Come funzionare, se piccoli. Il sindaco: «Ogni dettaglio dei bandi viene passato al setaccio. Così possiamo attingere a finanziamenti. Non vedo vantaggi con la fusione, meglio piccoli con la nostra identità»
Per il suo paese Francesco Peotta, sindaco di Barbona al quarto mandato, il primo nel 2009 e l’ultimo lo scorso anno, ha un unico sogno: farlo sopravvivere. Una missione che potrebbe sembrare impossibile, almeno sulla carta compresa quella geografica, per un territorio costituito da una lingua di terra che si estende lungo l’argine sinistro dell’Adige per circa 7 dei suoi complessivi 8,55 chilometri quadrati di superficie. «Siamo in una zona interna e marginale, all’estremo sud della provincia. Con 564 abitanti, e una densità abitativa di 66 residenti per chilometro quadrato, Barbona è il più piccolo dei Comuni padovani e il terzultimo per dimensioni territoriali. Eppure, siamo una comunità che resiste». Tenere in vita il suo piccolissimo paese è un sogno che il primo cittadino, nato e cresciuto in questa terra come i genitori e i nonni, ha tradotto in pratica attraverso la realizzazione di un principio complesso e, allo stesso tempo, elementare: un Comune, ancor più se piccolo, sta in piedi solo se è in salute, vale a dire se le sue casse non languono permettendogli invece di “mantenersi” da solo, senza dipendere da altri. Elementare, appunto. «In questi anni ci siamo dedicati pressoché a tempo pieno alla ricerca di contributi, impegnandoci al massimo per portarli a casa», spiega Peotta che di necessità ha fatto virtù, diventando negli anni un “sindaco dei record” visti i finanziamenti ottenuti. Tra questi un contributo da 977 mila euro che ha visto Barbona piazzarsi al nono posto su seimila richiedenti: «Quella pratica, come tutte le altre, vengono scrupolosamente preparate, ogni minimo dettaglio dei bandi viene passato al setaccio in modo da istruire i documenti alla perfezione, incluso il clic di invio di una pec nei primi secondi dell’orario indicato. Siamo risultati tra i primi anche grazie a questa accuratezza. I contributi sono serviti per sistemare, destinando a nuovi utilizzi, vecchi edifici di proprietà comunale, tra cui la vecchia scuola elementare chiusa da anni, per realizzare il nuovo municipio, ma non solo. Siamo riusciti, poi, a incassare 533 mila euro per il miglioramento della raccolta differenziata: abbiamo acquistato un macchinario in grado di triturare “in casa” verde e ramaglie, azzerando le spese di trasporto dovute al conferimento. La ricetta giusta? Per seguire bene il proprio Comune, anche se piccolo, bisogna dedicare tempo e cura. Non ci sono sabati né domeniche se serve». Barbona è composta di due nuclei abitativi principali dislocati a distanza di 4 chilometri uno dall’altro: il capoluogo Barbona, che vanta nel centro abitato la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, la Barchessa Morosini del Seicento, un’osteria, l’ex scuola elementare Pascoli con annessi gli impianti sportivi e il cimitero; quindi, la frazione di Lusia, superiore al capoluogo per numero di abitanti, che vanta nel centro abitato il municipio, l’ufficio postale, l’ambulatorio medico, la farmacia, una trattoria, un edificio Erp con sette alloggi popolari: «Attualmente possiamo contare su due dipendenti a tempo pieno e uno a tempo parziale che coprono tutti gli uffici. Sono evidentemente pochi. Basti pensare, a parità di abitanti, ai 67 di Comitini (Agrigento), caso citato anche da Gian Antonio Stella. Il pregio indiscusso dei nostri funzionari è la pluralità di competenze che, per forza di cose, hanno dovuto acquisire: a Barbona chi si occupa di anagrafe svolge anche le pratiche dell’ufficio ragioneria». La fusione potrebbe essere la soluzione? «Per un Comune già piccolo non ne vedo i vantaggi. Il rischio sarebbe quello di diventare ancora più un ultimo miglio, periferia della periferia, una piccola frazione all’interno di una realtà più grande. Meglio piccoli, ma con la nostra identità».
Il parroco: «L’ultimo celebrato nella nostra chiesa risale al 2021, quest’anno se ne festeggia un altro. Per essere ancora vivi abbiamo scelto di mantenere quello che c’era prima»
«L’ultimo matrimonio celebrato nella nostra chiesa? Risale al 2021, ma siamo sempre stati fiduciosi. Quest’anno ne festeggeremo un altro, il secondo in quattro anni». Don Nicola Carolo è parroco in solido della piccola comunità di Barbona dal 6 novembre 2022. Insieme a don Francesco Lucchini, parroco moderatore, si occupa anche delle parrocchie di Boara Pisani, Ca’ Bianca, Santa Maria d’Adige, Stanghella e Vescovana. «La chiesa di Barbona è intitolata a San Michele Arcangelo. L’ultimo battesimo è avvenuto nel 2020, nell’anno del Covid. Lo scorso anno abbiamo celebrato cinque funerali. Dal 2004 la catechesi e i sacramenti sono unificati con Santa Maria d’Adige e Vescovana. A Barbona, per la scuola e la catechesi, le famiglie optano per la vicinissima Lusia perché è il centro più importante e anche perché la storia di Barbona è strettamente legata a Lusia». A dividerle il fiume Adige che collega i due piccoli paesi attraverso un ponte dalla lunga storia. Situata nella parte est del territorio comunale di Barbona, la parrocchia è unita da tre lunghe strade: via San Michele che continua su via Spino, via Angheranello, via Banca Chiesa che costeggia il fiume. La chiesa è stata ricostruita nel 1800 dopo la modifica dell’alveo dell’Adige. Ci sono poi una canonica, struttura in vistoso decadimento, che fino agli anni 1981-1982 era asilo e patronato, cinema e teatro. C’è, poi, il capitello che ricorda il passaggio della Madonna Pellegrina nel 1949, la cui prima pietra fu posata il 21 novembre 1956. «Da quando il vescovo di Padova ci ha incaricato di prenderci cura della parrocchia di Barbona, insieme con don Francesco ci siamo interrogati su come tenere viva questa comunità. La risposta che ci siamo dati è stata da subito unanime e condivisa: mantenendo quello che c’era prima. Vale a dire la messa domenicale delle 8, le feste patronali, la visita agli ammalati. E ancora ci teniamo a promuovere e mantenere vivi esercizi di pietà come la tredicina a sant’Antonio, la benedizione delle gole e della frutta per san Biagio, la Via Crucis nel tempo di Quaresima». Tra i momenti più importanti in cui la comunità si raccoglie insieme, la festa patronale che si divide in due momenti. «Il primo è in occasione della festa di san Giustino martire, le cui spoglie arrivarono a Barbona da Roma nel 1732 come dono di papa Clemente XII al giuspatrono della chiesa di Barbona, il conte Michele Barbon Morosini. La festa avviene ogni seconda domenica di luglio con tanto di processione. Ogni venticinque anni, in occasione del giubileo della traslazione dei resti da Roma a Barbona, il santo martire viene portato in processione con l’urna che lo contiene. La prossima volta avverrà nel 2032. Un altro motivo di festa è il ricordo del passaggio della Madonna Pellegrina che festeggiamo nella domenica più vicina alla Madonna del rosario in ottobre. La celebrazione eucaristica del santo patrono Michele Arcangelo avviene il giorno della sua festa, il 29 settembre». Don Nicola Carolo conclude sottolineando il rapporto di collaborazione con il Comune. «Esiste un rapporto buono, l’amministrazione sostiene le iniziative promosse dalla parrocchia, per esempio concedendo l’uso della sala polivalente».
Con 564 abitanti, chiamati barbonesi, al 1° gennaio 2025, Barbona è il Comune più piccolo della provincia di Padova per popolazione residente. Lo stemma, su sfondo azzurro, vede al centro tre spighe di grano d’oro, poste in banda, legate da un fiocco dorato.
