Entra nel vivo e si avvia alla conclusione il Giubileo dei giovani a Roma. Gli oltre mille pellegrini della Diocesi di Padova, dopo aver smontato le tende e salutato con lunghi applausi l’accoglienza “last minute” della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo all’Olgiata, si sono diretti sotto il sole d’agosto verso Tor Vergata, già teatro, nel 2000, della storica GMG con san Giovanni Paolo II.
È il momento di tirare le fila, certo, ma anche di ringraziare. Come ha ricordato Giorgio Pusceddu della Pastorale dei Giovani di Padova al termine della Messa, gli ultimi dieci giorni sono stati una lezione di Provvidenza. Mesi di preparazione minuziosa, con la permanenza prevista in alcuni edifici scolastici di Cisterna di Latina: «Avevamo persino previsto i banchi con il nome di ciascun pellegrino», ha raccontato Pusceddu, con un po’ di commozione. Poi, dieci giorni fa, il ritiro della disponibilità da parte di Cisterna, per disguidi burocratici non imputabili a Padova, legati alla sicurezza e gestiti con poca chiarezza dagli aspiranti ospitanti.
«Ci siamo messi a cercare disperatamente un’altra soluzione, prima con le tende a Cisterna, poi in altre parrocchie. Eravamo sul punto di annullare tutto quando, cercando su Google parrocchie vicino alle stazioni, abbiamo visto un grande campo vicino alla parrocchia di Olgiata». Una telefonata, e il parroco don Paolo Ferrari chiese un’ora per pensarci. «Avevamo già dato la disponibilità ad ospitare 150 ragazzi da Reggio Emilia ed ero molto preoccupato – ha raccontato alla Messa del mattino di sabato 2 agosto –. Quando è arrivata la richiesta di Padova, per oltre mille posti in tenda, ogni preoccupazione è andata via».
Felici i parrocchiani, nessun intoppo: tutto, all’Olgiata, è filato liscio come l’olio. I giovani padovani hanno potuto godere anche di una posizione più comoda e vicina a Roma. Ultim’ora anche le disponibilità dei volontari, aggregati alla spedizione: i genitori di don Alberto Sonda, Tiziano e Marisa Geron, oltre a Marilisa Baccaglini di Villa Immacolata e il giovane Samuele Zonta.
Un’esperienza – piccola e circostanziata, certo, ma totale – di Provvidenza, di riscrittura degli schemi umani per lasciar spazio all’inaudito e all’inatteso.
Nella sua omelia, il vescovo di Padova Claudio Cipolla – che in questi giorni ha passato ore a conversare, scherzare e osservare con sguardo compiacente e compiaciuto i giovani della sua diocesi – ha detto: «Ho vissuto questi giorni, come anche altri preti, come una grande occasione che molti di voi – penso anche di noi – abbiamo avuto di ritornare a guardare le parti belle della nostra vita».
Sono stati giorni da portare nell’ordinario dopo lo straordinario: «Molti di voi hanno ripreso contatto con quel mondo interiore che è possibile vedere e sperimentare quando si è un po’ nel raccoglimento, quando non si dà spazio a tutte le corse, le emozioni, i sentimenti».
«Ritorniamo a prendere contatto con noi stessi – ha aggiunto il vescovo – e stiamo cercando proprio il Giubileo… Io lo vivo così: come una grande occasione per riprendere, per non disperderci e per raccoglierci». Per poter ritornare «nella coscienza», dove «troviamo il luogo delle nostre decisioni, raccogliendoci nel silenzio: è il Giubileo per noi».