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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

giovedì 29 Giugno 2023

XIII Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 2 luglio 2023

Matteo 10,37-42

Redazione
Redazione

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

«Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me!» (Mt 10,17). L’ho sempre creduta un’indebita invasione di campo, addirittura un’offesa alla mia libertà personale quest’affermazione di Gesù. Come quell’altra che dice: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi!» (Gv 15,16). Ma, non sa Gesù quanto ci sono cari gli affetti familiari e quanto è delicato viverli giorno dopo giorno? Basta un niente a far disastri. Saltano matrimoni, si sfasciano famiglie, si arriva a uccidersi in casa, marito e moglie, genitori e figli. I giornali riempiono le pagine di queste abbuffate dell’orrore.

È sempre stato così! – ci risponde Gesù – i sentimenti sono la ricchezza più grande che l’umanità ha in consegna, ma sono di una fragilità unica. Tanto ti innalzano sulle vette che solo l’amore conosce e tanto ti sprofondano negli abissi dell’odio. Non è un caso che Dio abbia creato l’uomo il sesto giorno, nel giorno quasi perfetto, in situazioni che possono sembrare complete, ma che trovano la loro garanzia solo nel settimo giorno, con Dio che si riposa nella contemplazione di tutto ciò che ha fatto. Il numero sei, se non diventa sette e si accontenta del sei e ci insiste sopra, diventa presto il sei-sei-sei, il numero che l’Apocalisse dà a Satana. 

Guarda, invece, cosa succede a quella donna facoltosa di Sunen che al suo sei volle aggiungere il sette: «Volle trattenere a mangiare il profeta Eliseo» (2Re 4,8). Lo vedeva passare sulla strada, tutto preso dai suoi interessi. Forse le faceva pena e, così, d’istinto, d’accordo con suo marito lo invita dentro. E si trovarono così bene tutti che «tutte le volte che Eliseo passava, si fermava a mangiare da lei» (Ivi). È così! L’ospite, se lo sai ricevere e ascoltare, ti rinnova l’aria di casa, le conversazioni ormai stanche, gli interessi spenti. E, se questo succede con un uomo, perché non deve succedere con Dio? Prova a invitarlo dentro la tua vita, anche solo perché ti fa pena lasciarlo solo nel suo cielo. Lui lo dice da sempre: «Ecco io sto alla porta e busso…» (Ap 3,20).

«Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli – ci avverte Gesù – perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42). È quello che capita a Sunen. L’ospitalità, offerta al profeta, infatti, è così bella che alla donna non basta averlo soltanto quando passa di là, ma decide d’accordo con il marito di ricavare dentro casa «una piccola camera al piano di sopra, in muratura, dove mettere un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare» (4,10). 

È il «settimo giorno», il giorno in cui non solo l’uomo trova la sua completezza, ma anche Dio il suo riposo. E si riposa così bene che, a sua volta, vuole ricompensare tanta accoglienza. E così, «Eliseo chiese a Giezi suo servo: “Che cosa si può fare per questa donna?”. Il servo disse: “Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio”. Eliseo disse a Giezi: “Chiamala!”. La chiamò; essa si fermò sulla porta. Allora disse: “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”» (4,14-16). 

Ecco cosa fa Dio, quando ti entra in casa. Altro che invasione di campo, altro che limiti su limiti. Dio dà fecondità a una vita che stava chiudendo bottega per esaurimento scorte. Una vita insperata, raddoppiata, continuata oltre ogni limite. È strano! – osserva Agostino in una riflessione che riporto a braccio – Quando fai entrare Dio nella tua vita, le pareti non si fanno strette e non ci si intriga nei movimenti come quando a casa tua arriva un ospite inatteso. Con Dio in casa lo spazio si allarga e tutti trovano il loro posto. Sua arte, infatti, è far star bene tutti, rinverdire gli affetti. Lui fa crescere «la tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa» (Sal 128,3). E le tue figlie? «Come colonne d’angolo, scolpite per adornare un palazzo» (144,12). Se non c’è lui a casa tua – dice il salmo – «invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno» (127,2). È quello che aspettiamo tutti: «Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni» (90,14).

Non aver paura, ci esorta Gesù,di mettermi prima di tuo padre, di tua madre, dei tuoi figli e delle tue figlie. Non te li rubo. Te li consacro. Prendo il tuo affetto e lo rivesto della mia eternità. E la croce? La croce ti si rivelerà non più come una delusione e una sconfitta dei tuoi sogni. La croce la scoprirai come il segreto più intimo di ciò che ami. È, infatti, solo incrociandoci in amore, gli uni gli altri, come ho fatto io sulla croce per tutti voi, che ogni croce da giogo pesante diventa abbraccio di soavità e da carico che toglie il respiro ali che fanno volare.

«Fratelli – osserva Paolo – quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte… così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 5,4). È incredibile come le cose cambino con lui in casa. Nessuno più rimane per strada, tutti trovano accoglienza, soprattutto quelli che abitano i crocicchi, dimenticati da tutti. Trovano una casa e nella casa «al piano superiore una stanza in muratura» tutta per loro. 

«Beato il popolo che ti sa acclamare – canta il salmo responsoriale – cammina, o Signore, alla luce del tuo volto: esulta tutto il giorno nel tuo nome, nella tua giustizia trova la sua gloria. Perché tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte» (Sal 88,16-18).

frate Silenzio

Sorella allodola

Solo Dio sa dare smalto e fecondità ai giorni della vita.

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