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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

martedì 9 Aprile 2019

XVI Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 14 aprile 2019

Luca 22, 14-23,56

Redazione
Redazione

Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifìggilo! Crocifìggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 

Anticorpi divini

L’accorata preghiera di Gesù che si rivolge al Padre chiedendogli di capire e perdonare i propri aguzzini, pronunciata con ancora nelle orecchie le urla di coloro che incitavano a crocifiggerlo, rende molto bene in questo racconto della passione orchestrato da Luca il senso dell’operato di Gesù. Viene descritto  accuratamente che il male che il Signore voleva cancellare con la croce e prendere su di sé, sapeva perfettamente cos’era e di cosa era capace. Il Signore è venuto a liberarci dal male perdonandolo, partendo da quello che è stato fatto a lui, nello stesso momento in cui gli veniva fatto. Il male descritto nella passione è sempre troppo, risulta fastidioso da considerare in tutta la sua portata. Dalla cattiveria all’ingiustizia, dall’accanimento alle violenze, dalle derisioni all’ingratitudine. Ogni riga ci mette di fronte qualcosa di orribile che può uscire dal cuore umano, da ogni cuore, per rendere questo mondo un po’ più buio. Ma leggere il racconto fino in fondo non è solo straziante, perché l’operato di Gesù riesce a infondere in tutto questo degli anticorpi favolosi a tutto questo dolore.

La passione rappresenta la sua vittoria totale sul male, e grazie a questa ha impiantato su questo mondo a nostra disposizione degli antidoti che reagiscono al male per tentare di arginarlo. Ogni volta che il male appare in scena in questo racconto si vede sbucare prontamente qualcosa che si muove in direzione opposta, una sorta di rifiuto da parte della realtà di rimanere in balia assoluta di questo male. Il sinedrio continua a reiterare le sue accuse nei confronti di Gesù, ma più volte Pilato interviene facendo notare che le cose non stavano propriamente come sostenevano loro. «Non trovo in quest’uomo nessun motivo di condanna» è il modo di Pilato di dire al sinedrio che per lui loro erano menzogneri. Viene palesemente riconosciuta la falsità delle loro affermazioni, ed ecco che la verità appare come antidoto naturale al male. Durante il percorso al calvario, Gesù cade e non ce la fa a trasportare la croce, dopo essere stato fustigato e torturato, e qui interviene l’aiuto del Cireneo. Costretto, ma il suo aiuto in quel momento è sollievo. Così anche la solidarietà e l’altruismo ci vengono suggeriti come antidoti al male. Uno dei ladroni crocifissi con Gesù prende parte agli insulti ma viene zittito dall’altro che lo riporta alla realtà dei fatti, sostenendo l’innocenza e la bontà di Gesù. Ecco così che appare la solidarietà, altro antidoto non indifferente nel momento del dolore.

Il male esiste e la croce ci serve a ricordarci che dobbiamo affrontarlo tutti i giorni. Non lo risolveremo creando un mondo anestetizzato e asettico. Questo ce lo renderà paradossalmente sempre più insopportabile. Ma noi siamo fatti per affrontarlo e superarlo. Con la morte in croce Gesù dà a tutti la possibilità di rispondere a questo male. A partire dalle parole del centurione romano che inizia a dare gloria a Dio nel momento stesso in cui vede Gesù morire. L’umanità inizia a reagire alla paura e alla logica della convenienza. Subito apparirà sulla scena Giuseppe di Arimatea a richiedere il corpo di Gesù per poterlo seppellire. Lentamente, ma con fiducia sempre maggiore possiamo sfruttare questa possibilità enorme di tacitare il male con ogni nostro gesto e con ogni nostra parola. Gesù muore in croce perché ogni cristiano possa disporre di questo potere, e trasformarsi in un valido antidoto contro quel male che tanto ci spaventa.

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