Mosaico
Toys? di Anna Piratti. Non sono solo bambole. L’installazione artistica
Toys? di Anna Piratti L’installazione/performance torna in occasione della Giornata internazionale della donna in tre luoghi dell’Università di Padova
MosaicoToys? di Anna Piratti L’installazione/performance torna in occasione della Giornata internazionale della donna in tre luoghi dell’Università di Padova
C’è un punto di domanda nel titolo dell’installazione/performance di Anna Piratti – artista visiva formatasi all’Accademia di Belle Arti di Venezia che lavora in Italia e nel nord Europa, dove si occupa di arte pubblica, arte digitale e pittura su tela – realizzata in collaborazione con Silvia Gribaudi, che il 3, il 5 e 7 marzo sarà allestita, dalle 12 alle 14, in alcuni sedi universitarie patavine. Toys?, questo il titolo, si compone di 800 bambole nude, gettate a terra, scomposte, malconce; 800 bambole nude per riflettere sulla violenza di genere e sulla mercificazione del corpo. «Generalmente è intesa come un’opera per parlare di violenza contro le donne – racconta Anna Piratti – ma sostiene un comportamento di rispetto, non evidenzia una piaga, ma invita a qualcosa di diverso. Attraverso lo stimolo di due elementi fondanti dell’esperienza umana, l’aspetto ludico e quello della cura, pone attenzione al fenomeno della violenza di genere e della mercificazione del corpo, con l’intento di promuovere comportamenti di rispetto, inclusione, tolleranza». Le bambole vengono gettate a terra, in modo casuale, in silenzio, in un’area delimitata. I passanti vengono invitati a prendere una bambola dal mucchio, ricomporla e rivestirla utilizzando un semplice fazzoletto di stoffa bianca e un nastrino rosso. Poi la bambola viene posta in una “zona di sicurezza”. La piazza quindi diventa una scena e il pubblico prende parte all’azione, modificando l’opera. «Ognuno può agire e interagire come meglio crede – dice l’artista – non c’è un modo unico per rivestire la bambola. Ed è proprio bello e interessante osservare i diversi modi di interagire con quest’opera, perché c’è un’interazione personalissima, legata al proprio vissuto, all’essere maschio o femmina, giovane o meno giovane, mamma con la propria figlia o figlio o nonna. E poi c’è una interazione ancora più intima, più potente che non c’è dato conoscere, che è quella interiore. L’opera sono anche le persone che interagiscono o che decidono di non interagire». C’è chi ha bisogno di tempo, chi si butta, chi ha bisogno della spinta di un amico, chi resta a guardare. L’arte non propone soluzioni, tanto meno su temi così forti e impegnativi, ma «offre emozioni e interrogativi, invita a confrontarsi con diverse angolazioni. Supponiamo che Toys? sia una passeggiata nel bosco, posso scegliere fra il percorso battuto dalle guide oppure la via degli animali, quella più nascosta. Abbiamo scelto questo seconda strada. Lo spettatore può decidere se accogliere, rifiutare, abbracciare, spostare, rielaborare il messaggio. Assume un ruolo attivo perché ha l’opportunità e il potere di scegliere». L’installazione/performance sarà allestita al Polo di psicologia in via Venezia lunedì 3, al Dipartimento di fisica e astronomia in via Marzolo il 4 e al Campus di geoscienze in via Gradenigo venerdì 7.