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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

mercoledì 30 Agosto 2017

XXII Domenica del tempo ordinario *Domenica 3 settembre 2017

Matteo 16, 21-27

Redazione
Redazione

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Il giusto posto

La scena del vangelo di questa settimana è l’esatta continuazione del vangelo di domenica scorsa. Possiamo così gustarci almeno all’inizio un Gesù ancora soddisfatto dalla risposta di Pietro. Si vede la soddisfazione di Gesù nel fatto che comincia a spiegare alcune cose ai suoi che finora aveva loro taciuto, perché non li considerava pronti. Adesso lo sono, almeno stando alle parole pronunciate da Pietro. Nel momento in cui l’apostolo ha abbracciato la logica dello spirito, Gesù gli ha affidato la sua chiesa, quindi è il momento di renderli partecipi di tutto. Nel finale del vangelo di domenica scorsa Gesù aveva dissuaso i suoi a parlare apertamente della sua identità, perché si era accorto che presso la gente si faceva fatica a capirlo fino in fondo. Bisognava che fosse ben chiaro cosa volevano dire le affermazioni di Pietro sul cristo per poterlo poi annunciare a tutto il mondo, così Gesù pensa di spiegarle bene ai suoi. Cominciando dal fatto che il suo messaggio non sarà accolto trionfalmente, bensì criticato, osteggiato e maltrattato, fino ad arrivare alla sua condanna a morte. Se guardiamo bene, tutto questo non è molto diverso da tante cose che Gesù aveva prospettato quando parlava del regno dei cieli e delle sue regole nelle parabole che ci hanno accompagnato le scorse settimane. Ma a quanto pare i suoi non le avevano considerate fino in fondo.

Adesso si trattava di iniziare a vivere la logica del seme piantato che deve morire per dare frutto, ma evidentemente non si era ancora pronti. Certo, Pietro aveva indicato giustamente in Gesù il figlio di Dio, ma non aveva intenzione di andare fino in fondo con la prospettiva che stava indicando loro Gesù. Appena le cose si fanno serie Pietro infatti torna perfettamente “umano”, nel senso che esclude il piano divino e non gli da più spazio in questo mondo. L’esatto contrario di quanto aveva appena fatto con la sua risposta sull’identità di Gesù. La nostra bravura e la nostra intelligenza possono aiutarci fino a un certo punto, dopodiché abbiamo per forza di cose bisogno di qualcos’altro se vogliamo costruire il regno di Dio. Altrimenti iniziamo a scimmiottare i regni che già esistono e a riprodurre le loro logiche e regole. Questo fa qui Pietro, che subito, per affetto nei confronti del suo capo, della sua guida, gli assicura che in lui avrà una perfetta guardia del corpo che farà di tutto perché quello che Gesù temeva non accadesse.

Peccato che Gesù non stava lamentandosi con preoccupazioni sul suo futuro, stava indicando ai suoi il modo in cui le cose sarebbero andate perché fossero pronti ad affrontarle e a reagire. Non stava chiedendo loro aiuto per scampare tutto ciò, stava spiegando che il seme di cui aveva parlato era lui! Abbandonate le logiche divine subito Pietro non capisce più nulla del messaggio di Gesù: non comprende i discorsi sulla sofferenza, sulla morte né tantomeno sulla resurrezione. All’improvviso, per Pietro niente di tutto questa ha a che fare col messia, anche se Gesù gli sta spiegando il contrario. E allora cosa fa? Prende Gesù con sé, lo allontana dagli altri e si mette a spiegargli cosa fare per evitare che accadesse quanto prospettato da Gesù. Pietro ha appena riconosciuto il messia e cinque minuti dopo si mette a insegnargli a vivere! Per questo motivo dopo la lode della settimana scorsa arriva su Pietro una brutale doccia fredda!

Il rimprovero di Gesù appare veramente forte, perché apostrofa Pietro come Satana, come un demonio. Infatti Gesù è ben consapevole che il demonio avrebbe fatto di tutto per impedire i progetti del Signore, e sporcare le intenzioni buone degli apostoli è un ottimo inizio. Può sembrare strano che Pietro passi da una lode sperticata a un rimprovero feroce nel giro di poche righe di vangelo. Ma non è così strano se pensiamo a quante volte abbiamo visto spegnersi lo spirito di fronte alla paura, ai dubbi, ai tentennamenti, alle incertezze. Questa scena si ripete costantemente nella storia di noi esseri umani. Se vogliamo seguire Gesù e lo spirito che vive in noi dobbiamo smettere di fare quello che qui fa Pietro. Infatti Gesù lo rimette a posto e gli dice di andare dietro a lui. La nuova traduzione della bibbia migliora il senso di questa scena. Una volta le parole di Gesù suonavano «lungi da me»: in realtà Gesù non sta allontanando Pietro, lo sta mettendo al posto giusto di un seguace, di un fedele. Dobbiamo andare dietro a lui, non pretendere che lui venga dietro a noi. E andare dietro a lui significa anche fidarsi di quelle logiche che comprendiamo alla luce dello spirito. Pietro quel giorno voleva sì mettersi alla sequela del Signore, ma voleva anche tenere conto di tutti i suoi limiti e della sua mentalità. Per questo motivo nella seconda lettura della liturgia di questa settimana Paolo sente l’esigenza di scrivere col cuore alla comunità cristiana in Roma: «Non conformatevi alla mentalità di questo mondo!». Non perché il mondo sia in qualche modo sbagliato, ma perché la mentalità di questo mondo aiuta quando dobbiamo operare in questo mondo, ma può essere di ostacolo nel momento in cui la usiamo come metro per le realtà che vengono da Dio.

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