Le due più importanti abbazie benedettine del Padovano, Santa Giustina e Praglia, sono attualmente oggetto di particolare attenzione da parte dello Stato, che ne è in parte proprietario, per interventi di restauro e consolidamento ormai necessari e urgenti quanto impegnativi sul fronte economico. I progetti di intervento in programma nelle due chiese abbaziali sono stati presentati ufficialmente il 3 luglio scorso a un incontro alla presenza dei due abati, Giulio Pagnoni per Santa Giustina e Stefano Visintin per Praglia, del soprintendente Vincenzo Tinè, del prefetto di Padova Giuseppe Forlenza. Per la messa in sicurezza statica e sismica della chiesa di Santa Giustina, per esempio, il Ministero della cultura ha stanziato 1,55 milioni di euro, che la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, ha destinato allo studio, al rilievo e alla diagnostica dello stato conservativo generale. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Università di Padova, in particolare del Dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale. Come ha illustrato Carlo Pellegrino, prorettore con delega all’edilizia, il lavoro è consistito nei rilievi e digitalizzazione dell’edificio e nell’analisi degli aspetti strutturali e sismici della basilica. «Il nuovo quadro conoscitivo è particolarmente ampio e dettagliato e ha consentito di individuare le principali criticità strutturali della copertura, per risolvere le quali è attualmente in corso la progettazione esecutiva. Ne è emersa un’analisi molto dettagliata della vulnerabilità sismica della chiesa», ha spiegato lo studioso. Il finanziamento ministeriale è stato dunque un’importante occasione di raccolta di informazioni che permetterà di calibrare i prossimi interventi. Parallelamente, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso il Provveditorato interregionale per il Veneto, il Trentino-Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, nello spirito di condivisione delle iniziative progettuali con il Ministero della cultura e Soprintendenza, sta sviluppando la progettazione per il restauro della cupola maggiore della basilica, sulla base della verifica strutturale fornita dalla Soprintendenza e del rilievo effettuato con droni, commissionato dal Provveditorato. A conclusione di questi interventi, le principali criticità conservative di una delle più grandi basiliche della cristianità dovrebbero risultare risolte. Va ricordato come l’intero complesso, dopo la soppressione napoleonica, sia di proprietà dello Stato italiano, affidato alla custodia della comunità monastica. Anche la chiesa abbaziale di Praglia, dedicata a santa Maria Assunta, è di proprietà statale e in gestione alla comunità monastica, proprietaria invece di altre parti del monastero. In questo caso, la chiesa necessita di un intervento strutturale sulle coperture che sarà assicurato dal Fondo edifici di culto (Fec) del Ministero dell’interno, proprietario dell’immobile, con lo stanziamento di 3 milioni di euro, in seguito a un accordo stretto nel dicembre scorso. L’obiettivo è quello di garantire la messa in sicurezza dell’imponente sistema di capriate lignee, il ripasso del manto di copertura per prevenire rischi di infiltrazione, il restauro dello scalone di accesso, del sagrato e della parte basamentale della facciata. Il coordinamento generale del progetto è curato, per conto del Fec, dalla Prefettura di Padova, che si avvale del Provveditorato alle opere pubbliche come stazione appaltante per la progettazione e esecuzione dei lavori, e della Soprintendenza per quanto riguarda l’alta sorveglianza. «Quest’ultima – ha specificato il provveditore Vincenzo Tinè – fa da collante nel tenere insieme tutte le parti, ministeri, abbazie e università, per lavorare in maniera sistematica sui nostri beni culturali e ha reso possibile i vari finanziamenti. Questi interventi devono non solo garantire la tutela ma restituire integrità e fruibilità, così che questi beni siano costruttori di identità, bellezza e riconoscimento della propria storia per tutti». Unanime è stato l’apprezzamento per la sinergia tra le istituzioni che permetterà di rendere fruibili ai cittadini e alle generazioni future dei beni così preziosi.
Provengono dal Ministero della cultura e dal Fondo edifici di culto del Ministero dell’interno, in quanto beni di proprietà statale.