Fatti
Riqualificazione. Progettare consci che un immobile vivrà ulteriori vite
Gran parte degli interventi edilizi delle parrocchie sono oggi ristrutturazioni di edifici preesistenti.
Gran parte degli interventi edilizi delle parrocchie sono oggi ristrutturazioni di edifici preesistenti.
Come applicare il concetto di sostenibilità in questi casi? «Si tratta di progettare una seconda vita per questi edifici: se la prima è stata “energivora”, la seconda sarà “ecocompatibile” – spiega l’ing. Filippo Busato di Aicarr – Questo significa attuare una riqualificazione consapevole che dopo questa seconda fase di vita ce ne sarà una terza: per questo si utilizzeranno materiali e processi a basso impatto ambientale». Nel progettare la “seconda vita” di un edificio si deve quindi già pensare alla terza. Un esempio pratico: nel caso in cui l’intervento dovesse comportare l’asporto o la distruzione di superfici, coperture e così via, andrà previsto come riciclare il materiale: i mattoni potranno in molti casi diventare pavimentazione per un nuovo edificio, pietra e malta potrebbero diventare fondi per una pavimentazione stradale. Non è da sottovalutare nemmeno l’impiego del legno: «È un materiale che ha elevata capacità sia strutturale che di compatibilità ambientale. Il suo impatto ambientale è quasi zero ed è molto più conveniente del cemento», suggerisce Busato. Un altro esempio di cui si è parlato al convegno di Koinè e per il quale sono stati portati numerosi esempi, soprattutto provenienti dall’area germanica, è stato il riuso di edifici religiosi dismessi attribuendo loro una nuova funzione, quella di colombari per la conservazione di urne cinerarie.