«Una folla enorme di uomini che si scambiavano sigarette, doni...». Così sulla Difesa un soldato inglese racconta la “tregua di Natale” del 1914. I soldati, spontaneamente, sul fronte occidentale, uscirono dalle trincee e andarono a fare gli auguri ai nemici, si scambiarono piccoli doni, seguirono le funzioni religiose, forse giocarono perfino a calcio insieme.
«Una folla enorme di uomini che si scambiavano sigarette, doni…». Così sulla Difesa un soldato inglese racconta la “tregua di Natale” del 1914. I governanti e i generali non vollero saperne di ascoltare il papa, che chiedeva tacessero i cannoni almeno la notte in cui avevano cantato gli angeli. Ma i soldati, spontaneamente, sul fronte occidentale, uscirono dalle trincee e andarono a fare gli auguri ai nemici, si scambiarono piccoli doni, seguirono le funzioni religiose, forse giocarono perfino a calcio insieme.Un “miracolo” che lasciò stupefatti gli stessi fanti che vi parteciparono e che fu reso possibile dalle comuni radici cristiane dell’Europa. Un’eccezione alla regola di morte che fu subito rintuzzata dai grandi capi che fecero in modo non si potesse più ripetere negli anni successivi. Ma la memoria ritorna, le lettere vengono rintracciate, questo flebile gesto di pace resiste.
La sesta delle prime pagine della Difesa del popolo del tempo di guerra che andiamo riproponendo in formato digitale porta la data del 6 dicembre 1914. È stata scelta perché vi compare una notizia che in qualche modo anticipa quelle relative alla “tregua di Natale” che compariranno, per forza di cose, nei primi numeri di gennaio 1915 del settimanale.
S’è svolto in Alsazia in questi giorni un episodio lieve, ma commovente, che meglio d’una descrizione tecnica dà un’idea della guerra in trincea. Traggo l’episodio dalla lettera d’un soldato della milizia territoriale.«19 novembre 1914. Oggi noi soldati dell’undecima compagnia abbiamo stretto la mano ai francesi. Le nostre posizioni trincerate erano situate a trenta metri di distanza. Spesso ci davamo una voce. I francesi oggi gridarono: “Cessate di sparare, ci sono tre morti da seppellire sul terreno scoperto che ci divide”. Non sparammo più. Dieci soldati francesi accompagnati da un ufficiale senz’armi uscirono dalle trincee; noi pure. Ci stringemmo la mano, seppellimmo i nostri morti assieme e scambiammo sigarette e giornali. Un’ultima stretta di mano; poi saltammo nelle trincee e per quel giono non un sol colpo fu sparato…».
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