Mosaico
Quarantena. Anche la campagna fa la sua parte
Il virus non ha chiuso i mercati contadini, che hanno difeso le produzioni locali. Non sono mancate le iniziative solidali e neppure, purtroppo, qualche speculazione sui prezzi
Il virus non ha chiuso i mercati contadini, che hanno difeso le produzioni locali. Non sono mancate le iniziative solidali e neppure, purtroppo, qualche speculazione sui prezzi
L’emergenza virus che ha coinvolto tutti i cittadini italiani in questi ultimi mesi ha colpito duramente anche l’agricoltura, tanto che il 1° aprile il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato lo stato di crisi per il settore primario. Difficoltà nel reperire manodopera proprio all’avvio della stagione primaverile, calo dei commerci con l’Italia e con l’estero, stop alle commesse da bar e ristoranti e tante altre situazioni hanno portato molte aziende al limite del collasso.
La crisi ha aguzzato l’ingegno e fatto scoprire nuove modalità: la possibilità di fare consegne casa per casa non solo ha contribuito a “salvare il salvabile”, ma ha rivalutato un modo per arrivare direttamente ai consumatori che prima gli agricoltori perseguivano poco. Attività come i mercati dei contadini sono poi rimaste aperte e non sono mancate iniziative di solidarietà e donazioni a enti di beneficenza, oppure le “spese sospese” nei mercatini di Campagna Amica o quella solidale di Cia alla Guizza.
Nel tempo del Covid 19, insomma, l’agricoltura ha potuto ribadire la sua importanza e essere ricambiata dai consumatori. Secondo Coldiretti, l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggiore consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo.
L’organizzazione agricola ha quindi avviato la campagna di promozione #MangiaItaliano per sostenere il consumo di cibo nostrano. «L’Italia, che è il Paese con più controlli e maggiore sostenibilità – ha affermato il presidente Ettore Prandini – potrà trarne certamente beneficio, ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo nazionale. Ci sono le condizioni per rispondere alla domanda dei consumatori e investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità, realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia, con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto equo basato sugli effettivi costi sostenuti».
Anche il presidente di Cia Padova, Roberto Betto, ha lanciato un appello al consumo di prodotti italiani: «Oggi più che mai è necessario che le famiglie comprino tipicità e primizie locali. Solo così riusciamo a garantire un equo reddito agli imprenditori agricoli, alle prese nell’attuale contesto storico con l’emergenza coronavirus e, appunto, i mutamenti climatici».
Se tutte le organizzazioni agricole hanno lavorato per tenere aperti i mercatini e essere vicine, in questo modo, tanto ai propri aderenti quanto ai cittadini, gli agricoltori hanno poi riscoperto le consegne a domicilio, di prodotti e anche di pasti. Un modo per favorire la vendita diretta e per alleggerire le difficoltà di aziende e agriturismi, costretti a rimanere chiusi proprio a primavera, periodo nel quale la stagione rivive.
«Abbiamo scoperto che la vendita diretta funziona – ha commentato Barbara Peron di Cia Padova – e potrebbe essere che significhi per noi l’inizio di un nuovo modo di lavorare. È probabile che la gente si abituerà a ricevere i prodotti a casa, e che gli agricoltori, che non erano preparati a questo tipo di vendita, ora si organizzino». Dello stesso avviso Chiara Sattin, vicepresidente di Confagricoltura Padova: «Chi mai andrà a comprare da Amazon quando, con la stessa comodità, si potranno acquistare i prodotti nel proprio territorio?».
Uno dei fenomeni spiacevoli è stata invece la crescita dei prezzi di alcuni prodotti, nonostante le organizzazioni agricole affermino che non ci siano stati aumenti da parte dei contadini. Un fenomeno certificato a marzo dall’Istat e denunciato anche dal Codacons. La gente ha fatto incetta di salumi ma agli allevatori hanno invece denunciato essere loro state avanzate richieste di cali di prezzo, con la scusa della quarantena. Altri problemi ci sono stati sul fronte latte e su tutte le carni, in particolare quelle suine e cunicole. Si segnalano poi in rialzo i prezzi dei cereali causati anche dal blocco delle esportazioni di alcuni paesi dell’Est Europa.