A fronte di casi giudiziari scoppiati a ripetizione e con un ritmo impressionante, ma soprattutto in una situazione in cui la corruzione si è fatta sistema, ambiente e metodo di azioni pianificate, fino diventare “cultura”, l’alternativa si chiama riscatto politico e morale immediato. Subito al voto la legge anticorruzione dunque.
Lo scorso 16 marzo l’operazione “Sistema” del Ros dei carabinieri, coordinata dalla procura di Firenze, ha portato all’arresto di quattro persone e 51 indagati per un presunto giro di tangenti legato agli appalti sulle grandi opere. I reati contestati sono quelli di corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti e altri reati contro la pubblica amministrazione.
A finire sotto la lente di ingrandimento dei pm è stato uno dei “grandi vecchi” del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ercole Incalza, uomo che ha attraversato la storia di sette governi, in pensione dalla fine del 2014 e fino ad allora a capo della Struttura tecnica di missione istituita presso lo stesso ministero. La notizia ha turbato la pubblica opinione e indignato i cittadini e mi permetto di dire anche funzionari onesti. Dopo gli scandali dell’Expo a Milano, del Mose a Venezia, di Mafia capitale a Roma, ora è la volta del Sistema Incalza a Firenze.
Quelle parole inascoltate di papa FrancescoA proposito di corruzione a me è tornata alla mente la famosa mattina di giovedì 27 marzo 2014, quando di buon’ora uno stuolo di 500 parlamentari italiani ha chiesto di partecipare alla messa che papa Francesco è solito celebrare alle 7 nella cappella di Santa Marta.Dato l’alto numero di partecipanti la messa venne spostata nella basilica di San Pietro, sempre però alla stessa ora, le 7 del mattino. Fatto, questo, che i giornali e le televisioni hanno commentato con una punta di ironia e sorpresa, soffermandosi ora sull’orario relativamente insolito della celebrazione, ma sulle parole sorprendenti che il papa aveva rivolto a quel pubblico qualificato di partecipanti.
Cosa aveva detto loro il papa di tanto inedito e sorprendente? Aveva parlato di una classe dirigenziale che al tempo di Gesù «si era allontanata dal popolo», di «interessi di partito e lotte interne», della necessità di «aprirsi a Dio e al popolo», di «uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».Aveva anche parlato di «peccatori che scivolano in corrotti», affermando che «i primi saranno perdonati, i secondi no». Parole chiare e abbastanza inconsuete, almeno nella formulazione, sulla bocca di un papa che fin dall’inizio del pontificato ha fatto della misericordia e del perdono il perno del suo magistero e della sua azione pastorale.Ma come? – ha commentato qualcuno dei presenti – i corrotti non sono forse peccatori? E se sono peccatori perché escluderli dal perdono e dalla misericordia di Dio?Evidentemente quel tale o non aveva compreso o fingeva di non comprendere le parole del papa, che non riguardavano tanto la misericordia e il perdono, quanto la conversione. O, forse meglio, una possibile figura politica, e non solo spirituale, di conversione sullo sfondo di una società in cui la corruzione è così radicata e strutturata che la misericordia e il perdono rischiano di passare per un favore al crimine e al suo incremento. Se non una breccia fatale all’interno del sistema democratico dove passano i nemici più subdoli e nascosti della democrazia.
Serve una radicale conversione, pubblica e privataUnica alternativa, dichiara il papa, la conversione, un profondo e radicale cambiamento di stile, di mentalità, di costume, di prassi. E non solo a livello privato, ma anche pubblico, politico. La verità è che il papa in quel discorso aveva introdotto una distinzione fondamentale tra peccatori che «si convertono» e peccatori che sono «fissati nel loro errore». Che fanno della corruzione un costume, una pratica abituale, e quasi la giustificano appellandosi al ben noto ritornello: così fan tutti. Che poi non è vero, perché sono tanti i cittadini e i funzionari onesti. Prova ne sia la protesta e la ribellione che attraversano l’Italia. Che però non bastano.
Servono leggi adeguate e percorsi di formazionePerché a fronte di casi giudiziari scoppiati a ripetizione e con un ritmo impressionante, ma soprattutto in una situazione in cui la corruzione si è fatta sistema, ambiente e metodo di azioni pianificate, fino diventare “cultura”, l’alternativa si chiama riscatto politico e morale immediato.
Subito al voto la legge anticorruzione dunqueE subito un progetto di formazione della coscienza delle giovani generazioni per un’Italia diversa, onesta, trasparente, che non “spuzzi”, come direbbe papa Francesco.
