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Veneto, il fotovoltaico in bilico tra agricoltura ed esigenza energetica
Possibile fumata bianca entro fine mese sugli impianti rinnovabili. I nodi da sciogliere
FattiPossibile fumata bianca entro fine mese sugli impianti rinnovabili. I nodi da sciogliere
Non bastassero gli accordi e gli impegni climatici da raggiungere nel 2030 e nel 2050, la guerra in Ucraina ha evidenziato la dipendenza dell’Italia, ma anche degli altri Stati, in tema di energia e produzione energetica. La Russia – dato ormai entrato a far parte nei dialoghi della nostra routine – fornisce al nostro Paese il 40 per cento del gas utilizzato annualmente ed ecco perché una virata decisa sull’energia derivata da fonti rinnovabili è ormai improcrastinabile. In Veneto, è in discussione la proposta di legge numero 97 sul fotovoltaico a terra, di cui il consigliere leghista Roberto Bet è il primo firmatario. La proposta in oggetto nasce nel settembre 2021 dopo che sei mesi prima lo stesso consigliere aveva ritirato il precedente testo perché ritenuto a rischio di impugnazione per incostituzionalità. A questo “giro”, anche in virtù dei vari emendamenti, la prerogativa è fare chiarezza: «Abbiamo riordinato tutti i vincoli e le tutele da tenere in considerazione quando si autorizzano questi impianti, dagli aspetti paesaggistici agli aspetti ambientali, storico-architettonici e di aree agricole – spiega Roberto Bet – Abbiamo introdotto il concetto di aree agricole di pregio: le Province dovranno individuare le zone non idonee agli impianti su cui va data priorità all’attività agricola, ma soprattutto abbiamo introdotto un principio di intervento prima su zone industriali, capannoni, tetti di zone dismesse e degradate, cave, ex-discariche o terreni compromessi e solo successivamente su terreni vergini, che per gli imprenditori sono convenienti perché costano meno». C’è un aspetto che Roberto Bet preme nel sottolineare ed è legato alla tutela agricola, uno dei punti nevralgici del dibattito: «Non possiamo vietare in generale l’installazione degli impianti in aree coltivabili perché la giurisprudenza ha sempre dato torto, ma con questa proposta di legge puntiamo sull’agrivoltaico, cioè impianti che possano coesistere con attività agricola certificata, strutturalmente più alti e che possano garantire, per esempio, l’allevamento e la pastorizia».
La proposta, che a metà mese passerà al vaglio della Terza commissione, e su cui il consigliere firmatario auspica la “fumata bianca” entro fine maggio, di fatto vorrebbe mediare la necessità inequivocabile di energia pulita con il proliferare di impianti a discapito di interessi di categoria. È scettico, invece, Arturo Lorenzoni, voce dell’opposizione, sull’approvazione entro fine mese e su alcuni passaggi: «Questo progetto di legge nasce dalla preoccupazione di limitare gli investimenti del fotovoltaico a terra nelle aree agricole più che dal desiderio di promuovere lo sviluppo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Sarebbe molto più utile provvedere, a livello normativo, a identificare le aree idonee e non dedicare il nostro tempo a cerchiare quelle non idonee. La definizione di area di pregio, poi, è una discrezionalità assoluta nelle mani delle Province. E non da ultimo con il nuovo “Decreto energia” approvato dal Consiglio dei ministri lunedì 2 maggio il rischio è che questa proposta possa essere obsoleta ancor prima di diventare legge»