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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

mercoledì 2 Agosto 2023

Trasfigurazione del Signore *Domenica 6 agosto 2023

Luca 9,28b-36

Redazione
Redazione

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Quasi quasi Pietro non crede a quello che vuole dire, tanto quello che vuole dire è incredibile. Eppure – garantisce – «carissimi, non siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma siamo stati testimoni oculari della sua grandezza» (2Pt 1,16). Di che cosa sta parlando? Semplice! Un giorno come tanti Gesù prende lui, Pietro, insieme a Giacomo e Giovanni e li porta sul monte. E improvvisamente, dice il vangelo di Matteo, «fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17,2-3). Mosè ed Elia sono due campioni di fede indiscussi. Hanno illuminato tempi davvero bui d’Israele. Mosè, con tutta la fatica che comporta camminare nei deserti, trascinandosi dietro un popolo recalcitrante. Elia con tutto l’ardore con cui gente innamorata sa vincere e stra-vincere contro tutti i nemici del bene. «Lampada che brilla in un luogo oscuro – ci spiega Pietro – finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino» (2Pt 1,19). Se quelli noi li abbiamo visti con i nostri occhi, assicura, «questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte» (2Pt 18). 

Quello che Pietro ci vorrebbe trasmettere è quell’immensa pace, che lui ha provato lassù. Era così avvolgente che si era lasciato dire in estrema libertà: «Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4). Perché non restare qui per sempre? «Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Ivi). Pietro vuole salvare non tanto loro, gli apostoli, ma quei tre, Gesù, Mosè ed Elia, e quell’immensità di luce. Trasfigura il volto di Gesù, gli inonda le vesti per poi allargarsi tutto intorno. Il mondo a quella luce diventa un roveto ardente. E, strano, quella luce illumina senza accecare, riscalda senza ustionare. Insomma, Dio non usa più la sua santità per costruire altissimo il monumento alla sua gloria, fino a far tremare le montagne. Lo ha fatto sempre. «Nubi e tenebre lo avvolgono – ricorda il salmo responsoriale – giustizia e diritto sostengono il suo trono. I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra» (Sal 96,2.5-6). 

Ora finalmente i tre apostoli hanno con loro un Dio «simile a un figlio d’uomo» (Dn 7,13). E tutto torna a dialogare insieme, senza paura: puzzle dalle tessere ritrovate, mosaico di bellezza frantumata sulle briciole infinitesimali della terra. Ritorna il paradiso degli inizi, Dio a passeggio con gli uomini. 

Eccolo il Padre di tutte le creature 

che torna a farsi sentire. Giunge abbassando la luce a temperature ragionevoli, «nube luminosa che li coprì con la sua ombra» (Lc 9,34). Che bello! Mette una nube a paralume della gloria a riparare gli apostoli alla sua ombra. In bocca ha pochissime parole, come conviene a chi vuole comunicare segreti che devono rimanere segreti: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (17,5). È la vidimazione della carta d’identità di Gesù, il riconoscimento pubblico dello stato di famiglia, unito a… l’invito ad approfittarne fin da subito ad «ascoltarlo!». 

Che bello saperlo! Quel paradiso di pace, da cui Pietro non vuole staccarsi, è a misura di parola. Lo si può ritrovare non più seguendo Mosè che si inerpica sul monte tra tuoni e lampi, ma seguendo quel «figlio d’uomo» che sale a Gerusalemme per la Pasqua. Dio ora con Gesù l’abbiamo in casa, lampada da tirar fuori da sotto il letto o da sotto il moggio e mettere «sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa» (Mt 5,15). Dio non più terrore degli abissi, ustione dei cuori, «fiume di fuoco che scorreva, mentre mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» (Dn 7,10). Ora Dio cammina leggero per le strade, «mite ed umile di cuore» (Mt 11,29), pace delle coscienze, silenzio delle parole inutili, grembo di risurrezione per ciascuno. Di tutto questo, garantisce Pietro, «noi siamo stati testimoni oculari». Ma «non parlate a nessuno di questa visione!» suggerisce loro Gesù. Deve rimare un segreto. Un segreto di parole custodite nel cuore ma che trasfigurano chi le ascolta: fan loro brillare il volto brillò e le vesti diventare candide come la luce». Una vera risurrezione. Di anima e di corpo. Davvero incredibile!

frate Silenzio

Sorella allodola

L’ombra di Dio riempie l’uomo di luce!

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