MosaicoOltre alla sua bellezza, il significato di questo medaglione a forma di croce sta proprio nel luogo in cui è stato ritrovato, ossia Ein Karem, un sito venerato dai cristiani
Una mezz’oretta di strada a piedi. Tanto dista la Argentina School di Kiryat Hayovel da Ein Karem, suggestivo quartiere collinare di Gerusalemme che si trova a circa 8 chilometri dalla città antica. Un bel sole aveva salutato la mattinata dedicata ad una gita didattica “fuori porta”, programmata sul finire dello scorso anno dagli insegnanti della scuola elementare pubblica laica del popoloso quartiere costruito negli anni Cinquanta per ospitare migliaia di ebrei provenienti dai paesi arabi, in fuga dalle loro case in seguito alla dichiarazione dello Stato di Israele.
Nehorai Nir ha 10 anni ed è a Ein Karem con i suoi compagni per esplorare la natura in cerca di piante commestibili da raccogliere. Non trascorre molto tempo che ecco che adocchia in terra, vicino ad un albero, una bella melagrana. Il rosso intenso della sua spessa buccia faceva pregustare la dolcezza dei chicchi che custodiva al suo interno. Nehorai non ci pensa due volte e si avvicina per raccoglierla. Quando la apre, però, si accorge che non era stato l’unico ad essere stato attratto dal colore e dal profumo di quel frutto. Prima di lui era arrivato infatti un vermetto – la saggezza contadina dice che gli animali scelgono sempre i frutti migliori – che stava banchettando come un re. “Ah, qui non c’è niente da fare”, ha pensato il ragazzino sconsolato, lasciando cadere in terra la melagrana. Tornando indietro a capo chino, nella zona in cui si trovavano i suoi compagni di classe, viene colpito da un bagliore. La luce del sole si stava specchiando su qualcosa di insolito. “Ho notato qualcosa che brillava nella polvere – racconterà più tardi il ragazzino –. Era un oggetto colorato e, quando l’ho tirato fuori dalla terra, mi sono subito reso conto che avevo tra le mani qualcosa di speciale”.
Nehorai corre con quel piccolo tesoro dai suoi insegnanti che, appena lo hanno visto si sono subito attivati per l’Autorità per le antichità israeliane.
La notizia del ritrovamento fatto da Nehorai ha fatto in poche ore il giro del mondo, rimbalzando tra la pagina Fb dell’Israel Antiquities Authority e gli account Ig di varie riviste ed enti di settore.
Ma cos’ha trovato Nehorai? E perché questo ha suscitato così grande interesse?
A spiegarlo è il dr. Amit Re’em, archeologo del distretto di Gerusalemme dell’Autorità per le antichità israeliane. “Si tratta di una croce medaglione di circa 7 centimetri di lunghezza. Non è considerata per legge un’antichità, in quanto ha ‘solo’ 100-200 anni, ma è sicuramente un oggetto unico”. La particolarità di questa croce è che è decorata con la tecnica del micromosaico. Decine di minuscole tessere, realizzate con smalti colorati, disegnano sulle braccia della croce geometrie ed elementi floreali tali da lasciare a bocca aperta anche il meno esperto degli osservatori.
Il micromosaico (detto anche mosaico minuto o mosaico in miniatura) è una tecnica di produzione del mosaico che troviamo per la prima volta a Roma nell’Anno Santo 1775, nella bottega del mosaicista Giacomo Raffaelli. Figlio di una famiglia di fornaciai, da sempre impegnati nelle fornaci ad accendere e regolare i fuochi per la fusione degli smalti, Raffaelli rifondeva gli smalti, conservandone la tinta e rendendoli filabili quando erano ancora incandescenti. Questo gli permetteva di realizzare delle tessere di piccolissime dimensioni con le quali realizzare disegni geometrici e floreali così affascinanti da sostituire i tradizionali intarsi in legno, avorio e pietre preziose.
“Chi ha realizzato questo medaglione a croce doveva avere una grande abilità artigianale. Sono stati incastonati smalti, vetro e piccole pietre colorate che, posizionati con estrema precisione, hanno dato vita a dei fantastici motivi in miniatura. Questa tecnica è stata sviluppata a Roma intorno al 1800 o poco prima – spiega su Fb Amith Re’em – e continuò fino all’inizio del XX secolo”. Tutto ciò permette di datare, di fatto il medaglione ritrovato da Nehorai.
“Oltre alla sua bellezza, il significato di questo medaglione a forma di croce sta proprio nel luogo in cui è stato ritrovato, ossia Ein Karem, un sito venerato dai cristiani”.
Ein Karem, infatti, è indentificato come la “città di Giuda”, dove il Nuovo Testamento colloca la nascita di Giovanni Battista e dove, secondo il vangelo di Luca, sua madre Elisabetta, incinta, ha incontrato nei pressi del pozzo del villaggio Maria e dove, quest’ultima, ha lodato Dio nel Magnificat. “Oggi c’è un pozzo nel quartiere di Ein Karem e la sua identificazione lo associa al racconto evangelico – spiega Amith Re’em –.È su questo sfondo che sono state costruite due chiese a Ein Karem, la chiesa della Visitazione e la chiesa di San Giovanni. Qui si sono recate in pellegrinaggio intere generazioni di pellegrini da tutta Europa, mentre dalle città portuali costiere erano in viaggio verso la città vecchia di Gerusalemme”.
Uno scavo della Israel Antiquities Authority, diretto dall’archeologo Benyamin Storchan, ha portato alla luce nel 2018 la più completa piscina di immersione rituale di purificazione, chiamata in ebraico miqve, risalente a circa duemila anni fa. “All’epoca in cui vissero Elisheya e Miriam, secondo la fede cristiana – aggiunge l’archeologo – questa croce è la testimonianza della storia personale di un pellegrino che ha visitato Ein Karem 100-200 anni fa. E questo dimostra ancora una volta quanto la Terra Santa sia centrale per le tre religioni monoteiste”.
Per noi che oggi possiamo spostarci con grande facilità e che in una manciata di ore riusciamo a compiere viaggi di migliaia di chilometri, contando sempre su una serie di comodità e di strutture di accoglienza ed assistenza, risulta forse un po’ difficile immaginarsi cosa significava fare un pellegrinaggio anche solo uno o due secoli fa.
“La gente era disposta ad attraversare deserti, montagne e mari, spesso nel corso degli anni, solo per toccare il suolo dove tutto ebbe inizio. Questa croce può essere arrivata qui con un pellegrino dall’Europa e caduta durante il viaggio in Terra d’Israele – aggiunge Amit Re’em – o forse è stata acquistata qui a Gerusalemme”.
Quando Nehorai ha raccontato come ha trovato questo medaglione, è stato quasi possibile immaginare il momento in cui la croce è andata persa, la desolazione e lo sconforto del pellegrino quando si è accorto di non averla più con sé. Con molta probabilità si sarà messo a cercarla. Non solo per la sua straordinaria bellezza e fattura, ma soprattutto per il significato che portava incastonato con sé, tra una tesserina di smalto colorato e l’altra. E poi, un secolo più tardi, ecco che un raggio di sole si insinua tra la terra polverosa che la ricopriva e le restituisce la sua luce originaria. Non solo. Fa sì che a ritrovarla sia un ragazzino di 10 anni, in gita con la sua classe, che poco prima aveva dovuto rinunciare alla bella melagrana che intendeva raccogliere.
“Questa emozionante scoperta avvenuta proprio nel mese in cui i cristiani celebrano il Natale – conclude l’archeologo dell’Israel Antiquities Authority – accende i riflettori su Ein Karem come luogo centrale del pellegrinaggio cristiano in Terra di Israele. Questa croce, piccola nelle sue dimensioni ma unica nella sua fattura, ci ha permesso di entrare nella storia dell’emozionante viaggio personale di un individuo, che ci collega alla storia passata di questo luogo e al mondo dei pellegrini”.
