FattiL’azienda impegnata nella riqualificazione dell’area ex Safond garantisce la sicurezza ambientale con dati e monitoraggio. Ma i contrari aumentano
«In questi mesi è in corso un processo pubblico e trasparente relativo alla realizzazione di impianti tecnologici mediante la procedura di Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) finalizzata al rilascio dell’Autorizzazione ambientale integrata (Aia). Tale procedimento prevede verifiche e controlli rigorosi da parte dei tecnici di enti competenti quali per esempio Arpa Veneto e Ulss oltre che di istituzioni quali la Provincia di Vicenza, la Regione Veneto e i Comuni coinvolti». Attraverso una nota, in risposta all’articolo pubblicato dalla Difesa sul numero 13 del 30 marzo scorso, è netta la replica dell’azienda Silva, del gruppo EcoEridania, impegnata nel progetto di riqualificazione del sito ex Safond Martini di Montecchio Precalcino, nel Vicentino, non lontano dai pozzi di Villaverla, dove viene emunta per buona parte l’acqua dell’acquedotto di Padova, ma anche per quello di Vicenza, in un’area da preservare dal punto di vista ambientale. È prevista l’attivazione di un nuovo impianto industriale per il trattamento e il recupero di rifiuti sanitari (fino a 32 mila tonnellate l’anno) e di sabbie di fonderia (74 mila tonnellate l’anno), con annesso stoccaggio, in una zona che presenta caratteristiche idrogeologiche di estrema vulnerabilità. Da alcuni mesi è nato un comitato popolare preoccupato per l’ambiente e per le falde acquifere, ma l’azienda precisa che «l’intero iter garantisce anche il confronto e il coinvolgimento delle comunità locali. Nell’ambito del procedimento sono stati organizzati dibattiti pubblici per affrontare ogni dubbio sull’impatto ambientale del progetto, e i cittadini e/o comitati hanno avuto l’opportunità di domandare chiarimenti nel corso dell’incontro. Oltre a tale momento di confronto hanno anche potuto presentare osservazioni formali indirizzate alla Provincia di Vicenza, quale responsabile del procedimento, alle quali verranno fornite risposte puntuali nel corso dell’iter autorizzativo. A oggi, tutte le analisi effettuate non evidenziano alcuna criticità ambientale. In particolare, l’impianto Silva è progettato per operare in piena sicurezza, con tecnologie moderne e controlli continui. L’ampliamento previsto rispetterà tutti i criteri previsti dalla valutazione di impatto ambientale, che è lo strumento attraverso cui gli enti pubblici verificano l’effettiva compatibilità delle attività con il territorio e le risorse naturali, come le falde acquifere». Il gruppo Silva ribadisce, numeri alla mano, di «effettuare trimestralmente analisi sul sito ex Safond Martini da un laboratorio certificato terzo. Come emerge dalle analisi le acque di falda hanno tutti valori nella norma e senza alcun rischio per la falda. Non c’è alcun allarme inquinamento. Questo monitoraggio è in vigore dal 2018 e oltre alle analisi che commissiona Silva ci sono altre analisi delle autorità (Arpa Veneto) che se ci fossero valori fuori norma interverrebbero con l’autorità giudiziaria tempestivamente. Questo avviene dal 2018 e per legge avverrà per sempre con o senza comitati e allarmi sui social. Comprendiamo le sensibilità espresse, ma ribadiamo la disponibilità al confronto e al dialogo, basandoci su dati tecnici, norme di legge e responsabilità ambientale». Silva sottolinea che il progetto realizzerebbe un esempio di economia circolare, a beneficio della sanità del Veneto e con la creazione di posti di lavoro anche qualificati sul territorio. Intanto però il comitato “Tuteliamo la salute” prosegue nella raccolta delle firme per la petizione contro il progetto di Silva, che finora vede oltre quattromila sottoscrizioni, mentre anche la politica si sta muovendo. Giovedì 10 aprile, infatti, il Consiglio comunale di Dueville si è espresso all’unanimità contro il progetto, con una sostanziale marcia indietro del sindaco che si è smarcato dai due colleghi di Montecchio e Villaverla con i quali aveva firmato un documento a sostegno della riconversione dell’area ex Safond. Sul tema è intervenuta anche l’amministrazione comunale di Padova che lo scorso 9 aprile ha rilasciato un comunicato in cui esprime «preoccupazione», aggiungendo che «servono scelte responsabili e precauzionali»: «Non si può restare indifferenti di fronte a un progetto che rischia di compromettere una risorsa essenziale come l’acqua potabile – ammonisce il vicesindaco Andrea Micalizzi – Parliamo di una falda da cui viene attinta, tra le altre, l’acqua che ogni giorno arriva nelle case dei cittadini di Padova, di Abano Terme, della Saccisica e di molte aree della provincia di Vicenza. È un ecosistema delicatissimo e il rischio di interferenze o compromissioni, seppur potenziali, deve essere trattato con la massima attenzione e cautela, nel rispetto del principio di precauzione sancito anche dal diritto ambientale europeo. Non è ammissibile che un’attività classificata come potenzialmente pericolosa per la risorsa idrica venga autorizzata senza considerare appieno il nuovo quadro conoscitivo e normativo. Il principio di precauzione non è un’opzione, ma un dovere, soprattutto quando si parla di salute pubblica». Micalizzi, insomma, ribadisce la contrarietà a questo progetto nella forma attuale: «L’acqua è un bene comune irrinunciabile. In un contesto come quello dell’alta pianura vicentina, dove la vulnerabilità della falda è ben documentata, non possiamo permettere interventi che mettano anche solo potenzialmente a rischio la qualità delle nostre risorse idriche. Mi appello alla responsabilità degli enti competenti, in primo luogo la Regione Veneto, affinché venga svolta una valutazione approfondita, trasparente e realmente partecipata, nell’interesse delle comunità presenti e future». Il tema resta caldo e dopo essere stato affrontato, lunedì 14 aprile, dal Consiglio provinciale di Vicenza, approda anche in Regione: «Ci rivolgiamo al sindaco di Montecchio Precalcino – affermano i consiglieri regionali Renzo Masolo e Andrea Zanoni di Europa Verde – affinché richieda al Comitato tecnico provinciale Via (Valutazione d’impatto ambientale) la procedura di inchiesta pubblica sul progetto, che può esser richiesta in aggiunta, trattandosi di un progetto che ricade entro la precedente disciplina regionale». Anche le Diocesi di Padova e Vicenza sono state interessate e si stanno muovendo per approfondire la questione.
Il Consiglio comunale di Dueville giovedì 10 aprile ha scelto il teatro Busnelli per accogliere tutti i cittadini coinvolti e interessati alla questione. Con l’occasione si è espresso all’unanimità – maggioranza e opposizione – contro il nuovo piano industriale e ha preso provvedimenti a tutela della salute dei cittadini, tra cui delegare un tecnico per realizzare una relazione sull’impatto che avrebbe il piano industriale.
