Mosaico
Rotzo. Cimbri, un antico voto
Rotzo Ogni anno un gruppo di recoaresi fa rivivere una tradizione che risale al 1272. Un pellegrinaggio di 40 km da Rovegliana portando un cero di tre chili
MosaicoRotzo Ogni anno un gruppo di recoaresi fa rivivere una tradizione che risale al 1272. Un pellegrinaggio di 40 km da Rovegliana portando un cero di tre chili
È un ritorno alle origini del proprio “ceppo etnico” e della propria fede quello che ogni anno un gruppo di recoaresi rivive percorrendo i 40 chilometri che separano la frazione di Rovegliana da Rotzo, sull’Altopiano dei Sette Comuni. Dalla comunità cimbra di Rotzo, infatti, nel medioevo si staccò un gruppo di “coloni” che andò a insediarsi a Rovegliana realizzando una piccola chiesa, la prima della vallata. Il legame con la comunità originaria però è sempre stato forte e suggellato da un vero e proprio “voto” descritto in un documento datato 1272: ogni anno, il 20 luglio, la comunità di Rovegliana si reca in pellegrinaggio a Rotzo portando in dono un cero di sette libbre (circa tre chili) realizzato con la cera d’api allevate nel Recoarese. Alle 6 del mattino di venerdì 19 i “pellegrini” si sono dati appuntamento alla chiesa di Rovegliana dove il parroco di Recoaro, don Mariano Ciesa, ha benedetto il cero. «È un cero molto bello – racconta don Mariano – ben decorato e realizzato da una signora del posto molto esperta. Un anno ho percorso anch’io il pellegrinaggio, è una camminata impegnativa. Quest’anno ho preparato dei momenti di preghiera da vivere nelle quattro tappe del percorso, ispirati al Giubileo del prossimo anno». Quaranta chilometri di percorso, 1.650 metri di dislivello e undici ore di cammino non scoraggiano “i cimbri” di Recoaro che anche quest’anno erano una ventina. «Il cammino è andato bene – racconta uno di loro, Luca Storti – Solo negli ultimi sei chilometri ha piovuto. I cimbri scesi da Rotzo a Rovegliana erano principalmente boscaioli arrivati per motivi facilmente intuibili: Rovegliana è sul versante più soleggiato della valle. Erano integrati con il territorio, sfruttavano al meglio le risorse che avevano a disposizione. Il documento che parla del cero è del 1272, non sono a conoscenza di documenti precedenti, ma l’insediamento doveva esistere già da qualche anno, se c’era una chiesa». Chiesa che, peraltro, poteva contare sui preti inviati dalla comunità di Rotzo che anche secoli dopo continua ad accogliere con gioia l’arrivo dei pellegrini recoaresi. «La ripresa di questa antica tradizione si deve proprio ai cittadini di Rovegliana e poi di Recoaro che hanno voluto indagare la narrazione orale fatta dai loro padri e nonni: la componente cimbra dell’alta valle dell’Agno proveniva dall’Altopiano dei Sette Comuni e la chiesa madre di Santa Margherita era un riferimento sicuro – spiega Andrea Cunico Jegary, coordinatore dell’Ecomuseo cimbro di Rotzo – Così è stato ritrovato il documento datato 1272 che descriveva il voto fatto dalla comunità recoarese di donare alla chiesa di Rotzo un cero che durasse un anno. Il 20 luglio 2017 attorno alle 6.30, tre signori si sono presentati davanti alla nostra chiesetta con quello che da lontano sembrava un tubo. Li ho incontrati e ho scoperto che era un cero portato a spalla per tutta quella strada». Il plotoncino di camminatori è giunto a Rotzo nella prima serata di venerdì 19, raggiunto la mattina seguente da un pullman di recoaresi, compresi il sindaco Armando Cunegato e il parroco don Mariano Ciesa. A fare gli onori di casa, la vicesindaco di Rotzo Caterina Zancanaro e il parroco don Angelo Panozzo, che ha presieduto la celebrazione eucaristica delle 10, dopo la processione in costume partita dal centro: «La devozione a santa Margherita è sempre stata fervente qui da noi – racconta l’arciprete – e ha avuto una ripresa con i grandi festeggiamenti del 1998, seguiti al restauro della chiesetta. Da sempre celebriamo il 20 luglio, mentre nei mesi di luglio e agosto c’è una messa tutti i venerdì alle 10 e viviamo un incontro biblico-liturgico il martedì sera. A maggio, invece, il rosario in lingua cimbra».
La data scelta non è casuale ma coincide con la memoria liturgica di santa Margherita, alla quale le popolazioni cimbre sono molto devote. A lei è intitolata la chiesa di Rotzo, quella di Rovegliana e molte altre nelle vallate vicentine un tempo popolate dai cimbri. La tradizione, scomparsa con il tempo e rinverdita nel 2017 grazie ad alcuni appassionati recoaresi di storia cimbra, si è ripetuta lo scorso fine settimana.