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Mappe IconMappe | Mappe 17 – Istruzione di qualità – novembre 2023

mercoledì 8 Novembre 2023

Scuola in salute o scuola in salita? Con il Pnrr 12 nuove scuole in Veneto, ma le classi si svuotano

Grazie al Pnrr si costruiranno 12 nuove scuole in Veneto. Tuttavia le classi si svuotano e diminuiscono le sezioni. E il precariato non aiuta a programmare

Gianluca Salmaso

A scuola, nonostante tutto. Nonostante tutto, molti imparano qualcosa e qualcuno impara molto. Nonostante tutto, qualcuno insegna molto a tanti e tanti trovano un impiego che ancora piacerebbe a molti perché capace di fare la differenza per qualcuno. Bisognerebbe scomodare tutta l’ironica e poetica genialità di Charles Osgood autore di Ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno per spiegare lo stato in cui versa la scuola padovana e più in generale quella italiana. Nonostante il precariato ma anche le riforme e malgrado la diminuzione delle nascite, qualcosa si riesce comunque a combinare. Nell’attesa che il Pnrr tappi qualche falla con un pacco di cambiali, l’anno scolastico si è comunque avviato e come ogni volta arriverà a conclusione con il suo strascico di voti, promozioni e immancabili bocciature che però non dovrebbero riguardare solo gli studenti.

Un lavoro precario«A Padova abbiamo 9.200 docenti in servizio, un quarto sono supplenti. Quest’anno il provveditore ne ha nominati 2.250, per capirci e avere una dimensione delle difficoltà». Come nel suo stile non usa mezzi termini Fabio Businari, segretario generale della Cisl scuola di Padova Rovigo. Un problema che quest’anno, spiega il sindacalista, è stato acuito dall’organizzazione carente dello Stato e del suo algoritmo le cui logiche non sono ben chiare, quasi si parlasse di social network. «Nelle segreterie manca il 40 per cento del personale – continua Businari – sono rimasti in pochissimi, i vecchi sono andati in pensione e non abbiamo più personale qualificato a sufficienza per gestire le carriere e spesso i dirigenti ricorrono ad aiuti esterni, magari quel personale pensionato che rientra come consulente». A livello nazionale il ministero dell’Istruzione e del merito stimava in settembre 130 mila docenti precari nella scuola, per il sindacato sono almeno 200 mila e di questi 20 mila in Veneto. Il sistema a un estraneo appare in preda al più sfrenato burocratismo che si compiace nel dare nomi alle cose per il solo gusto di riassumerli in acronimi: Mad, Tfa, Gps… «Buongiorno a tutti, state ricevendo convocazioni da G.I. su A22, in questi giorni?» chiede un docente in uno dei tanti gruppi Facebook di precari padovani e la cosa che stupisce davvero è che una decina di utenti abbiano capito la domanda e rispondano a tema. Manifestando il proprio disagio, s’intende, ma questa è già un’altra storia.

Una scuola senza studentiNagoro è un paese che non è più, sta nella valle di Iya nel centro-sud del Giappone, e la sua particolarità è che gli abitanti sono stati sostituiti dalle bambole. Bambole in bicicletta, bambole alla fermata dell’autobus e bambole a grandezza umana anche a scuola per sostituire i bambini e i residenti che non vivono più lì. In Italia non abbiamo una Nagoro ma la situazione non è meno preoccupante: «Negli ultimi otto anni, in base ai dati del ministero, in Italia sono state chiuse 1.301 scuole, il 13,3 per cento. Al ritmo di cento all’anno che chiudono, nel 2050 rimarranno meno di cinquemila scuole. Perderemo tremila scuole in una sola generazione» scriveva Giulio Meotti sulle colonne del Foglio lo scorso gennaio. Un problema che sta impattando in primo luogo sulle scuole dell’infanzia che sono, in buona parte, a carico delle parrocchie. Nella Diocesi di Treviso, il 90 per cento dei 207 istituti cattolici ha i conti in rosso e rischia di chiudere e le rette, come riportava in settembre la Tribuna di Treviso, possono arrivare fino a 220 euro al mese. Le varie riforme della scuola compresa quella della Buona Scuola qualcosa hanno tentato di fare ma non sembra ancora essere abbastanza, soprattutto sul fronte dell’affollamento delle classi in una scuola sempre più vuota. «Il problema di fondo, sai qual è? – chiosa il sindacalista della Cisl – È che non hanno mai cambiato i parametri, i divisori. Se hai cento alunni e li dividi per 25 hai quattro classi, ma se li dividi per 20 ne hai cinque. Mi arrivano segnalazioni di classi con 23 studenti di cui 3 con disabilità certificate, una grave e due meno». Una situazione difficile perché, come spiega il sindacalista, il parametro in questo caso dovrebbe essere di uno a 20 proprio per venire incontro alle esigenze dei ragazzi. E senza mettere in contro i B.E.S. – altro acronimo – ovvero i bisogni educativi speciali che, a quanto pare, spesso rischiano di essere delle 104 (e qui il riferimento va all’omonima legge del 1992 sui diritti delle persone con disabilità) non ancora certificate come tali.

Il PnrrSe in Italia si sono chiuse oltre 1.300 scuole negli ultimi anni, il Pnrr si prefigge di costruirne 200 di cui 12 in Veneto secondo criteri maggiormente sostenibili per un valore stimato di 77,7 milioni di euro. In Veneto il tasso di abbandono scolastico è però del 9,3 per cento, più alto dell’obiettivo europeo del 9 per cento entro il 2030. Male anche sulle competenze, come certificato dai test Invalsi 2021: in Veneto il 31,2 per cento degli studenti di terza media non si è classificato su livelli adeguati in italiano. Per far fronte a questa problematica il Piano ha stanziato 26 milioni di euro sul territorio regionale, coinvolgendo 193 istituti scolastici. Tra i più finanziati c’è l’istituto professionale Bernardi di Padova con poco meno di 250 mila euro di contributi. Non tutto va però secondo i piani, come riportavano le cronache del Corriere delle Alpi dello scorso 7 ottobre: «A seguito dei finanziamenti Pnrr sull’istituto, che ammontano a quasi 15 milioni di euro, abbiamo condiviso con la dirigenza della scuola il percorso di progettazione e realizzazione degli interventi. Insegnanti e personale dell’istituto hanno mostrato forti perplessità sui lavori e sulla gestione dei cantieri. L’amministrazione provinciale non può mostrarsi insensibile di fronte alle preoccupazioni, per questo abbiamo deciso di fermarci ai primi due lotti» spiegava il presidente della Provincia Roberto Padrin in merito ai lavori all’istituto Segato di Belluno. Le perplessità sarebbero nate intorno all’indisponibilità di usufruire dei laboratori per il tempo dei lavori e la soluzione trovata è stata quella di rinunciare al terzo stralcio di interventi con la richiesta al ministero di destinare i fondi rimanenti ad altre scuole della provincia. Un caso emblematico delle problematiche a cui si va incontro quando, vuoi per la fretta o per pura buona fede, si rischia di non riuscire a programmare gli interventi compatibilmente con un anno scolastico che pure coincide con la fine dell’estate e il principio della successiva. Una situazione ovvia forse ma non scontata perché, come lamentavano amministratori locali, talvolta le imprese hanno disertato le gare d’appalto del Pnrr preferendo i cantieri del 110 per cento.

A inizio anno 107 istituti senza preside

Ai nastri di partenza della stagione scolastica 2023-2024, erano 53 mila gli studenti che hanno iniziato le lezioni senza dirigente scolastico. Sono 107 infatti, in tutta la regione, gli istituti senza preside, con una concentrazione a Verona dove ne mancavano 24, e al secondo posto Vicenza con 19 sedi scoperte.

Le 12 nuove scuole su siti già esistenti

Saranno 12 le nuove scuole che verranno costruite in Veneto, previa demolizione ed edificazione nello stesso sito, con uno stanziamento di circa 77,7 milioni di euro. L’edificio più vecchio, anno 1955, appartiene a Spinea. Gli altri Comuni beneficiari sono: Conegliano, Albaredo d’Adige, Piove di Sacco, Campolongo Maggiore, Cinto Caomaggiore, Conselve, Zugliano, Zanè, Longarone, un ulteriore della provincia di Treviso e uno della provincia Belluno, ma che non sono specificati.

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