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Mappe IconMappe | Mappe 14 – Le identità dell’Europa – aprile 2023

mercoledì 19 Aprile 2023

Politica di coesione, così l’Europa è più vicina a noi

Un’Unione Europea non relegata tra le mura degli uffici di Bruxelles esiste ed è più vicina di quanto si pensi.

Francesca Campanini
Francesca Campanini
collaboratrice

Quest’Europa nel territorio non è una novità, bensì una tendenza che si è consolidata nel corso dei decenni e che è stata un fattore chiave nel processo di integrazione europea. A svolgere un ruolo pionieristico in questo senso è la politica di coesione europea, che il politologo e professore dell’Università di Trento Marco Brunazzo descrive come «una politica che risponde a un’esigenza essenziale dell’Unione europea: ridurre gli squilibri tra le regioni, migliorando i livelli di sviluppo di quelle definite “in ritardo”. La scelta che ha fatto la Commissione europea è quella di coinvolgere più direttamente gli attori regionali e locali. Si è arrivati quindi all’approccio place-based, che consiste nella partecipazione dei territori nella definizione del loro futuro, consapevoli del fatto che sono loro stessi a disporre delle risorse e conoscenze per poi inserirsi in una logica di sviluppo più ampia grazie ai finanziamenti europei. Nella programmazione 2021-2027 è evidente che l’Unione europea voglia utilizzare la politica di coesione per raggiungere i grandi obiettivi stabiliti da diversi anni. Si tratta di digitalizzazione, smart economy, connessioni, Europa verde e più vicina ai cittadini». Oltre all’enorme potenziale che una politica europea di questo tipo presenta, però, ci sono anche le difficoltà in cui si incappa nel tradurre gli obiettivi in realtà cioè, in gergo tecnico, nell’implementazione. Anche qui il ruolo delle amministrazioni regionali e locali è determinante. Sono numerosi i dibattiti sul problema del cosiddetto “fardello amministrativo”, legato da un lato alla complessità delle procedure di accesso e dei requisiti di spesa dei fondi europei, e dall’altro alle necessità di sviluppo delle competenze tecniche, in certi casi carenti, delle amministrazioni che hanno il compito di ottenere e utilizzare i fondi. «L’Italia è stato uno dei Paesi che più ha beneficiato della politica di coesione e anche uno di quelli che meno è riuscito a spendere i finanziamenti – aggiunge il prof. Brunazzo – Larga parte di questo deriva dal fatto che questi finanziamenti non sono facili da spendere, però c’è anche una certa volontà di trovare un “capro espiatorio” da parte delle amministrazioni nel dire che la burocrazia europea è troppo complicata. Oggi servono strategie specifiche delle amministrazioni locali per meglio intercettare i finanziamenti europei e bisogna entrare in un’ottica di investimento sulla formazione. L’Italia è stata la maggiore beneficiaria della politica di coesione per lungo tempo e oggi è la maggiore beneficiaria del Next Generation Eu, ma i problemi che abbiamo, anche nella spesa dei finanziamenti del Pnrr, riguardano in larga parte le difficoltà delle nostre amministrazioni nel capire come utilizzare quei finanziamenti. Quindi ogni iniziativa volta a promuovere una strategia nell’utilizzo dei fondi è benvenuta e necessaria».

L’esempio del camposampiereseIn risposta a questi problemi l’Ufficio Europa della Federazione dei Comuni del Camposampierese rappresenta un esempio virtuoso. «È nato due anni fa dalla necessità di essere più performanti e attrezzati nell’acquisizione di contributi europei, nella valorizzazione del nostro territorio, nella stesura di un piano di sviluppo condiviso e partecipato – racconta Katia Maccarrone, sindaca di Camposampiero e membro della giunta della Federazione – Per strutturare l’Ufficio Europa la Federazione dei Comuni del Camposampierese ha predisposto un progetto che vede la partecipazione delle categorie economiche, dell’Università di Padova, delle realtà scolastiche e sindacali. Le spese per la strutturazione dell’Ufficio sono state coperte sia da risorse di bilancio della Federazione, sia da un finanziamento della Camera di Commercio». A oggi le linee di credito a cui l’Ufficio Europa punta ad accedere tramite la Regione Veneto sono i fondi nell’ambito della politica di coesione per l’efficientamento energetico, energia rinnovabile, ma anche occupazione e progetti per i giovani, oltre ai bandi Pnrr e il programma Erasmus. La strada per superarle è dunque intrapresa ma le difficoltà persistono ancora: «È complicato innanzitutto avere con tempestività le informazioni sui bandi in uscita – riflette Maccarrone – E su questo l’Ufficio Europa svolge un lavoro informativo verso gli uffici dei nostri Comuni, con webinar e redazione di schede riassuntive. Altro problema è la scarsità di personale che affligge gli uffici dei nostri Comuni; c’è poi l’estrema complessità dal punto di vista burocratico della gestione di bandi di ogni genere e del Pnrr. C’è anche la difficoltà a relazionarsi con i livelli amministrativi superiori, sia regionali che statali. Servirebbe far crescere i dipendenti e agire sul capacity building (costruzione delle capacità, ndg), ma rimane il fatto che la macchina amministrativa è stata impoverita nel tempo. Abbiamo pochi dipendenti e gli oneri amministrativi si sono più che moltiplicati».

Il principio di solidarietà dell’Ue

La politica di coesione nasce dall’affermazione del principio di solidarietà nei trattati costitutivi dell’Unione europea. Da qui deriva il suo carattere redistributivo, cioè l’impegno nel diminuire gli squilibri economici e sociali tra le regioni dell’Unione, finanziando quelle più in difficoltà. Negli anni Novanta la teoria della smart specialization (specializzazione intelligente) ha iniziato a essere prevalente, portando a un approccio nella definizione dei progetti da finanziare e dei loro obiettivi ancora più radicato nel territorio.

Francesca Campanini

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