Idee
Un segno nello spazio. Quale lingua parla Dio?
Un esperimento italiano che coinvolge un’artista e tre radiotelescopi apre nuove riflessioni sui messaggi alieni dallo spazio. E se proiettassimo il tutto in campo religioso?
Un esperimento italiano che coinvolge un’artista e tre radiotelescopi apre nuove riflessioni sui messaggi alieni dallo spazio. E se proiettassimo il tutto in campo religioso?
«Un giorno Qfwfq creò il primo Segno. Da allora, segni cominciarono ad apparire e svanire in ogni punto dello spazio». Queste le parole, ispirate alle Cosmicomiche di Italo Calvino, che aprono il sito di “A Sign in Space” (un segno nello spazio, ndr), un progetto dell’artista multimediale Daniela de Paulis, operatrice radio, artist residence presso il Seti Institute e il Green Bank Observatory negli Stati Uniti. “Artist in residence” è un movimento che promuove l’integrazione tra l’arte e la scienza, mettendo in relazione vari artisti contemporanei, in questo caso, con il Seti Institute, un’organizzazione no-profit nella Silicon Valley il cui scopo è «guidare la ricerca dell’umanità nel comprendere le origini e la prevalenza della vita e dell’intelligenza nell’universo e condividere tale conoscenza con il mondo». Cosa succederebbe se ricevessimo un segnale da un’intelligenza extraterrestre? Come riconoscerlo e interpretarlo? Proprio a questo scopo è stato ideato dall’artista italiana un esperimento originale: la ricezione, decodificazione e interpretazione di un segnale pseudo-alieno, fatto inviare dalla sonda Trace Gas Orbiter dell’Esa (l’Agenzia spaziale europea) e ricevuto lo scorso 24 maggio dalla stazione radioastronomica di Medicina in Italia, dall’Allen Telescope Array del Seti Institute e dal Robert C. Bynd Green Bank Telescope negli Stati Uniti. Il contenutodel messaggio è segreto, studiato dalla de Paulis insieme a un team di esperti internazionali, tra cui anche ricercatoridell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Chiunque può scaricare i dati ricevuti e analizzarli: il 31 maggio il messaggio è stato correttamente decodificato attraverso la collaborazione di un largo numero di utenti. Ora la nuova sfida è interpretare il file binario di 8.212 bit che è stato ricevuto, una lunga sequenza di 1 e di 0 disposti in un ordine preciso, il cui significato è interamente da scoprire. Non è certo un lavoro alla portata di tutti: servono competenze specifiche, ma ciò che il Seti Institute e l’artista vogliono sottolineare è che un messaggio da parte di un’intelligenza extraterrestre sarebbe patrimonio di tutta l’umanità e richiederebbe un modo completamente nuovo di pensare e di pensarsi come genere umano. Significa andare oltre le differenze di lingua, di provenienza, di cultura, di religione, di genere: uno scenario per ora solo fantascientifico. Tuttavia “A Sign in Space” non vuole riproporre la fantascienza, ma creare una vera e propria opportunità per sperimentare un pensiero diverso, un nuovo punto di vista che mette in campo competenze e creatività di tutti per raggiungere il medesimo scopo.
In che linguaggio sarebbe scritto un segnale extraterrestre? Non si tratterebbe di una lingua in particolare, potrebbeessere scritto in un linguaggio logico-matematico, in grado di essere compreso potenzialmente da tutti. Ma come interpretarlo? Come riconoscerlo fra tanti segnali? Da che parte puntare il radiotelescopio? Sembrano domande senza risposta di fronte a un fatto così eccezionale da pensare che, in fondo, non si verificherà mai. Tuttavia queste domande acquistano nuovo senso quando ci si riferisce, per esempio, all’esperienza religiosa. La tradizione giudaico-cristiana crede in un Dio che si fa conoscere per primo, che si rivolge all’uomo e gli parla. Ma in che modo Dio parla all’uomo? E non solo a una ristretta parte dell’umanità, ma a tutti? Lo fa certamente attraverso la Scrittura, tuttavia anche questa va interpretata con una serie di attenzioni, per non farle dire ciò che vogliamo noi. Dio parla anche attraverso dei segni, che la Chiesa chiama segni dei tempi. Più che un segno nello spazio, dunque, si tratta di un segno nel tempo, nel nostro tempo, nel nostro mondo. Sono quei fatti, quegli avvenimenti, quei cambiamenti che chiedono di essere “evangelizzati”, di essere letti con gli occhi amorevoli di Dio. Per farlo è necessario mettersi in ascolto degli uomini e delle donne di oggi, dentro alla storia che stiamo attraversando, con le sue complessità e le sue contraddizioni, perché è sempre e comunque storia di salvezza, attraverso la quale Dio si rivela. Aprire occhi e orecchi per imparare a riconoscerlo lì dove gli uomini soffrono, piangono, ma anche dove vivono esempi luminosi di pace e di solidarietà. Rimanere in ascolto dello Spirito che soffia, che apre nuove strade per il dialogo, che rischiara consapevolezze e responsabilità. Il linguaggio di Dio è quello umano. Dove è puntato il nostro radiotelescopio?