Sanno quasi tutti benissimo cosa fare, ma meno della metà fa quanto dovrebbe. Sembra essere questa una possibile sintesi dell’indagine in tema di prevenzione condotta dall’Osservatorio sanità e svolto da Nomisma per Unisalute che ha coinvolto un campione di 1.200 persone di età compresa tra i 18 e i 70 anni intervistate lo scorso aprile. I dati sono stati raccolti su un campione nazionale, con una taratura che ha permesso un approfondimento su Padova e altre quattro città (Milano, Torino, Bologna, Napoli). I risultati evidenziano che i padovani conoscono bene i vantaggi di tutto ciò che stili di vita corretti, buone abitudini alimentari e visite di controllo comportano: per il 91 per cento degli intervistati la prevenzione è molto o estremamente importante. Sono, invece, piuttosto restii a fare i controlli che servirebbero per monitorare la propria salute visto che solo il 48 per cento li fa con regolarità. Il 31 per cento degli intervistati evita visite fino all’insorgere della malattia, uno su cinque si muove solo ai primi sintomi. Sono così evitati controlli – visita dermatologica per i nei mai fatta dal 52 per cento, nessun esame cardiologico per il 17 per cento, nessuna analisi del sangue da più di tre anni per l’1 per cento – che l’Osservatorio Nomisma Unisalute ritiene importanti. Preoccupano anche alcuni dati relativi alla salute femminile: una donna su cinque non va dal ginecologo e una su quattro non effettua il Pap test da almeno tre anni. «I dati dell’indagine appena pubblicata aiutano a comprendere il quadro in tema di prevenzione. Ma la situazione è molto più articolata, servono parametri più precisi. I veneti e i padovani in particolare sono sempre ai primi posti in tema di attenzione alla salute, soprattutto se ci confrontiamo con le altre regioni italiane – precisa Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 6 Euganea – La maggior parte delle cose che possiamo fare per la nostra salute non passa da interventi medici, e sembra un paradosso detto da un medico, ma dall’Oms a tutte le istituzioni si ragiona in termini di scelte politiche che favoriscano una vita che permetta una salute alla portata di tutti. Parliamo quindi di mobilità sostenibile, di parchi, di ambienti liberi dal fumo, di cura per la nutrizione delle mense scolastiche, di promuovere l’attività fisica. Altrimenti rischiamo di clinicizzare la prevenzione». Come ricordato anche al Festival dell’economia di Trento dalla rettrice della scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Sabina Nuti, se non investiamo forte sulla prevenzione a 360°, il Sistema sanitario nazionale salta perché la cura costa e molto e perché arriva tardi.
In merito ai dati dell’indagine Nomisma, il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 6 richiama il fatto che manca un quadro generale dentro al quale leggere i numeri. Numeri che andrebbero parametrati su età, frequenza ed effettiva necessità dei controlli, «perché si può sempre migliorare, ma i dati ci dicono che l’adesione dei padovani ai controlli gratuiti che vengono proposti dall’Ulss è molto buona. Nel corso del 2024 hanno risposto positivamente all’invito agli screening oncologici il 71 per cento delle donne invitate per prevenire il tumore al seno (in Italia 55,4 per cento nel 2023), il 55 per cento di quelle invitate per il tumore alla cervice (41 per cento in Italia), il 65 per cento delle donne e il 58 per cento degli uomini hanno fatto controlli preventivi del tumore del colon-retto (la media italiana si ferma al 34 per cento). E questo controllo permette un costante calo della mortalità causata da questi tumori, dai 38 casi su centomila persone nel Duemila ai 27 del 2023 per il tumore al seno, da 46 a 26 a causa del tumore al colon-retto per i maschi». Per aiutare gli studenti delle scuole superiori ad assumere buone abitudini ed evitare comportamenti che possono avere ricadute negative sulla salute, il Dipartimento di scienze chirurgiche, oncologiche e gastro-enterologiche dell’Università di Padova ha avviato il progetto “Benessere nelle scuole. La prevenzione parte da noi”. Da aprile alla fine dell’anno scolastico oltre settecento studenti di sette istituti hanno incontrato un’equipe formata da medici, psicologi, esperti di nutrizione: «Le campagne informative devono essere capillari e attraverso gli studenti speriamo di condizionare anche le scelte delle famiglie – si auspica Federica Chiara, referente del progetto insieme a Francesco Paolo Russo – Abbiamo cercato il coinvolgimento attivo degli studenti e l’uso dei visori per esplorare le conseguenze di fumo, alcol e altre sostanze sui nostri organi è parso efficace per innescare una discussione che, dopo gli incontri a scuola, continuiamo attraverso canali social. Il nostro impegno deve continuare perché adottare comportamenti corretti è un processo lungo e oggi la sfida è comunicare in modo efficace contenuti di alta qualità scientifica e raggiungere i cittadini con dati oggettivi».
Rispetto ai comportamenti e condizioni a rischio – abitudine al fumo, consumo di alcol, attività fisica, sovrappeso e obesità – il Veneto e Padova registrano risultati positivi su fumo e attività fisica. Risulta sedentario il 16 per cento dei padovani (28 per cento è la media italiana). Mentre c’è ancora da fare sull’alcol: ne abusa il 24,7 per cento rispetto al 18 per cento nazionale.
L’associazione Amici del Cuore Alto Vicentino Odv opera da 25 anni ed è nata per prevenire le cardiopatie. Ha cinque centri operativi dove viene effettuato il monitoraggio dei valori metabolici e pressori. Il presidente Adriano Pastore evidenzia che dovrebbero essere le aziende sanitarie e i Comuni ad adoperarsi in primis per fare prevenzione, troppe volte però si lascia tutto nelle mani dei volontari che si scontrano con le limitate risorse umane e finanziarie. «Dagli incontri che facciamo con la popolazione emerge che tutti ritengono importante l’attività di prevenzione; nei fatti però la maggioranza dei pazienti si avvicina ai controlli dopo che è stata toccata in famiglia da un evento negativo». Coloro che sono già stati colpiti personalmente o che hanno familiari malati invece effettuano con regolarità i check-up: «Incontriamo persone che riferiscono di non avere mai svolto un elettrocardiogramma nella loro vita e rimangono stupite dalla facilità di esecuzione e dall’immediatezza del referto». Nel 2024 sono state realizzate sei serate formativo/divulgative tenute dai cardiologi dell’Uoc dell’ospedale di Santorso di Vicenza e le mattine seguenti sono stati effettuati complessivamente 872 elettrocardiogrammi subito refertati con interventi personalizzati: «È fondamentale avere risposta immediata agli esami perché questa è una patologia tempo-dipendente. L’anno scorso tre persone sono state mandate subito in ospedale poiché abbiamo rilevato che era in atto un ictus». Adriano Pastore ritiene che la salute dipenda dall’ambiente, dallo stile di vita e dalla cultura. Sensibilizzare i giovani è un altro obiettivo dell’associazione: «I ragazzi sono il nostro futuro e dobbiamo investire su di loro, perciò per gli alunni dell’istituto comprensivo di Malo è stata pensata una pagina, da inserire nel loro diario scolastico, contenente un messaggio salutistico». Per il 16° anno l’associazione ha distribuito 1.250 calendari, da appendere nelle aule scolastiche del territorio, sul tema “Mangiare sano: di tutto un po’”. Per gli adulti, invece, si svolgono le attività col gruppo Cammino Cardio Action (in cui sono coinvolte ottocento persone) con l’obiettivo di migliorare la salute cardiovascolare e promuovere un’attività fisica sostenibile. I volontari dell’associazione inoltre aderiscono alla campagna “Le Noci del cuore” distribuendo periodicamente sacchetti di noci a pazienti e visitatori dell’ospedale di Santorso. Le noci sono antiossidanti (contribuiscono a mantenere pulite le arterie), ricche di arginina (che previene la formazione di coaguli) e acidi grassi Omega 3 ed è consigliabile mangiarne un paio al giorno per migliorare i livelli di colesterolo e abbassare la pressione sanguigna. La dottoressa Elena Viero, nuova consigliera dell’associazione Amici del Cuore Alto Vicentino, conclude: «La prevenzione è il primo passo per proteggere il cuore e ogni gesto, per quanto semplice, può fare la differenza».
Lo scorso 31 maggio si è celebrata la Giornata mondiale senza tabacco, occasione per aggiornare i dati e sensibilizzare i più giovani. In Veneto fuma il 20,5 per cento degli adulti, con prevalenza tra gli uomini (24 per cento) e tra chi ha minori titoli di studio o difficoltà economiche (36 per cento). Negli ultimi 15 anni i fumatori sono calati di 5 punti percentuali, soprattutto tra i giovani (dal 32 per cento nel 2010 al 25,8 per cento nel 2024). Preoccupano però i consumi misti tra adolescenti: solo il 2 per cento usa solo sigarette, mentre la maggioranza alterna diversi dispositivi, esponendosi a più rischi. La Regione risponde con quattro azioni: rete delle scuole che promuovono salute, peer-education, 28 ambulatori antifumo e il progetto “Smoke free class”. Su questo, sono stati premiati gli studenti della 3A della scuola secondaria Carminati di Este per l’impegno contro il fumo.
L’Hpv (Papillomavirus) è un’infezione molto comune, soprattutto tra i giovani. Circa l’80 per cento delle persone, sia uomini che donne, contrarrà un’infezione da Hpv a un certo punto della loro vita. Eppure non tutti sono adeguatamente informati: secondo la Fondazione Umberto Veronesi, si dichiarano più informate le donne degli uomini (il 74 per cento contro il 48 per cento) e i più grandi più dei giovanissimi (il 52 per cento dei 18-21enni, il 62 per cento dei 22- 25enni e il 68 per cento dei 26-29enni). La percentuale più alta di chi dichiara di non avere mai sentito nominare l’Hpv (14 per cento) si registra fra i maschi più giovani (18-21 anni).