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Riscoprire il cibo locale. Sbarcano anche nel Veneto le prime Comunità del cibo
Sbarcano anche nel Veneto le prime Comunità del cibo, nate per promuovere biodiversità e risorse autoctone
Sbarcano anche nel Veneto le prime Comunità del cibo, nate per promuovere biodiversità e risorse autoctone
Stanno per vedere la luce anche nel Veneto le prime Comunità del cibo e della biodiversità. Si tratta di realtà territoriali costituite sulla base di una legge del 2015, la 194, che ha istituito un sistema nazionale e un Fondo a tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, indirizzato in particolare alle risorse genetiche locali a rischio di estinzione e erosione genetica.In altre regioni come la Toscana le prime comunità del cibo sono avviate già da alcuni anni: nel Veneto le prime tre vedranno la luce entro il mese di marzo, grazie ad altrettanti progetti proposti da raggruppamenti di enti, imprese e associazioni, che si sono aggiudicati uno specifico bando della Regione Veneto, la quale ha affidato a Veneto Agricoltura – che già si occupa di conservare le risorse genetiche locali attraverso il progetto BioNet – la gestione dei progetti sul tema, tra cui la Giornata della biodiversità. Prima classificata è risultata la costituenda Comunità del cibo Prealpi e Dolomiti bellunesi, promossa da un raggruppamento di oltre 60 soggetti, capitanati dal Centro Consorzi Belluno, tra i quali vi è il dipartimento Dafnae (Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente) dell’Università di Padova.
Il secondo progetto è la quasi totalmente padovana Comunità del cibo Terre dei Carraresi e delle città murate, che vede la partecipazione di 27 soggetti tra cui il Comune di Casalserugo, e di cui è capofila l’azienda agricola Chiellin.
La terza Comunità del ciboè promossa invece da Aveprobi, l’Associazione Veneta dei Produttori Biologici e Biodinamici, che ha sede in provincia di Verona e raccoglie 25 diversi soggetti tra cui agricoltori, panificatori, trasformatori e gruppi di acquisto veneti: ha come fulcro la valorizzazione dei cereali di antica costituzione, a partire da esperienze che l’associazione ha già in atto nel recupero dei grani antichi. Ma cosa sono le “Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare”? La citata legge 194 le definisce «ambiti locali derivanti da accordi» tra partner locali, siano essi agricoltori e allevatori, gruppi di acquisto, istituti scolastici, centri di ricerca, associazioni, ristoratori, imprese e enti pubblici. Il loro scopo è sensibilizzare la popolazione e sostenere le produzioni agrarie e alimentari, in particolare le risorse genetiche locali di interesse agricolo e alimentare, a rischio di estinzione.
La legge 194 definisce con il termine di agricoltori e allevatori “custodi” coloro che si impegnano nella conservazione, nell’ambito di un’azienda agricola ovvero in situ, delle risorse genetiche di interesse alimentare e agrario locali, vegetali o animali che siano, soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica.