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Mappe IconMappe | Mappe 21 - Città e comunità sostenibili - marzo 2024

martedì 26 Marzo 2024

Respirare. Il settore primario può cambiare l’aria

Inquinamento e rifiuti: buone pratiche per invertire la rotta

Redazione
Redazione

Dallo spazio è una striscia rossa da ovest a est: appare così a inizio 2024 una Pianura Padana dall’aria inquinata, ritratta lo scorso anno da un’indagine condotta insieme dalle redazioni dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Detusche Welle, come l’area a maggior rischio sanitario, insieme ad alcune aree della Polonia e della Repubblica Ceca. Una situazione che cozza con l’obiettivo dell’Agenda 2030 di ridurre l’impatto ambientale negativo pro capite delle città, in particolare riguardo alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti (espresso nel Target 11.6), anche considerando la denuncia del report 2023 di ASviS di una situazione italiana critica circa gli obiettivi incidenti sul settore ambientale, come il progresso insufficiente della riduzione a meno di tre giorni all’anno del superamento di Pm10. Se gli indicatori del Goal 11 a Nord-Est registrano una stabilità tra il 2010 e il 2022 e il Veneto vanta un miglioramento nella qualità dell’aria (meno 29,7 giorni), nonostante l’aumento dell’uso di mezzi privati per motivi lavorativi, Padova si colloca ancora sotto la media nazionale. Nel report Mal’Aria di città Legambiente descrive un 2023 difficile per la città del Santo, con 62 giorni di sforamento di Pm10 e una stabilità del valore medio (32 microgrammi per metro cubo di aria), il più alto in Italia assieme a Vicenza e Verona, ma inferiore al limite normativo. Critica anche la situazione del Pm2.5: Padova è una delle nove città più inquinate del Paese. La riduzione necessaria dei due inquinanti – rispettivamente del 37 per cento rispetto ai nuovi limiti normativi previsti per il 2030 e del 58 per cento – diventa ancora più urgente, considerando la decisione della Missione UE sulle città intelligenti di inserire Padova tra le cento città europee chiamate a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, in anticipo rispetto alla scadenza per tutti i Paesi dell’Unione. L’attuale situazione non interpella solo i grandi centri abitati ma anche le attività di agricoltura e allevamento: in alcune delle zone rurali, infatti, Legambiente registra dati più allarmanti rispetto alle città proprio per l’eccessiva presenza di azoto, portando alla conclusione che proprio la maggior parte delle emissioni di ammoniaca riguarda le Regioni della pianura Padano-Veneta. Uno scenario che chiede interventi anche alle stesse aziende: tra quelle coinvolte nell’indagine 2023 di AGRIcoltura100, studio promosso da Confagricoltura e Reale Mutua Assicurazioni, e interessate in almeno un’iniziativa per la sostenibilità ambientale, il 13,8 per cento (in calo rispetto al 2021) sono attente alla riduzione di ammoniaca, principale precursore della formazione di particolato secondario e il 62,8 per cento impiegate nella diminuzione delle emissioni di gas serra (sette punti in più rispetto al precedente periodo). Anche il Padovano conferma l’attenzione verso una filiera produttiva proiettata all’economia circolare, come nel caso della startup Natura Organica, nata dall’esperienza delle Fattorie Menesello di Lozzo Atestino, quest’ultima insignita del Premio Innovazione 2022 di Confagricoltura per la nuova visione della sostanza organica prodotta dalle galline: «L’obiettivo è la produzione di fertilizzante di base organica che assicuri la cessione in modo controllato e programmabile dei nutrienti, creando nuovo valore da ciò che prima era solo un effluente zootecnico – illustra Samuele Menesello, responsabile della divisione della startup e rappresentante della terza generazione dell’azienda agricola – Utilizzando le deiezioni avicole, queste non vengono stoccate umide, ma vengono prima essiccate e poi lavorate: così quasi azzeriamo le normali emissioni di ammoniaca di un allevamento come il nostro». L’azienda agricola, inoltre, ha investito nell’energia green: «Con 11 mila metri quadrati di fotovoltaico abbiamo energia per essere autosufficienti e anche per mettere a disposizione della comunità l’eccesso. È stata evitata negli anni l’emissione in atmosfera di 780 tonnellate di anidride carbonica».

Un contributo alla diminuzione dell’impatto ambientale è dato anche da un ragionato conferimento dei rifiuti, che per Arpav ha portato nel 2022 in Veneto – in un contesto di calo della spazzatura – a una diminuzione della produzione sia totale dei rifiuti sia pro capite rispetto al 2021 (rispettivamente meno 2,9 per cento e meno 2,4 per cento) e un leggero aumento della percentuale di raccolta differenziata (76,3 per cento), della quale si avvia a recupero quasi la totalità. In un Veneto, che mantiene ancora il ruolo di leader nella gestione dei rifiuti urbani, l’attenzione per il tema si manifesta anche con iniziative volte a dare una seconda vita agli oggetti quotidiani, come succede nel Centro del riuso di Etra: «Qui i beni integri e funzionanti vengono controllati e sanificati prima di esser rivenduti ai mercatini dell’usato del territorio, dove si può spendere il buono sconto ottenuto nel momento del conferimento del materiale – illustra Flavio Frasson, presidente del Cda Etra – A Piazzola, il primo dei cinque punti aperti, tra lo scorso luglio e settembre abbiamo recuperato 398 beni. Da ottobre a gennaio, invece, assieme a Bassano, Selvazzano Dentro, Roana, Campodarsego i pezzi ritirati sono stati 3.399».

Accortezza per conferire l’olio esausto

Migliorie e sensibilizzazione per la sostenibilità: «Nel 2023 Etra ha raccolto 225 tonnellate di olio vegetale rispetto alle 87 del 2022, anche grazie alla sostituzione di tutti i contenitori. Ora si può depositare la bottiglia chiusa senza versare l’olio, che prima trovavamo a terra oppure mischiato a quello dei motori. Allo stesso tempo, con nuovi raccoglitori e l’impulso dato tramite le cooperative 1.225 tonnellate di indumenti sono state destinate al riuso rispetto alle 400 del 2022» conclude Flavio Frasson.

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