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Rubriche | Lettera 35 - Cronache da un'economia umana

martedì 22 Maggio 2018

Torna lo spread, alcune cose da sapere

Con lo spread tornato prossimo ai 200 punti, torna la preoccupazione sui mercati. Di cosa stiamo parlando?

Redazione
Redazione

«L’andamento dello spread dimostra una cosa che dico da anni. La questione non è l’Ue o il Fiscal Compact ma chi ti compra il debito. E lì c’è poco da battere i pugni sul tavolo o schiamazzare». il ministro Calenda, un po’ come Trump, anche lui affida sempre più spesso a dei brevi tweet un commento sull’attualità politica ed economica del paese.

Chi ti compra il debito? È questa la domanda implicita nel tweet del ministro da cui è utile partire per analizzare la situazione corrente, partendo da un assunto fondamentale: cos’è lo spread.

Lo spread è un differenziale, una misura del divario che intercorre fra due titoli finanziari, ad esempio quelli relativi ai titoli di stato italiani e tedeschi. Un indice come tanti, insomma, capace però di racchiudere e sintetizzare un’insieme di valutazioni sul sistema paese tale da renderlo particolarmente interessante.

Al differenziale sui nostri titoli di stato è legata una stima del rischio associato all’investimentoI titoli di stato italiani pagano più interessi rispetto a quelli tedeschi o francesi perché il debitore —l’Italia — è considerato meno affidabile degli altri. Non solo, al nostro spread si lega anche una valutazione temporale sulla salute del debitore, che può essere giudicata in miglioramento o in peggioramento a seconda che dei cambiamenti nel differenziale di due titoli — Btp Italia e Bund — con orizzonte temporale analogo.

Se il debitore viene giudicato inaffidabile, potenzialmente incapace di restituire il proprio debito, il prezzo del rischio aumenta e con esso gli interessi: nel luglio del 2012 si arrivarono a toccare i 575 punti base, che tradotto in soldoni rappresenta una differenza del 5,75% fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi. 

Se la Germania per avere 100€ a prestito per 10 anni pagava, ipotizziamo, 1€ di interessi, nell’estate del 2012 l’Italia doveva prometterne 6,75 per essere presa in considerazione dai creditori. 

Lo spread è, insomma, un termometro della salute del paese e del sentiment generale dei mercati nei confronti dello stato. Chi ti compra il debito è capace anche di stabilirne il prezzo, con ricadute pesanti sull’economia reale di famiglie e imprese.

Se lo Stato è costretto a pagare più interessi sul debito, dovrà in qualche modo mettere mano alla politica economica andando ad aumentare le entrate attraverso nuove imposizioni fiscali, o a ridurre le spese attraverso tagli di bilancio. La vite dello spread non si ferma a questo: 

se l’Italia deve pagare più interessi rispetto alla Germania per finanziare il proprio debito pubblico, lo stesso dovranno fare le imprese e le famiglie italiane rispetto a quelle tedesche.

Oltre allo spread, poi, è bene tenere d’occhio le polizze sul debito, i cosiddetti Cds. Il rischio sul debito è, in qualche misura, assicurato e il valore di questo titolo può essere a sua volta un interessante parametro per capire la situazione sui mercati. I Cds, il cui orizzonte temporale è di 5 anni, hanno visto nei giorni scorsi il loro valore salire ai valori più alti degli ultimi mesi segno di una certa fibrillazione nei confronti del rischio insolvenza dell’Italia.

È un gioco basato sulla fiducia reciproca, quello fra creditore e debitore, le cui regole non sono poi così diverse fra mercati rionali con le loro primizie e quelli finanziari: non basta avere i prodotti migliori o i prezzi più convenienti, bisogna meritarsi la fiducia del cliente giorno per giorno. 

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