Rosara di Codevigo è pronta a ricordare il patrono san Daniele profeta con la sagra dedicata, in programma da venerdì 18 a lunedì 28 luglio. Una festa radicata per la frazione che conta circa 900 abitanti, che coinvolge l’intera collaborazione pastorale Levante per sei date complessive. «È un appuntamento atteso dalla popolazione, organizzato attorno alla ricorrenza patronale del 21 del mese – spiega il parroco don Michele Bagatella – Sono previsti importanti momenti liturgici, come la messa di avvio venerdì con i volontari della sagra, cui seguirà la grande funzione ufficiale la domenica successiva alle 9.30. Ma non manca la parte ricreativa, come il motogiro, l’esposizione di auto d’epoca e la sfilata dei camion». Con una macchina organizzativa che include un centinaio di persone, molti parrocchiani hanno voce in capitolo in tutto questo: da chi è impegnato nello stand gastronomico a chi assicura lo spettacolo pirotecnico finale; da chi segue le serate danzanti a chi programma il tutto a monte. Lo sa bene Michela D’Incà, una presenza storica del volontariato locale, seppure originaria di Thiene. «Ho iniziato a frequentare la parrocchia quando portavo mio figlio all’asilo – spiega – In quell’occasione, ho conosciuto tante altre famiglie del paese e ho cominciato a partecipare attivamente a più iniziative. Presto si è aggiunta la sagra: si tratta di uno sforzo imponente da parte di tutte le persone coinvolte, la cui gestione va ben oltre i sei giorni complessivi di festa, partendo parecchi mesi prima. Certo, ci vuole sacrificio. Questo, perché siamo abituati tutti a correre a mille nella nostra vita privata e mettiamo a disposizione le nostre poche ore libere, in cui potremmo rilassarci, per il bene comune. Per la sagra, nello specifico, ci troviamo da settimane ogni sabato per decidere i dettagli organizzativi». E, oltre a rinunciare a svaghi e impegni personali, occorre andare d’accordo tra volontari. «Ci possono essere diversità di opinioni, caratteri non sempre compatibili, ma cerchiamo di andare oltre. Alla fine, ciò che conta è lo spirito di comunità. Del resto, collaboriamo con le realtà parrocchiali di tutta la neonata collaborazione pastorale. Il nostro parroco attuale ha lavorato molto per andare oltre i campanilismi. E a nostra volta coinvolgiamo bambini e ragazzi, che iniziano a conoscersi e a fare amicizia proprio durante la sagra». Gli sforzi sembrano ripagare il tutto. Continua D’Incà: «Viene sempre tantissima gente. Da tutta la zona, ma non solo: emblematico il caso di una famiglia trevigiana che arrivò qui per puro caso una decina di anni fa, in seguito a un incidente della Romea; da allora, fanno tappa ogni anno, perché apprezzano molto la qualità del cibo. La differenza la fa la varietà dell’offerta ricreativa e la qualità del nostro stand gastronomico, con prodotti scelti da aziende agricole del territorio, anche per sostenere l’economia locale».