Storie
Quel che resta di Sant’Agostino. Singoli tesori che fanno rimpiangere il tanto perduto
Quadri e statue sono ora agli Eremitani ai Musei civici e in varie altre sedi
StorieQuadri e statue sono ora agli Eremitani ai Musei civici e in varie altre sedi
Al danno irreparabile della demolizione architettonica, si aggiunse quello della distruzione e della dispersione di un vasto patrimonio artistico conservato all’interno delle navate, che si era andato accumulando nei corso dei secoli. I tesori superstiti della basilica di Sant’Agostino costituiscono una specie di “museo diffuso” che si spinge fino a Boston. Ma per restare “nei dintorni” ecco l’ubicazione di alcune opere del tempio domenicano. La parte più cospicua e rappresentativa si trova oggi agli Eremitani: la cappella maggiore di Sant’Agostino era diventato il primo sacello funerario carrarese con la sepoltura di vari esponenti della casata. Qui sono stati portati i sarcofaghi trecenteschi di Ubertino e Jacopo II da Carrara, terzo e quarto signore di Padova, scolpiti da Andriolo de Santi. E agli Eremitani si trovano anche tre lacerti strappati del grande affresco con l’Incoronazione della Vergine che il Guariento aveva realizzato intorno al 1351 sull’arco trionfale della chiesa. L’interno della cappella maggiore era affrescata con le Storie di sant’Agostino che fronteggiavano le Storie di Gesù: a esse si riferiscono i frammenti de il Battesimo di Alipio e il Battesimo di Gesù oggi conservati a Innsbruck e a Pavia. Alla seconda metà del Duecento risalgono i due stipiti del portale maggiore della chiesa scolpiti con le effigi di Sant’Agostino e San Domenico, conservate nei Musei civici di Padova. Ai Civici si trovano anche la pala cinquecentesca della Natività di Gesù di Stefano dell’Arzere e il Cristo risorto in gloria con la Maddalena e i santi Agostino e Domenico attribuito al Campagnola. Sant’Agostino aveva varie tele seicentesce di Pietro Damini: San Domenico che resuscita Napoleone Orsini era a Este ed è ora in museo diocesano; San Domenico che salva alcuni naufraghi dalla Garonna è a Martellago; Il miracolo dei libri della Scrittura gettati nel fuoco e non bruciati è nella chiesa di Santa Croce a Venezia. Il duomo di Abano ha le allegorie della Fede e della Speranza scolpite per l’altar maggiore nel 1664 da Tommaso Allio. L’altare, trasferito nella chiesa di Quero, fu fatto a pezzi dalle bombe durante la prima guerra mondiale.