Skip to content
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
logo
  • Ultimi Articoli
  • Sezioni
    • Chiesa
    • Idee
    • Fatti
    • Mosaico
    • Storie
  • Regionali 2025
  • Rubriche
  • Speciali
  • Mappe
  • EVENTI
  • Scrivici
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
Area riservata

Rubriche | Lettera 35 - Cronache da un'economia umana

giovedì 30 Agosto 2018

Ultimo tango a Buenos Aires?

Le quotazioni della moneta nazionale in picchiata, il presidente Macri chiede aiuto al Fondo Monetario sancendo, di fatto, l'inizio di una crisi: la storia si ripete.

Gianluca Salmaso

Inflazione galoppante, un prodotto interno lordo dalle conclamate attitudini recessive, alcune politiche governative che non hanno sortito gli effetti sperati e un clima internazionale nient’affatto favorevole hanno costretto la Banca centrale argentina ad una stretta sulla moneta nazionale.

Dollarizzazione dell’economia. «Tutto ruota attorno alla più classica delle tradizioni argentine (più del tango e dell’asado di carne) e cioè la corsa a liberarsi del peso e accumulare dollari ai primi segnali di crisi» scriveva, non senza ironia, l’inviato del Corriere della Sera nel suo reportage del maggio scorso. Gli argentini fuggono dalla divisa nazionale trovando rifugio nella valuta americana considerata più sicura — la cosiddetta dollarizzazione — così facendo, però, affondano ulteriormente il peso argentino generando una pericolosa spirale inflazionistica.

Da parte nostra accompagneremo questo sostegno con gli sforzi fiscali necessari.

Non sono bastate le rassicurazioni del presidente Macri per calmare i mercati: una richiesta al Fondo Monetario Internazionale di 50 miliardi di dollari non è una mossa poi così indolore.

È tutta l’America Latina a soffrire in questa fine d’estate, con il Venezuela ormai alla bancarotta, il Messico impegnato nella revisione degli accordi commerciali con gli Stati Uniti e il Brasile ancora straziato dagli scandali e con la pressione degli esuli venezuelani al confine.

Certo, la situazione dell’Argentina non è la stessa del Venezuela: a Buenos Aires i soldi si contano ancora e non si pesano come a Caracas — dove un rotolo di carta igienica vale qualche chilo di banconote — ma l’eredità economica del populismo peronista — una miscellanea di dottrine nazionaliste, socialiste, fasciste e chi più ne ha più ne metta —continua a farsi sentire così come il clima di questi mesi non aiuta la normalizzazione dell’economia.

È un tango vorticoso, quello che si sta imbastendo sulle sponde del rio de la Plata. Recidiva, incallita, forse irrecuperabile, l’Argentina di sempre balla di nuovo sull’orlo del precipizio.

Ultimi articoli della categoria

Pubblico impiego: un patto per l’innovazione

giovedì 11 Marzo 2021

Pubblico impiego: un patto per l’innovazione

Ferie e riposi solidali: c’è l’accordo per i dipendenti Esselunga

mercoledì 11 Novembre 2020

Ferie e riposi solidali: c’è l’accordo per i dipendenti Esselunga

Dalla necessità all’urgenza di cambiamento: Marco Bentivogli e le ultime frontiere del lavoro

sabato 17 Ottobre 2020

Dalla necessità all’urgenza di cambiamento: Marco Bentivogli e le ultime frontiere del lavoro

Condividi su
Link copiato negli appunti
Logo La Difesa del Popolo
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Amministrazione trasparente
  • Scrivici

La Difesa srl - P.iva 05125420280
La Difesa del Popolo percepisce i contributi pubblici all'editoria.
La Difesa del Popolo, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha aderito allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La Difesa del Popolo è una testata registrata presso il Tribunale di Padova decreto del 15 giugno 1950 al n. 37 del registro periodici.