Uniti, guardando all’Europa. Il sindaco: «I gemellaggi portano scambi culturali e finanziamenti. Crespano o Paderno? I giovani si sentono di Pieve. Crediamo nella riqualificazione di piazza San Marco»
Pieve del Grappa ha una vocazione internazionale. Lo conferma il sindaco Annalisa Rampin, che il 20-21 marzo ha partecipato a Monaco alla conferenza municipale italo-bavarese. «Noi siamo nati dalla fusione di Crespano con Paderno del Grappa. Proprio Paderno ha avviato 35 anni fa un gemellaggio con un municipio della Baviera, Mallersdorf-Pfaffenberg, mentre Crespano era gemellato con la cittadina statunitense di Folsom. I gemellaggi consentono scambi culturali e l’accesso a finanziamenti su obiettivi condivisi. La nostra è un’Europa di popoli, che costruiamo dal basso. Quando ci scambiamo le visite, veniamo ospitati nelle famiglie, si creano veri rapporti di amicizia. I nostri giovani volentieri d’estate vanno in vacanza lì». Annalisa Rampin ha guidato Crespano dal 2012 al 2019, quando, in seguito alla fusione con Paderno, è stata eletta alla guida di Pieve del Grappa. L’anno scorso le è stato affidato il secondo mandato. Il giudizio sulla fusione è assolutamente positivo: «Le aggregazioni sono il futuro per i Comuni, soprattutto quelli piccoli. Dal mio punto di vista tutta la Pedemontana dovrebbe diventare un Comune unico. Capisco però che è un percorso che chiaramente va a toccare una serie di criticità. Noi di sicuro non torneremo indietro. I giovani hanno già fatto il salto: sono tutti cittadini di Pieve. Va comunque ricordato che da vent’anni la scuola media accomuna Paderno e Crespano. Dal 2014 avevamo associato gli uffici comunali: quindi tutto il personale “giocava” con noi, da parte dei dipendenti non c’era diffidenza verso la fusione, la caldeggiavano». Il bilancio, sei anni dopo, è positivo: «Siamo riusciti, al di là dei contributi che ci sono arrivati dalla fusione, a garantire un’equità dei servizi e ad aumentarli. Tante giovani coppie hanno scelto Pieve in virtù di una serie di servizi e di welfare che abbiamo messo in atto per loro». Il sindaco Rampin rileva inoltre che il nuovo municipio «ha la fortuna di collaborare bene con le parrocchie: abbiamo un tavolo con gli asili e con i parroci. Gli operatori di una cooperativa si recano una volta alla settimana in patronato e intercettano dei ragazzi un po’ problematici, e cercano di lavorare insieme sul versante dell’integrazione». Intanto a Pieve già si guarda alla manifestazione d’inizio agosto sul sacrario del Grappa: il programma viene curato personalmente dal sindaco. «Sì, io sono una cerimonialista. Ma ho don Gaetano che per fortuna mi aiuta: crede nella valorizzazione del Grappa, con tutto quello che la Madonnina e il Sacrario rappresentano non solo in Italia ma in tutto il mondo. Siamo veramente coalizzati su questo punto. Nell’Ossario ci sono anche i caduti austro-ungarici della grande guerra, cerchiamo di rappresentare davvero l’Europa unita e un luogo di pace tra i popoli». Sul versante dei lavori pubblici il sindaco Rampin sta affrontando il tema della riqualificazione di piazza San Marco, ideata da mons. Giovanni Battista Sartori-Canova, fratello per parte di madre di Antonio Canova: «Abbiamo lo storico caffè Canova e varie botteghe: l’intervento darà al nostro Comune un nuovo impulso commerciale. Abbiamo in programma il riordino sul Grappa di boschi che sono riserve della biosfera; sta per concludersi il rifacimento degli impianti sportivi e siamo in attesa che parta il cantiere della scuola elementare di Crespano, che verrà realizzata di fianco a quella di Paderno, in modo da costituire un plesso unico».
Il parroco: «Ci sentiamo custodi del sacello sul sacrario del Grappa, vogliamo che sia luogo di accoglienza, giustizia e pace. Qui c’è grande devozione mariana, va risvegliata»
L a memoria va preservata. Mons. Gaetano Borgo, parroco (dal 2018) di Crespano del Grappa, sottolinea l’importanza di due luoghi giubilari speciali che fanno parte del territorio di Pieve del Grappa: il sacello della Madonna del monte Grappa, ovvero la statua della Vergine Ausiliatrice, benedetta in vetta, il 4 agosto 1901, dall’allora patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, che due anni dopo sarebbe divenuto papa Pio X, e il santuario della Madonna del Covolo. «Noi ci sentiamo custodi del sacello sul sacrario del Grappa, di rilevanza nazionale. Vogliamo che sia un luogo di accoglienza, di giustizia e di pace. Un luogo dove si pensa, si prega e si contempla il Creato. Da lì cerchiamo di risvegliare anche le coscienze». Anche quest’anno, con la tradizionale cerimonia a Cima Grappa, verrà ricordato il giorno in cui migliaia e migliaia di persone ascesero il Grappa durante la co-benedizione del sacello e della Madonna Ausiliatrice. «Negli anni scorsi abbiamo invitato a presiedere il card. Pietro Parolin, il vescovo di Treviso Michele Tomasi, il card. Pierbattista Pizzaballa». Nel 2024 ha celebrato il card. Luis Antonio Tagle. «Domenica 3 agosto ci sarà il card. Fabio Baggio». Quanto al santuario della Madonna del Covolo, «il legame con il territorio è molto antico. L’apparizione della Madonna è infatti databile al 1200- 1300. Una parte del santuario è stata costruita da Antonio Canova. Il 2 agosto, nel giorno del Perdon d’Assisi, faremo un pellegrinaggio dal Covolo al sacello del Grappa, a 1.776 metri. Parlando con la gente ho realizzato che in questo territorio c’era una grande devozione mariana, che bisogna risvegliare. Non c’è una famiglia che non abbia in casa un’immagine della Madonna del Covolo e una statuina della Madonna del Grappa. Quanti migranti, partiti da qua, nella valigia hanno portato queste due immagini. E quanti dei loro discendenti, di seconda-terza generazione, scrivono ancora “veniamo a casa, vogliamo fare il cinquantesimo alla Madonna del Covolo”. Persiste un legame affettivo, ma anche di profonda fede, che si tramanda di padre in figlio. Se io guardo i registri parrocchiali, vedo quanti ex soldati, sopravvissuti alla grande guerra, sono andati a celebrare il loro matrimonio o il loro anniversario al sacello. Spesso celebrava un ex cappellano militare, don Giulio Facibeni, che a Firenze ha fondato l’Opera Madonnina del Grappa per gli orfani di guerra». L’8 marzo, per la Giornata della donna, oltre 130 persone hanno partecipato nel centro parrocchiale alla cena promossa per sostenere il progetto Manola onlus che collabora con l’Istituto oncologico veneto: «Per dare un senso a questa festa, prima della cena abbiamo fatto una call con un chirurgo di Padova». L’iniziativa ha portato a 4.010 euro raccolti. A mezzogiorno del 30 marzo, invece, dopo un intervento di manutenzione, è stata benedetta sul monte Frontal, la croce (collocata nell’anno Santo 1950), che durante l’inverno era caduta per una raffica di vento. Altra caratteristica della comunità è quella di essere al confine: «A Pieve del Grappa dal 2019 convivono la parrocchia di Crespano, che fa capo a Padova, e le altre due parrocchie, di Paderno e di Fietta, in Diocesi di Treviso. Tra le nostre realtà c’è una bella collaborazione. Questa sovrapposizione rappresenta una ricchezza: qui il confine si scioglie dentro a una vita più solidale e fraterna tra le famiglie e le persone. La fusione ha chiamato ciascuno ad abbassare un po’ il proprio campanile. Durante la nostra sagra facciamo la “sfida dei tre campanili”: ogni paese partecipa, una specie di Giochi senza frontiere: chi vince, si porta a casa lo stendardo».
Il Comune, di 6.657 abitanti e in provincia di Treviso, è stato istituito il 30 gennaio 2019 mediante la fusione di Crespano e Paderno. Il 22 settembre saranno passati 90 anni dall’inaugurazione del sacrario militare di Cima Grappa, che accoglie le spoglie di 22.910 soldati della grande guerra.
