Mosaico | Sagre e Feste
«San Martino è un santo che unisce» definisce così il patrono di Tribano l’arciprete don Andrea Tieto. «La sua festa non è una rievocazione folcloristica, ma un momento di coinvolgimento di tutta la comunità, attorno a un santo che continua a essere riferimento e modello. San Martino è il santo della carità concreta: quando tagliò in due il suo mantello per offrirne metà a un povero, non diede un di più, ma una parte di sé. È anche il santo delle nostre campagne, dei mezzadri che, a san Martino, caricavano sul carretto i pochi averi e cambiavano casa, padroni, vita». Per la comunità
cristiana e civile di Tribano, quindi, una ricorrenza da vivere come famiglia parrocchiale: i bambini della catechesi preparano le lanterne che illumineranno la processione che precede la messa solenne di domenica 9 alle 18.30, i gruppi della Caritas raccontano la carità vissuta e si aprono a nuovi volti e bisogni; i piccoli della scuola dell’infanzia riceveranno dalle mani dei genitori e degli educatori il mantello rosso della carità, segno di una responsabilità che cresce. Non mancheranno la
focoleria, che richiama i fuochi di san Martino del Sud Italia, e i tamburini, memoria del “batti-pentole” delle tradizioni veneziane.
Il gruppo dei figuranti della Contrada San Giacomo di Monselice darà vita, come ogni anno, alla suggestiva rievocazione dell’incontro tra Martino e il mendicante, intorno, mercatini, laboratori, giochi antichi, mostre e la festa del ringraziamento per i frutti della terra. «Accanto alla festa popolare, ci sarà anche un momento culturale, domenica 9 alle 16, che ci riporta dentro la nostra storia locale del Seicento, legata alla figura dell’arciprete don Paolo Galliero».
Il pranzo sociale di domenica 9 sarà curato dal Circolo Noi, mentre i giovani della web radio parrocchiale seguiranno e racconteranno in diretta ciò che avviene.