Che fine ha fatto quella moltitudine di adolescenti che era solita stazionare, zaino in spalla e auricolari nelle orecchie, davanti ai cancelli delle scuole? Le strade appaiono vuote e malinconiche, quindi la domanda sorge spontanea…
Alcuni di loro sono impegnati nel recupero delle materie insufficienti, o negli esami di Stato, i cosiddetti “sdraiati” sono sprofondati nei letti o sui divani di casa, altri sono già in vacanza magari a casa dei nonni o di qualche amico, altri ancora impegnati nei centri estivi… Se affiniamo l’udito, però, potremo cogliere un vociare nuovo proveniente da altri cortili, quelli degli oratori, dove ormai ogni anno migliaia di ragazzi e bambini partecipano ai campi estivi.
All’interno degli oratori bambini e ragazzi partecipano a giochi e attività, hanno inoltre l’opportunità di essere coinvolti in percorsi di spiritualità e crescita personale.
Il modello dell’oratorio ha origine nel XVI secolo per iniziativa di san Filippo Neri, che intuì l’importanza di un luogo in cui i giovani potessero giocare, pregare e crescere insieme. Tuttavia, nel XIX secolo, fu san Giovanni Bosco, a trasformare l’oratorio in un luogo educativo strutturato: il “sistema preventivo” da lui ideato univa ragione, religione e amorevolezza, dando vita a un ambiente protetto dove i giovani venivano accolti e accompagnati nella crescita umana e spirituale.
Nel tempo l’oratorio si è evoluto, diventando un punto di riferimento stabile. I campi estivi, in particolare, si sono affermati nel secondo dopoguerra come esperienza di socializzazione e formazione fuori dal contesto urbano, rispondendo al bisogno di comunità e contatto con la natura.
Oggi i campi estivi negli oratori sono appuntamenti si svolgono in montagna, al mare o in campagna, in strutture gestite da parrocchie o associazioni ecclesiali (come Azione Cattolica, Agesci, Salesiani, Fom, etc.). L’organizzazione coinvolge educatori, sacerdoti e giovani volontari che si formano appositamente per svolgere il ruolo di animatori.
Per gli adolescenti, in particolare, l’occasione formativa è duplice, dopo essere stati fruitori dei servizi offerti dai centri, possono ricoprire il ruolo attivo degli animatori. Una prospettiva interessante, perché rende educatore colui che fino a poco prima era educato. In questo ruolo, in realtà, ci si continua a formare, formando gli altri. La filosofia è quella del “dono”, ciascuno dona quello che ha: gli adulti, in primis, la propria esperienza e pazienza; i piccoli tutta la loro straripante energia vitale; gli adolescenti il legame ancora fresco che hanno con il mondo dell’infanzia e il loro sguardo “nuovo” sulle cose.
I campi estivi negli oratori non sono semplici momenti di vacanza: rappresentano esperienze ad alto spessore educativo. I percorsi quotidiani vengono strutturati per scoprire, ri-scoprire e consolidare valori e talenti.
Sì lavora molto sul senso della responsabilità: gli adolescenti vengono coinvolti attivamente nell’organizzazione della vita comunitaria (cucina, pulizie, animazione), sviluppando senso del dovere e spirito di collaborazione. Sì incoraggiano i giovani a vivere in maniera autentica le relazioni: lontani da smartphone e routine, i ragazzi imparano a mettersi in gioco in modo genuino, a condividere emozioni e difficoltà, e a costruire legami profondi con coetanei e adulti significativi.
I principi guida sono quelli del rispetto e dell’accoglienza: la vita di gruppo spinge a confrontarsi con le differenze, a mediare i conflitti e a imparare il rispetto reciproco. Sì apprende la gioia del dono: il servizio verso gli altri, piccolo o grande che sia, viene presentato non come obbligo, ma come possibilità di realizzazione personale e di costruzione del bene comune.
Sullo sfondo, a scandire la giornata, ci sono poi momenti di spiritualità: attraverso la preghiera, la riflessione e la celebrazione eucaristica, viene proposta una dimensione di fede vissuta in modo concreto e accessibile.
In un momento storico e sociale segnato da individualismo, isolamento digitale e crisi di senso, i campi estivi negli oratori offrono un’alternativa concreta e positiva. Propongono un modello di crescita che integra gioco, riflessione e spiritualità, all’interno di una comunità accogliente e generativa.
Sono esperienze che lasciano il segno: molti adolescenti tornano dai campi con nuovi amici, maggiore fiducia in sé stessi e, spesso, con una rinnovata visione della vita e del proprio ruolo nel mondo.