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Mappe IconMappe | Mappe 18 – Salute e benessere – dicembre 2023

martedì 19 Dicembre 2023

Un balsamo per l’anima: la musica. Note che leniscono

La musicoterapia ha radici antichissime, tuttavia di recente c’è un approccio scientifico alla materia. E i conservatori, dal 2021, rilasciano un diploma accademico

Redazione
Redazione

Il potere curativo attribuito alla musica è un concetto che risale alla notte dei tempi; d’altronde elementi musicali come il ritmo e il canto, inteso quale imitazione con la voce dei suoni della natura, hanno preceduto, e di molto, il linguaggio verbale. Era al centro di rituali sospesi fra magia e religione in civiltà agli antipodi del mondo, così come in tanti altri settori della vita, spesso, appunto, con il compito di “aiutare” o “facilitare” le situazioni. Pitagora vide una relazione tra musica e animo umano, altro aspetto assai significativo che attribuisce al mondo sonoro un influsso diretto sulla dimensione psicofisica, un pensiero poi ripreso e sviluppato dalla filosofia greca dei secoli successivi che diede vita alla teoria dell’ethos, ossia gli effetti che i diversi modi (le antiche scale musicali) produrrebbero sugli stati d’animo. Ripercorrendo la storia dell’uomo, lo stesso canto gregoriano era stato concepito per favorire la meditazione e l’interiorizzazione del testo sacro e, anche togliendo l’elemento melodico, la preghiera racchiude nella metrica dei suoi versi una sorta di andamento “musicale” che induce concentrazione e calma interiore. Le radici di quello che oggi chiamiamo “musicoterapia” sono dunque antichissime, tuttavia la disciplina, o meglio un tentativo di codificazione scientifica della materia, ha origini ben più recenti: un primo trattato è a firma del medico musicista londinese Richard Brocklesby, mentre in Italia i primi tentativi appartengono allo psichiatra e poeta Biagio Gioacchino Miraglia. Oggi la musicoterapia è a tutti gli effetti una materia e una modalità di intervento riconosciuta, ma se in ambito formativo si è andati avanti, esistono ancora degli scogli da superare relativamente all’autonomia della professione. «È uscito nel 2021 un decreto ministeriale che permette ai conservatori di rilasciare un diploma accademico di II livello in musicoterapia – sottolinea Paolo Troncon, direttore del conservatorio “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto, membro del Consiglio nazionale dell’Alta formazione artistica e musicale (Afam) e già presidente della Conferenza nazionale dei direttori di conservatori – È un corso che, pur appartenendo esclusivamente all’Afam, nel piano di studi prevede dei settori universitari che riguardano pedagogia e psicologia, pertanto è necessaria una convenzione con un istituto universitario. Ho avuto un ruolo nella valutazione del percorso formativo: il ministero, il titolare dell’accreditamento, si avvale di due organismi tecnici, il Cnam, che esamina l’ordinamento, il piano di studi, e l’Anvur, che valuta tutti gli altri aspetti. Attualmente Verona ha avuto l’autorizzazione, mentre Padova dovrebbe riceverla prossimamente. Nel territorio ci sono diverse strutture ospedaliere che utilizzano in qualche modo le competenze di questi operatori, anche in certi casi con risultati interessanti. C’è però ancora un’ambiguità da risolvere: la figura professionale del musicoterapeuta, per operare, deve far parte di una equipe che abbia come responsabile uno psichiatra o uno psicologo».

Fondamentale poi la testimonianza Mario Paolini, pedagogista e formatore, con incarichi di docenze in diversi atenei, autore di numerose pubblicazioni e ricerche, tra i fondatori del Centro di musicoterapia compositiva di Mestre: «Quello che sta accadendo negli ultimi anni è molto interessante, l’orizzonte attuale ha visto un crescere di attenzione da parte delle neuroscienze, a dimostrazione che sempre più ci siano dei suggerimenti sul versante applicativo clinico. Da 40 anni mi occupo di persone con disabilità, in particolare seguo casi di fragilità, ed è necessario orientarsi in una visione di profondo rispetto nei confronti di chi si trova in determinate condizioni. Mi piace l’idea di migliorare e aumentare la fruizione della musica, in modo normale per tutti. Suono nella banda cittadina di Treviso (Paolini è diplomato al conservatorio in clarinetto, ndg) e spesso la domenica facciamo dei concerti in casa di riposo: lo vedo l’effetto sulle persone anziane, gli stessi operatori presenti si stupiscono. A suo tempo c’è stato un dibattito su quale sia la musicoterapia giusta: ci sono due grandi scuole, una persegue un intervento attivo, ossia far suonare una persona, l’altra uno passivo legato alla ricezione. Sulla ricezione mi piacerebbe che ricominciasse la ricerca. Manterrei un approccio aperto a quelle che sono le componenti della musica, vedere che mediante il suono, usato come strumento di comunicazione, e musica non ancora strutturata si possano offrire degli stimoli cognitivi in bambini, anziani e altri soggetti. Il lavoro che adesso sto cercando di riprendere riguarda la sfera emozionale: mi interesserebbe trovare, anche fra studenti e appassionati di musica, la voglia di indagare con grande libertà e curiosità. E su questo sono ancora disposto a farci l’alba!». La musicoterapia è comunque sempre più presente in ambito sanitario: l’ospedale di Treviso l’ha applicata in pediatria, mentre nella sua componente di “lenire” non si possono non citare i casi dei concerti promossi dall’associazione Amici del Quinto Piano all’ospedale San Bortolo di Vicenza e quelli dell’hospice Casa dei Gelsi di Treviso per i malati oncologici in fase avanzata e terminale. Anche la casa di reclusione Due Palazzi ha avviato nel 2019 un progetto di musicoterapia che ha visto un crescente coinvolgimento dei detenuti e importanti sviluppi, fra concerti, incisioni e la formazione di orchestra e coro.

Musicoterapia e spettro autistico

«La musicoterapia può essere un’importante risorsa per i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, è infatti capace di ridurre lo stress e migliorare le capacità comunicative, relazionali e motorie». Ad affermarlo, in occasione della Giornata europea della musicoterapia dello scorso 15 novembre è Marinella Maggiori, presidente dell’Associazione italiana professionisti della musicoterapia (Aim) e musicoterapeuta del Centro terapeutico dell’Antoniano di Bologna.

Fabio Velo Dalbrenta

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