Sul vecchio tracciato della via Annia a Pozzoveggiani, alle porte di Padova, si erge una piccola chiesa dedicata a san Michele Arcangelo affiancata da una moderna antenna telefonica. È quanto porta all’attenzione l’associazione SalboroIncontra che dopo esserne venuta a conoscenza circa un anno fa con l’inizio dei lavori – per i quali il vicepresidente Eugenio Grolia precisa essere state rilasciate alla ditta Inwit tutte le autorizzazioni necessarie – ha subito presentato al Tar del Veneto un ricorso, respinto a inizio dello scorso febbraio. «Avevamo ipotizzato un vizio di forma nell’autorizzazione paesaggistica proprio per l’assenza, nella documentazione scritta e fotografica, dell’oratorio che si erge nelle vicinanze. Questo significava non aver tenuto conto del suo valore, pregiudicando inoltre il cono visuale del paesaggio».
Dopo la sentenza del Tar, l’associazione ha così deciso di ricorrere al Consiglio di Stato, anche alla luce delle nuove attenzioni nel frattempo ottenute dalla chiesa per la sua storia e l’arte conservata all’interno, a cominciare dagli affreschi considerati i più antichi di Padova. «Il Ministero dei beni culturali e la Regione Veneto hanno riconosciuto l’interesse culturale dell’oratorio grazie alla documentazione presentata dalla Diocesi di Padova, che lo ha inserito tra i luoghi giubilari. Considerati questi elementi sorti in un secondo momento rispetto alle prime autorizzazioni abbiamo dunque chiesto ai giudici romani nuovamente lo spostamento dell’antenna all’interno, comunque, della stessa vasta proprietà. Non abbiamo nulla contro quest’opera ma vorremmo solamente non intaccasse la vista della chiesetta, la cui valorizzazione e salvaguardia sono il motivo fondante della nostra associazione dal 2010».
Si attende a inizio 2026 il dibattimento a Roma mentre a Pozzoveggiani i lavori risultano fermi dal giorno precedente il pronunciamento del Tribunale veneto, quando Grolia ricorda essere stato comunque issato il pilone alto 34 metri nonostante l’associazione avesse cercato fin da subito con Inwit un confronto, per trovare una soluzione, ma risultato infruttuoso per il rifiuto della ditta.
Accanto, il piccolo oratorio continua a essere un luogo vivo e frequentato da paesani e turisti, forte di secoli di storia da raccontare attraverso la voce dei volontari di SalboroIncontra impegnati al sabato in un servizio di visite guidate. «Essendo san Michele Arcangelo il nostro copatrono – conclude il vicepresidente – è forte il legame con questa chiesa per il cui recupero siamo grati alla Fondazione Cariparo che ha sostenuto i due interventi avvenuti negli anni Settanta e Novanta, dopo la scoperta del geometra Andrea Calore degli affreschi sotto le malte di quello che era diventato un edificio abbandonato e gli studi degli affreschi di mons. Claudio Bellinati».