunché. Chiediamo poi a tutte le associazioni dei giornalisti di devolvere i soldi raccolti per “riarmare” cronisti e fotografi palestinesi. Hanno bisogno di tutto. I pochi sopravvissuti non sono più in grado né di scrivere né di trasmettere. È un nostro dovere fornire loro gli strumenti della luce perché nel buio si consumeranno nuovi massacri».
Tantissimi i gonfaloni e le fasce tricolori arrivate da tutta Italia: «Siamo sempre venuti alla PerugiAssisi – racconta Maria Grazia Caglio, vicesindaco di Osnago, provincia di Lecco – Credo sia importante essere presenti e testimoniare per la pace e oggi più che mai perché davvero ci sono delle situazioni a dir poco pazzesche. Perché non è solo la situazione del popolo di Gaza ma è la situazione di tanti popoli che sono in guerra non hanno un futuro. Speriamo soprattutto pensando ai bambini perché noi dobbiamo pensare che i bambini sono il nostro futuro: se i bambini vivono di situazioni di guerra, che futuro possono avere nel nostro mondo?».
Seduta su uno scalino, si riposa guardando sfilare i pacifisti Antonietta Tora, iscritta all’Anpi. Una veterana. La sua prima volta alla marcia è l’11 ottobre 1981, vent’anni dopo la prima marcia organizzata da Aldo Capitini: «Era la prima da allora ed era necessaria perché era il periodo del pericolo dei missili cruise, dell’occupazione delle basi Nato. Bisognava ridefinire qual era il pensiero del popolo per la pace. Poi ne abbiamo fatte diverse e oggi, pur con tutte le perplessità e le paure di questi ultimi due anni, la Palestina ci ha riportato in piazza, ci ha salvato dall’immobilismo e dall’apatia in cui tutti eravamo caduti. Son convinta che la Palestina ha salvato noi, ci ha dato lo stimolo per scendere in piazza a manifestare. Oggi spero che questi giovani si riapproprino del senso di quello che è il valore della pace. Speriamo che questo movimento nonviolento, pacifista, possa ridettare le regole davanti a un mondo che sta prendendo una piega terribile con l’autoritarismo. Non siamo in marcia solo per un popolo, siamo contro tutte le guerre».
Alla PerugiAssisi hanno partecipato anche amministrazioni locali veneti. In foto, a partire da sinistra: Laura Rossi, assessora di Selvazzano Dentro; Irene Salieri, assessora di Mira; Ludovica Sartore, assessora di Thiene; Vania Trolese, vicesindaca di Camponogara; Chiara Buson, sindaca di Rubano; Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza; Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia; Francesca Benciolini, assessora di Padova; Michela Allocca, assessora di Abano Terme; Sandro Maculan, sindaco di Zugliano e Alessandro Crivellaro, sindaco di Breganze.
«I popoli sono stati il centro di questa edizione – sostiene Francesca Benciolini, assessora alla cooperazione internazionale e pace del Comune di Padova – Con colleghi e colleghe di tanti Comuni italiani sentiamo oggi più che mai la responsabilità di raccogliere e dar voce alle nostre comunità che chiedono un diverso ordine delle cose, un ordine che rimetta al centro le persone, che riparta dall’istruzione per tutti, dalla sanità, dall’accoglienza. Tantissime le persone giovani di tutto il mondo che, grazie all’Onu dei popoli, hanno marciato con noi denunciando un mondo basato sulle armi, sull’economia che distrugge, sul potere di pochi. Messaggi potentissimi in questo momento drammatico in cui pace vera, ambiente, solidarietà sembrano essere derubricati dalle agende globali».