Mosaico
Valdobbiadene. Un nuovo flagello spaventa la glera
Valdobbiadene. La siccità mette il comparto a dura prova, ma lo stato del vigneto veneto pare buono, trattamenti in calo
Valdobbiadene. La siccità mette il comparto a dura prova, ma lo stato del vigneto veneto pare buono, trattamenti in calo
Flavescenza dorata: un nome delicato e pregiato per un flagello che spaventa le colline del Prosecco e verso cui i viticoltori si sentono quasi impotenti. Se ne è parlato al primo appuntamento del “Trittico vitivinicolo” organizzato annualmente da Regione, Veneto Agricoltura, Arpav e Uvive per fare il punto sullo stato del vigneto nel territorio regionale. Ma che cos’è la flavescenza dorata? È una malattia epidemica, segnalata per la prima volta in Francia negli anni Cinquanta e osservata in Italia solo sul finire del decennio successivo. In Veneto la malattia compare negli anni Ottanta. L’agente eziologico è un fitoplasma che si insedia nei tessuti floematici e ne provoca il blocco della linfa, e che viene trasmesso da un insetto vettore, il cicadelide Scaphoideus titanus, o attraverso l’innesto eseguito con materiale di propagazione infetto. Nelle manifestazioni precoci le infiorescenze o i grappolini disseccano e poi cadono, in quelle tardive i grappoli raggrinziscono progressivamente fino a disseccare. Attualmente la malattia è comparsa in alcune aree del territorio di Valdobbiadene e per i vigneti colpiti c’è poco da fare. «La Regione del Veneto – ha spiegato Enrico Battiston dell’Unità operativa fitosanitaria regionale – si è ben attrezzata mettendo in campo una serie di servizi a favore dei viticoltori, compresa una guida reperibile sul sito internet regionale». E ha attivato un tavolo tecnico-scientifico per individuare le azioni più efficaci di contrasto alla sua diffusione. Tuttavia molti viticoltori sono preoccupati perché i composti permessi dalla normativa a contrasto della malattia non sembrano efficaci quanto altri, utilizzati in passato ma ora proibiti a livello nazionale. Rispetto alla situazione generale del comparto vitivinicolo, invece, dopo la pandemia, la crisi ucraina e quella energetica, il problema siccità appesantisce ulteriormente la situazione di un settore che è ancora nettamente quello trainante per l’agroalimentare veneto. Nonostante questo, alla vigilia dell’estate il vigneto veneto si presenta nel complesso in salute, ma la prolungata siccità sta creando forti preoccupazioni anche per i vigneti irrigati. Come per le altre colture, anche per le viti l’assenza di adeguate precipitazioni (a gennaio il 53 per cento in meno della media, a febbraio il 52, a marzo l’81, ad aprile il 33 e a maggio il 46) è un serio problema, come lo sono le alte temperature diurne e notturne che ormai si registrano da settimane. Nel corso dell’incontro, Francesco Rech di Arpav, analizzando l’andamento meteo del primo semestre 2022 in rapporto alla coltura della vite, ha ricordato che quest’anno nel Veneto mancano all’appello 300-400 mm d’acqua, per non dire della carenza di neve in montagna, delle alte temperature della primavera e dei numerosi eventi estremi quali le grandinate sempre più frequenti. Ciononostante la situazione fitosanitaria in vigneto si presenta soddisfacente, ha evidenziato Diego Tomasi in rappresentanza del sistema dei Consorzi di tutela del Veneto, anche perché le scarse precipitazioni hanno tenuto lontano le malattie fungine della vite, tanto che sono stati effettuati in media solo fino a tre trattamenti. Sotto il profilo quantitativo la produzione si annuncia nella media, con l’inizio della vendemmia previsto in lieve anticipo rispetto allo scorso anno.
Per il principale vino veneto si prospetta un’annata vitivinicola senza particolari difficoltà dal punto di vista fitosanitario, ma la flavescenza dorata che obbliga i viticoltori a estirpare le piante colpite è un grosso problema in prospettiva futura