Il musical Madre Teresa. Il coraggio di amare si colloca a conclusione del calendario di eventi per celebrare il 250° anno dalla consacrazione della chiesa parrocchiale di Zanè (1775-2025). In preparazione a queste celebrazioni la comunità ha vissuto una tappa sinodale nello stile dell’ascolto. Erika Franzon, a capo dell’equipe organizzativa, spiega: «abbiamo messo in chiesa un’urna dove i fedeli potevano inserire le loro proposte su come avrebbero voluto celebrare tale ricorrenza. Ci ha colpito in modo particolare un suggerimento che proponeva un musical sulla vita di Gesù». Marco Crosara, Sara Comero, Francesca Franzon e Marco Pegoraro, che costituiscono la macchina organizzativa insieme a Erika, hanno così deciso di invitare la compagnia teatrale Mendicanti di sogni di Schio di cui faceva parte anche Sammy Basso, mancato il 5 ottobre dell’anno scorso.
«Dopo aver contattato il presidente Giuseppe Pasin, il progetto ha spiccato il volo – continua la Franzon – l’unica data disponibile per tutti era l’11 ottobre, che coincide con la ricorrenza del primo anno dal funerale di Sammy: ci è sembrato un segno provvidenziale per lanciare il cuore oltre ai tanti ostacoli pratici e logistici». «La parrocchia di Zanè è l’ente promotore e coordinatore della serata – specifica il parroco don Luigi Codemo – ne siamo molto onorati perché siamo particolarmente affezionati alla famiglia Basso: la mamma di Sammy è originaria di Zanè e in qualche modo anche lui, sebbene abitasse a Tezze sul Brenta, è cresciuto qui e aveva legami con molti parrocchiani».
Giuseppe Pasin, presidente dei Mendicanti di sogni, racconta: «Siamo nati nel 2005 e l’anno dopo abbiamo portato in scena il nostro primo spettacolo intitolato Madre Teresa. Il Coraggio di amare. Il nostro obiettivo è quello di diffondere il messaggio dei santi e parallelamente aiutare le realtà che ci invitano. I nostri musical sono a ingresso libero con offerta responsabile e l’intero ricavato lo si devolve in beneficenza. L’11 ottobre sosterremo l’Associazione italiana progeria Sammy Basso».
Sammy faceva parte del cast e interpretava la coscienza di un giornalista non molto credente che cerca di intervistare madre Teresa ma, non riuscendoci, si interfaccia con suor Bettina. Anche Laura e Amerigo Basso fanno parte della compagnia dando una mano dietro le quinte. Il musical è un viaggio nel cuore della fede e dell’amore che guarisce e che consola e vuol essere un omaggio a Sammy che ha saputo vivere con il coraggio di amare. In lui era riflessa la tenerezza di Dio e la forza della gioia. è un musical che tocca l’anima e ci ricorda che la santità è possibile nella semplicità di ogni giorno. «Nello spettacolo cerchiamo di attualizzare l’insegnamento di fede di madre Teresa che invita a non arrendersi mai – continua Pasin– e il messaggio che vogliamo trasmettere è che ognuno deve fare la propria parte nella quotidianità». «Sammy aveva una forza straordinaria – ricorda il presidente – e anche nelle difficoltà la fede, l’energia e il sorriso non sono mai venuti meno e questa è stata una grande testimonianza per noi che ci lamentiamo di cose sciocche. Ha preso la sua croce con allegria ed energia senza scoraggiarsi e l’ha portata fino in fondo con caparbietà. Sammy era uno scienziato con tanta fede: il Signore gli ha donato una grande intelligenza e lui l’ha messa al servizio degli altri. Se fede e scienza collimano si hanno risultati straordinari».
Lo spettacolo dell’11 ottobre è alle ore 20.15 presso il palasport Livio Romare di Schio.
Igenitori di Sammy, Laura Lucchin e Amerigo Basso, fanno fatica a parlare di Sammy al passato ma con grande serenità e dignità raccontano del loro figlio a un anno dalla scomparsa.
«La testimonianza più forte che ci lascia Sammy– dicono – è di non sprecare mai un secondo della nostra vita, vivendola sempre al massimo. Perennemente positivo e gioioso, trovava la forza in Dio, era molto credente: frequentava la parrocchia ed è stato chierichetto fino ai 18 anni. Tra catechismo, animazione e Acr era sempre in patronato a divertirsi. Diceva che la fede era la sua parte più intima e più importante. Poteva raccontare di tutto ma, se non parlava della sua fede, era come se non avesse detto nulla, perché tutto nasceva da Dio». Sammy ha vissuto la sua malattia serenamente. Fin dalla tenera età se ne parlava in famiglia e, crescendo, le spiegazioni si son fatte più dettagliate. Viveva la progeria come una normalità. Sapeva perfettamente cosa comportava. «Non l’ha mai considerata un’ingiustizia – spiega papà Amerigo– la accoglieva addirittura come un dono. Diceva di essere grato alla progeria perché se non avesse avuto questa malattia la sua vita sarebbe stata piatta e monotona. Diceva che se il Signore l’aveva fatto nascere così, probabilmente aveva un progetto su di lui».
Sammy era ricercatore e collaborava con due centri importanti a Boston e a Bologna; studiava per trovare una soluzione alla sua malattia, consapevole che la cura non sarebbe servita a lui. Pensava ai bambini.
Amerigo e Laura portano avanti i progetti e le ricerche di Sammy e confermano che si stanno facendo passi importanti. «Stiamo proseguendo il progetto della terapia genica – spiegano i coniugi Basso – il metodo all’avanguardia inventato dal professore David Liu di Boston col quale lavorava nostro figlio, una tecnica innovativa che potrà curare quasi tutte le malattie genetiche una volta messa a punto. Studiando la progeria si è capito molto meglio l’invecchiamento naturale e le problematiche legate a esso». L’obiettivo è individuare una terapia ma anche permettere alle persone di invecchiare in maniera più “sana” possibile. Lo scopo non è allungare la vita, ma darne una qualità migliore.
«In questo periodo penso spesso al viaggio fatto in Cina a settembre 2024 – racconta Amerigo – e ricordo la felicità di Sammy dopo essere riuscito a terminare un progetto importante riguardante gli studi che stava conducendo per David Liu. In Cina ci siamo recati con la dottoressa Leslie Gordon, fondatrice della Progeria research foundation e madre di Sam Berns affetto da progeria. Sammy, in qualità di portavoce della sua associazione e ambasciatore internazionale della Progeria research foundation, è stato invitato a parlare della sua esperienza a un meeting scientifico. La Cina è molto chiusa nei confronti della disabilità, ma la presenza di Sammy è stata importante per dare speranza alle 12 famiglie con bambini (dai 3 ai 12 anni) con progeria.
«Questi giorni non sono semplici – ammette mamma Laura– sento tantissimo la sua mancanza e c’è un vuoto immenso in casa. La forza che troviamo per andare avanti è frutto di un lavoro che abbiamo fatto come famiglia: Sammy diceva che siamo sempre stati una grande squadra… adesso zoppica un po’ perché manca un pezzo, ma ciò che abbiamo creato assieme ci sta aiutando a guardare al futuro». Sammy ripeteva sempre: amatevi tanto, abbracciatevi e dite alle persone che vi stanno accanto “vi voglio bene”. «Mi ritengo fortunata ad averlo avuto al mio fianco per quasi 29 anni», conclude la mamma.