(Ultimo?) pranzo alla mensa del carcere Due Palazzi

La Cassa delle ammende non finanzierà per il 2015 le cooperative di detenuti che si occupano di mense dentro le carceri e servizi di catering al di fuori di esse. A nulla è servito l'incontro, alla vigilia di capodanno, tra i rappresentanti delle dieci cooperative coinvolte nel progetto, il ministro della giustizia Andrea Orlando, il capo gabinetto Giovanni Melillo e i vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap).«Il capo gabinetto del ministro ha detto che si cercheranno delle soluzioni individuali, per ogni singola cooperativa, in modo che non si perda l'esperienza – ha spiegato all'uscita dall'incontro Luigi Pagano, vice direttore del Dap – Il capo dipartimento Santi Consolo ha chiesto un po' di tempo per capire la situazione, è stato nominato da due settimane». La sostanza però è che senza i 4 milioni circa all'anno versati dalla Cassa delle ammende (il fondo alimentato dalle multe comminate dai tribunali) il progetto della gestione delle mense carcerarie affidato direttamente a cooperative di detenuti rischia di saltare in toto.

Sono dieci le realtà coinvolte, provenienti da 9 tra le più importanti case circondariali italianeIn tutto, sono strutture dove si trovano ristretti 7 mila detenuti. Di questi, sono in 170 quelli che hanno lavorato dal 2004 ad oggi per le cooperative incaricate della gestione delle mense. Sono la Ecosol a Torino; la Divieto di sosta a Ivrea; la Campo dei miracoli a Trani; L’Arcolaio a Siracusa; La Città Solidale a Ragusa; Men at Wotk e Syntax Error a Rebibbia; ABC a Bollate (Milano); Pid a Rieti e la Giotto a Padova. «Secondo il progetto avrebbero dovuto implementare le commesse esterne e rendersi autosufficienti ma purtroppo non è successo», continua Luigi Pagano.