Mosaico
Venezia alla ri-scoperta di Marco Polo. La mostra a Palazzo Ducale con i suoi reperti
Venezia Aperta a Palazzo Ducale la mostra di 300 reperti sul grande viaggiatore veneziano, nel 700° anniversario della sua morte
MosaicoVenezia Aperta a Palazzo Ducale la mostra di 300 reperti sul grande viaggiatore veneziano, nel 700° anniversario della sua morte
Sette secoli dopo Marco Polo torna nella sua Venezia. In realtà, dalla città lagunare, il grande viaggiatore che coprì, per lo più a piedi, 24 mila chilometri, andando e tornando da quel mondo temuto e sconosciuto dei tartari di Kublai Khan, a Est del nostro mondo, oggi chiamato Asia, non se n’è mai andato. Qui fu sepolto nel 1324, sebbene le sue ceneri siano andate disperse nel Cinquecento, dopo i restauri della chiesa di San Lorenzo in Venezia. Un ritorno, quello del più noto tra i viaggiatori d’ogni tempo, che serve alla nostra memoria, poiché il venexian, partito “fio” e tornato uomo, oggi rischia di essere sconosciuto alla generazione Z. Una figura opacizzata, senza monumenti ufficiali dedicatigli dalla sua Venezia; ricca invece la bibliografia che nei secoli gli è stata tributata, anche se i più oggi ammettono di non aver mai letto Il Milione, per cui Polo è diventato famoso. Un arco temporale che va dal 1254 (anno di nascita) ai tempi nostri, attraverso dodici “tappe di viaggio”, è quanto la Fondazione MuSe (Comune di Venezia) e Ca’ Foscari con l’istituto di Cultura di Shanghai, offrono nell’importante mostra tematica “I Mondi di Marco Polo”, inaugurata a Palazzo Ducale e visitabile fino al 29 settembre. Le sfarzose sale accolgono trecento reperti tra libri, ceramiche, sculture, tessuti, quadri. Emozionano gli oggetti di apertura, quei pochi fregi che lo stesso Marco Polo ha visto e toccato, appartenenti al fondaco dove visse dopo il suo rientro, bruciato nel Cinquecento, dove oggi sorge il teatro Malibran. Pezzo forte della mostra, il testamento dettato un anno prima della sua morte, sulla soglia dei settant’anni, esposto per la prima volta dopo essere stato rinvenuto qualche anno fa nella Biblioteca Marciana: una pergamena manoscritta da un “prete-notaro” dove emerge tutta l’umanità di Marco Polo. Un uomo destinato comunque a restare misterioso: di lui conserviamo quei pensieri-ricordo che formano Il Milione, mentre poco conosciamo della sua vita prima e dopo il lungo viaggio. Molto più quello che ha lasciato lungo la strada: culture, religioni e tradizioni, da quella islamica, buddista, taoista, cristiana, induista, rappresentate da reperti provenienti dai maggiori musei del mondo. Il tentativo dei curatori si spinge a farsi didattico, passando di sala in sala come accedendo a mondi diversi: dai primi tomi manoscritti de Il Milione del 1400 (l’originale è andato perduto), a quelli stampati dopo il Cinquecento. La geografia la fa poi da maestra con fra Giovanni dal Pian del Carpino, fra Odorico da Pordenone, fino al mappamondo del cartografo fra Mauro. Alla fine, resta l’impressione di quanto poco ricordiamo di questa straordinaria avventura umana vissuta sulla Via della Seta. Eppure, lo spirito di Marco Polo è ancora tra noi anche in mancanza di un monumento a lui dedicato che, c’è da augurarsi, arrivi dopo questa mostra “ducale”.
A Veggiano, il 22 aprile alle 17, il giornalista Francesco Jori presenta il suo libro Marco Polo – La vita è viaggio. Sabato 18 maggio ore 20.40, arriva Beppe Tenti che fece da controfigura a Ken Marshall nel serial tv del 1982 Marco Polo.