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Per l’edizione 2025 la Formazione all’impegno sociale e politico (Fisp) ha scelto un tema quanto mai attuale: “Governare i conflitti”. A spiegarne le ragioni è suor Francesca Fiorese, responsabile dell’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Padova, che sottolinea come l’interesse per questo argomento nasca dal rilevare criticità sempre più evidenti sia nelle relazioni quotidiane dei singoli, sia a livello internazionale. «Viviamo una fase storica segnata da tensioni crescenti: guerre, polarizzazioni politiche, ma anche aggressività diffusa nei luoghi di lavoro e nelle relazioni interpersonali. Da qui il desiderio di ripartire da una visione più alta, che trovi nell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco la sua ispirazione. Qui il conflitto viene trattato nella sua dimensione complessiva: non va negato, ma attraversato, per riconoscere le differenze e ricomporle in unità. Governare il conflitto ha come obiettivo quello di costruire la fraternità e il vivere l’amicizia sociale. È necessario con ciò porre al centro il dialogo, senza che sfoci in scontro».
Il percorso inizierà il 5 ottobre e si concluderà il 22 dicembre (il termine per le iscrizioni è l’11 ottobre). Prenderà avvio con un incontro introduttivo, seguito da cinque lezioni online, ognuna delle quali sarà strutturata in due momenti: uno frontale, con contributi di esperti che offriranno chiavi di lettura ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa, e uno partecipativo, dove i corsisti saranno divisi in gruppi territoriali.
«Non si tratta solo di ascoltare, ma anche di imparare a mediare: ogni gruppo sarà chiamato a elaborare tre domande da porre al relatore, allenandosi al dialogo e all’ascolto reciproco».
Oltre ai cinque appuntamenti sono previsti anche dei laboratori territoriali, centrati sull’analisi di casi concreti legati alla propria zona. «I partecipanti impareranno un metodo di indagine della realtà. Offriremo loro delle chiavi di lettura per capire ciò che li circonda». I laboratori saranno orientati da cinque parole: provare, individuare, ascoltare, comporre, proporre.
La novità di quest’anno è l’introduzione del “teatro dell’oppresso” nel primo dei laboratori, che consentirà di sperimentare dinamiche di conflitto in modo esperienziale, per acquisire consapevolezza e strumenti di gestione. «La politica non si fa solo nelle istituzioni – conclude suor Fiorese – ma ovunque si costruisce il bene comune: nelle associazioni, nei Comuni, nei gruppi civici. Per questo, il nostro obiettivo è formare persone capaci di affrontare il conflitto come parte del processo democratico, non come ostacolo. Serve coraggio per accogliere le differenze e trasformarle in fraternità».