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Torna l’appuntamento, nella solennità di san Prosdocimo – primo vescovo di Padova – in cui un gruppo di donne e uomini della Diocesi viene iscritto nell’Albo dei fedeli servitori. Questo momento solenne si tiene venerdì 7 novembre al termine della messa delle 18.30, presieduta dal vescovo Claudio, a Santa Giustina in Padova.
Sono trenta, tra cui due coppie, i Fedeli servitori a cui quest’anno la Chiesa di Padova dice – nella persona del vescovo – il proprio «grazie». Da quando è stato istituito l’Albo, cinque anni fa, sono stati iscritti 195 Fedeli servitori, tra cui 21 coppie.
«Nel decreto di istituzione, promulgato dal vescovo Claudio il 7 novembre del 2020 – spiega don Francesco Buson che, con don Ruggero Toldo, si “prende cura” dell’Albo – è sottolineato che la Chiesa, fin dagli inizi, ha assunto le forme più varie per esprimere la sua gratitudine verso i fratelli e le sorelle che si sono distinti per un servizio gratuito e generoso, nella sequela di Cristo servo e a imitazione e risposta del suo amore. Ecco allora il senso dell’“atto” di iscrizione all’Albo».
L’Albo dei fedeli servitori è intitolato a san Prosdocimo vescovo e a santa Giustina, vergine e martire. «C’è un segno significativo sul fronte e sul retro della medaglia che i Fedeli servitori ricevono, vale a dire la brocca: nella mano destra del patrono della Diocesi, lui che è considerato il primo evangelizzatore dell’area veneta; è ripresa, poi, sul retro dove è raffigurato lo stemma del vescovo Claudio. Due facce, il passato e il presente, unite tra loro dalla trasmissione della fede, in virtù del battesimo e nella successione apostolica, dove il Signore Risorto continua ad agire nella sua Chiesa e il cui annuncio è reso vivo dalla testimonianza di fratelli e sorelle, “di generazione in generazione”. Vivere tutto questo nella solennità di san Prosdocimo possiede un valore spirituale e simbolico altissimo e consegna uno sguardo verso il futuro carico di speranza».
Tra i Fedeli servitori c’è chi si è lungamente impegnato nella Caritas, chi ha promosso attività sportive con i giovani, chi ha teso una mano agli anziani, chi ha dedicato tempo ed energie nel consiglio pastorale, chi si è speso tra le corsie dell’ospedale, chi è stato catechista ed educatore, chi si è occupato – tra i vari servizi – anche del bollettino parrocchiale, chi ha animato la liturgia, chi si è occupato della contabilità parrocchiale, chi ha fatto il sacrista, chi ha curato la pulizia della chiesa, chi ha voluto bene alla scuola dell’infanzia parrocchiale, chi ha animato la liturgia con la musica, chi si è fatto carico del centro parrocchiale.
«Ogni anno, tra i Fedeli servitori troviamo la presenza di coppie di coniugi – sottolinea don Buson –
È affascinante riconoscere in loro la bellezza della vocazione del battesimo nel cui innesto è inserita quella particolare del matrimonio. L’amore di questi sposi nel Signore diventa realmente amore totale, fedele, fecondo, perché condiviso nella famiglia, nel mondo, nella Chiesa stessa».
L’Albo dei fedeli servitori racchiude «una ricchezza inestimabile di storie di vita vissuta oltre che di servizio gratuito, nella varietà dei carismi. È un piacere ritrovarci con loro, poco prima dell’inizio della messa del 7 novembre, per condividere nomi e far sentire come, seppur provenienti da tutti gli angoli della Diocesi, apparteniamo alla stessa Chiesa. È un’occasione per ravvivare l’unità della Diocesi, nella comunione con il vescovo, ma sempre sottolineando e rispettando la bellezza delle diverse origini e peculiarità. È prezioso, poi, vedere che i Fedeli servitori vengono accompagnati oltre che da familiari e amici, anche dai loro presbiteri e da una rappresentanza della comunità cristiana di appartenenza. L’Albo, distaccandosi da una logica meritocratica e tantomeno di esibizione personale, è composto da quanti, per la loro esemplarità, vengono indicati al vescovo dalle parrocchie stesse, attraverso i consigli pastorali parrocchiali. C’è riconoscenza, stima e orgoglio da parte dei parrocchiani verso i Fedeli servitori, e da parte di questi ultimi nei confronti dei fratelli e le sorelle della loro comunità».