«Ti arrendi?». Questa domanda – la quinta del cammino dei giovani padovani al Giubileo dei Giovani – rilanciata questa mattina dal vescovo Claudio nella celebrazione penitenziale nella chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo all’Olgiata, a Roma, dove in oltre trecento tende sono ospitati i mille giovani padovani. Un momento – tra preghiera e confessioni – per scegliere se arrendersi alle tentazioni e al peccato, oppure se arrendersi a Dio. «Arrendersi a Dio vuol dire credere – ha spiegato il vescovo – significa avere il coraggio di consegnare la propria vita e dire davvero: io credo. Non possiamo vivere da cristiani senza decidere da che parte stare».
Per tutta la mattinata, dalle 9 alle 13, la chiesa e gli spiazzi parrocchiali sono diventati un grande cenacolo di riconciliazione. Decine di sacerdoti – oltre trenta – hanno accolto le confessioni dei ragazzi. Anche il vescovo Claudio si è seduto per ascoltare e assolvere, «perché – ha detto – questo è il momento in cui celebriamo il sacramento della riconciliazione: ritornare in pace con il Signore, ricominciare a vivere insieme con Lui». Un’atmosfera diversa rispetto a quella di casa ma così familiare, anche grazie all’accompagnamento del Coro dei giovani della Diocesi.
«Per vivere il Vangelo dobbiamo partire dalle domande che ci portiamo dentro» ha insistito. «Se non ci sono domande nella nostra vita, il Vangelo non riesce a parlare al nostro cuore. Se invece ci chiediamo chi siamo, dove stiamo andando, allora Gesù diventa davvero il nostro compagno di strada».
Il riferimento è stato chiaro alle giornate di pellegrinaggio e catechesi vissute a Roma: le domande quotidiane consegnate ai giovani – «Dove sei?», «Chi sei?», «Cosa cerchi?» – hanno guidato il cammino interiore di ciascuno. «Oggi dobbiamo chiederci: come cerco? – ha proseguito mons. Cipolla –. E il sacramento della riconciliazione ci aiuta proprio a fare chiarezza, a dire: io voglio cercare Dio senza difese e senza maschere».
Ricorre poi la dimensione della scelta consapevole della fede, testimoniata dalla testimonianza data dai giovani francesi passati in Cattedrale a Padova, domenica scorsa, prima di arrivare a Roma: «Non sarà più banale essere cristiani». All’osservazione di don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile, sull’età più elevata dei giovani padovani al Giubileo rispetto ad altre diocesi, don Claudio ha ribadito: «Sono contento. Certe cose possono essere scelte solo se si è liberi di non sceglierle. Nessuno di voi qui è costretto. Se siete qua è perché lo avete scelto, lo avete voluto. E ci sarà un motivo». Anche l’esperienza del cammino – per chi l’ha compiuto – ha portato a domande e ha messo a fuoco l’imprevisto.
Nel Vangelo di oggi l’incredulità e lo scandalo lasciano spazio allo stupore. «La gente si stupiva di Gesù. Come reagiamo noi allo stupore? Facendo finta di niente, arrabbiandoci, aspettando che passi? Di fronte allo stupore possiamo alzare difese, addolcire il dolore, normalizzare: ma così perdiamo una grande opportunità». Per questo, «siamo chiamati ad affidarci a Dio con coraggio e libertà, riconoscendo la nostra insicurezza e la nostra debolezza».
«Nei giovani qui presenti – ha detto poi il vescovo Claudio a margine delle confessioni – ho percepito una grande disponibilità a lasciarsi sorprendere dalla figura di Gesù che si avvicina ai discepoli di Emmaus, come se, pur avendone parlato molto, non avessero sperimentato una lettura interiore nella loro vita. In effetti, quando ci si accorge della presenza di Dio nella nostra vita si resta perplessi, incuriositi, c’è un desiderio grande che “resti con noi”, come hanno detto a Gesù i discepoli di Emmaus. Questo è il desiderio che vedo passeggiare dentro i sentimenti e i pensieri di questi ragazzi».