Riflessioni e speranze dei delegati alla Terza Assemblea sinodale
Prima dell’inizio della sessione conclusiva, durante la quale si vota il Documento di sintesi del Cammino sinodale “Lievito di pace e di speranza”, alcuni si fermano a riflettere sulle raccomandazioni di Papa Leone XIV ai partecipanti al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione sulla formazione, sulla necessità di coinvolgere famiglie e giovani con un linguaggio rinnovato. Ma come mettere in pratica tutte queste indicazioni?
Sorrisi, strette di mano, condivisioni e foto ricordo. Nella hall dell’hotel Ergife di Roma più di 900 persone tra vescovi, religiosi, laici, sono il volto delle 226 Chiese locali che da quattro anni sono impegnate in un movimento di ascolto, partecipazione e confronto per testimoniare il Vangelo difronte alle sfide attuali e future. Prima dell’inizio dell’assemblea, durante la quale si vota il Documento di sintesi del Cammino sinodale “Lievito di pace e di speranza”, alcuni delegati si fermano a riflettere sulle raccomandazioni di Papa Leone XIV ai partecipanti al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione sulla formazione, sulla necessità di coinvolgere famiglie e giovani con un linguaggio rinnovato. Ma come mettere in pratica tutte queste indicazioni? “Con molta pazienza, con discernimento, procedendo un passo alla volta – afferma il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza –.
Occorre fare in modo che tutto ciò di cui abbiamo parlato in questi anni diventi un’azione concreta, un vero processo di organizzazione anche a livello diocesano”.
Il porporato ritiene “sia necessario scegliere un punto preciso e costruirci attorno un percorso concreto. Altrimenti si rischia di aver fatto un grande lavoro che però resta lettera morta”. L’augurio di Lojudice è che il cammino sinodale diventi
“un’occasione di autentico rinnovamento
che si traduca in una nuova opportunità pastorale”. Per quel che concerne l’iniziazione cristiana, c’è stata una lunga riflessione per “costruire itinerari nuovi”. Tutti cambiamenti che richiedono la collaborazione tra parrocchie, tra laici, sacerdoti, comunità.
“La collaborazione è fondamentale, è il motore stesso della Chiesa
– riflette don Cristian Di Sanza, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Sulmona-Valva –. Seppur nelle diversità di ognuno, bisogna imparare a rinunciare a se stessi per far prevalere la comunione”. Dello stesso parere don Giovanni Manfrini, vicario dell’Opus Dei per l’Italia. “La collaborazione tra parrocchie è necessaria – sottolinea –. Passare attraverso i laici permette anche una maggiore condivisione dei programmi pastorali”. Nel documento è riservato un apposito paragrafo sulla necessità di accompagnare il cammino dei giovani.
“Vogliamo una Chiesa attenta all’ambiente, all’ecologia integrale, una Chiesa che si fermi ad ascoltare la nostra voce”,
afferma Giuseppe Ossino, 24enne delegato dell’arcidiocesi di Siracusa. Partecipare a questo particolare cammino della Chiesa italiana gli ha offerto l’opportunità di riscoprire “la bellezza di una Chiesa che mette a confronto le proprie idee”. Facendo riferimento al documento bocciato nell’aprile scorso osserva che “è stato importante anche quel momento perché sono state rispettate le opinioni di tutti e si è riscritto un nuovo testo”. Per il vescovo di Sulmona, mons. Michele Fusco, in “Lievito di pace e di speranza” “si parla poco di famiglia. È un ambito importate e questa carenza è un dato sul quale riflettere continuando questa missione alla quale siamo chiamati”. L’attenzione verso i più fragili è un’altra sfera sociale sulla quale “il popolo di Dio chiede maggiore attenzione – dice Mario Merendi, 57enne della diocesi di Tortona –.
Le comunità cristiane vogliono che si metta in atto il Vangelo, l’amore per tutti gli uomini. Chiedono inoltre di adottare un linguaggio nuovo per avvicinare i giovani. lo potremo fare solo se parliamo la loro stessa lingua”.
Cristina Gallicani, 33 anni, è coinvolta nel consiglio pastorale della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli “dove la componente femminile è ben rappresentata. Ma non è così in tutte le diocesi. Sarebbe importante poter contare, esprimere il proprio pensiero nella roccaforte degli uomini”.