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Rubriche | I Blog/#chiamadomanda - don Silvano Trincanato

sabato 22 Dicembre 2018

Presepe sì o no? La vocazione del Natale

Presepe sì o no? E con quale ambientazione? Attento al sociale o tradizionale? Quante polemiche nelle ultime settimane su questo tema...

Silvano Trincanato

Presepe sì o no? E con quale ambientazione? Attento al sociale o tradizionale? Quante polemiche nelle ultime settimane su questo tema. Eppure il nodo della questione è da un’altra parte: fare posto al Signore nella nostra vita, accogliere il dono che come rugiada ci è donato dal cielo, da Dio.

Vivere il Natale è una vocazione, una chiamata che giunge dall’alto: “Un angelo del Signore si presentò ai pastori e la gloria del Signore li avvolse di luce, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.  Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia»” (cf. Lc 2,9-12).

Come ogni chiamata del Signore, anche questa non viene da noi, ma da lui che irrompe nella nostra notte e ci sorprende: forse non ci trova preparati, ma come i pastori, se abbiamo il cuore libero e semplice, non sarà difficile fidarci della sua Parola, lasciare ogni cosa e correre lì dove lui desidera condurci per stupirci con la sua presenza.

La voce dell’angelo risuona nella notte. La notte è buia, come buio sembra essere il nostro cuore in certi momenti. La notte è il tempo del riposo, un riposo talvolta disturbato dai pensieri, ma anche visitato dai sogni, immagini che possono aiutare a comprendere anche quanto ci capita di giorno. Ecco il dono della Parola che ci chiama. Essa rischiara la notte delle incertezze e delle paure, illumina le intuizioni che si fanno strada nei nostri incontri quotidiani rende possibili i desideri più veri, i sogni più belli.

Ma la vocazione, la chiamata alla preghiera, a un gesto di carità, ad una responsabilità, ad una scelta di vita… è una persona, Gesù: soltanto incontrando il suo volto la strada si apre e diventa possibile. Andiamo lì dove si trova il bambino, nel presepe di una povera mangiatoia, di una vita semplice e magari confusa e povera, così da scoprire Colui che per dirci tutto il nostro valore si è fatto uno di noi.

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