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Mappe IconMappe | Mappe 21 - Città e comunità sostenibili - marzo 2024

martedì 26 Marzo 2024

Una casa non per tutti. Il diritto ad avere un tetto

Alloggi garantiti a tutti i cittadini con servizi adeguati: è il target da raggiungere nel 2030. L’orizzonte però è lontano

Francesca Campanini
Francesca Campanini
collaboratrice

Non si attenua l’emergenza abitativa che affligge il Veneto dalla pandemia, complici le guerre in corso e la conseguente impennata inflazionistica che hanno fatto del mercato degli affitti una “fossa dei leoni” in diverse città della Regione. Padova in questo senso appare come un caso delicato. Lo confermano i dati, che per esempio, per quanto riguarda l’edilizia residenziale pubblica, non lasciano ben sperare in interventi che riescano a rispondere alle necessità di tutti coloro che ne hanno fatto richiesta. Sono infatti 1.838 le domande presentate quest’anno per un alloggio popolare nel Comune di Padova a fronte delle 1.392 dell’anno scorso. Si tratta di un aumento del 32 per cento, ma gli alloggi non sono sufficienti. A spiegarlo l’assessora alle Politiche abitative Francesca Benciolini: «Tra il 2024 e il 2026, periodo di validità della graduatoria che grazie a questo bando si compilerà, termineranno i lavori che attualmente interessano diversi edifici e singoli alloggi e questo ci aiuterà a scorrere la graduatoria in modo significativo, ma è inimmaginabile soddisfare tutti i richiedenti e gli aventi diritto». L’assessora specifica anche che «quando si parla di case popolari, si pensa subito a persone senza casa, ma non è affatto così: è aumentata la fascia grigia, quella in cui rientrano famiglie che hanno regolari entrate, ma non ce la fanno a sostenere il mercato privato. La maggior parte una casa ce l’ha, ma non riesce più a stare dietro alle spese e cerca quindi di stabilizzarsi in quelle comunali». Le soluzioni abitative non si trovano nel mercato privato principalmente per via del caroaffitti, che solo dal primo al secondo semestre 2023 in Veneto ha provocato un aumento del 5,3 per cento dei canoni dei trilocali e del 5 per cento per mono e bilocali, e della scarsa offerta da parte del mercato, nonostante ci siano nella Regione 457mila case sfitte. L’emergenza abitativa catapulta così individui appartenenti alle più diverse fasce di popolazione in condizioni di vulnerabilità, come testimonia Andrea Andriotto di Avvocato di strada, associazione che da oltre vent’anni opera nella città del Santo, fornendo assistenza legale a persone senza fissa dimora e non solo: «Sono molte le persone che vengono da noi chiedendo una mano per trovare alloggio, si tratta sia gente che fa domanda per ottenere di case dell’edilizia popolare ma non ha successo, sia di persone che dormono per strada e vorrebbero un alloggio. Negli ultimi anni abbiamo visto l’utenza più che raddoppiare. È anche cambiata la tipologia di utenti: io ho iniziato a fare questo lavoro nel 2009 e, generalizzando, quando entravo in sala d’attesa, oltre a vedere numeri ridotti rispetto a ora, trovavo soprattutto persone che corrispondevano all’immaginario stereotipato del senzatetto. Oggi invece in sala d’attesa troviamo tante mamme con bambini, molti ragazzi giovani, intere famiglie… Fino a qualche anno fa era rarissimo vedere questo tipo di casi». L’aumento così significativo di richieste per alloggi Erp ha portato il Comune di Padova a prorogare di quindici giorni la pubblicazione della graduatoria provvisoria di assegnazione delle case popolari. Michele Brombin, segretario provinciale di Sunia Padova, quando gli chiediamo un commento si dichiara niente affatto stupito: «Ogni anno si ripete il boom di richieste. Il diritto alla casa è stato messo all’angolo. Noi abbiamo sempre sottolineato che l’edilizia pubblica non basta a fare fronte alle richieste che ci sono. Bisogna incentivare i proprietari ad affittare le abitazioni». Sul tema però gioca un ruolo importante il fenomeno degli affitti brevi, principalmente a uso turistico, attraverso cui si massimizza il guadagno, ma si tolgono soluzioni a chi in Veneto vorrebbe non solo passare le vacanze. «La Regione Veneto sul tema del diritto all’abitare non sta facendo praticamente nulla, se non qualche accordo con Confindustria» prosegue Brombin, riferendosi all’accordo firmato dal governatore Luca Zaia e Confindustria Veneto Est a fine novembre 2023, che tra le varie voci prevede una collaborazione per trovare soluzioni abitative a costi sostenibili per attrarre giovani lavoratori. «Sono piccole iniziative di fronte a problemi davvero grossi da gestire. Regione e Stato non sono presenti e i Comuni sono stati lasciati soli» conclude. Nonostante le difficoltà, però, nel Comune patavino il 9 gennaio è stato dato il via a una serie di tavoli in cui svariati soggetti coinvolti – amministrazione stessa, Università, Ater, associazioni di inquilini, Confindustria e altri – lavoreranno alla creazione di un’Agenzia sociale per l’abitare, un fondo garanzia per sostenere la locazione e il reperimento di alloggi da immettere nel mercato.

Dolo, al via il recupero degli alloggi sfitti

A fine febbraio, il Comunale di Dolo e l’Ater Venezia hanno siglato un accordo per affrontare la carenza di alloggi a prezzi calmierati nel territorio comunale. Attualmente, 25 appartamenti Ater necessitano di interventi manutentivi e non sono assegnabili, da qui un meccanismo per velocizzare l’assegnazione di questi alloggi: l’accordo prevede che il Comune versi ad Ater poco più di 50 mila euro all’anno per la gestione amministrativa delle case popolari comunali. Inoltre, parte della monetizzazione derivante dall’Edilizia residenziale privata sarà destinata a un fondo per lavori di manutenzione che consentirà all’Ater di eseguire lavori entro sei mesi su sei appartamenti, con l’obiettivo di offrirli a famiglie in difficoltà.

Un lavoro non basta per la sicurezza

La perdita del lavoro e dell’autonomia economica sono le cause prevalenti, ma non solo. Specifica infatti Andrea Andriotto di Avvocato di strada: «I nostri utenti sono anche persone che magari hanno un lavoro, che però non permette loro di mantenersi, conosciamo persone che lavorano ma vivono in dormitori e non riescono a trovare alloggio». Tra i Comuni all’interno del territorio diocesano, Selvazzano Dentro è quello con la percentuale più bassa di immobili sfitti (9,83 per cento), Gallio la più alta (80,77 per cento).

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