Fatti
Francesco e la democrazia
Bisogna “curare” la democrazia perché solo “una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro”, aveva detto Francesco
FattiBisogna “curare” la democrazia perché solo “una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro”, aveva detto Francesco
Il mondo politico italiano ha tributato a papa Francesco un omaggio pressoché unanime. Non era scontato perché il Pontefice che ha fatto della pace e dell’inclusione i tratti caratterizzanti del suo messaggio non ha scambiato questa opzione con una neutralità insipida e comoda, ma l’ha riempita di scelte forti e dirimenti. Parole e gesti pubblici non sono mai inutili in politica, lasciano un segno, contribuiscono al formarsi di un’opinione pubblica. E questo è vero anche quando il sospetto di strumentalità è più che legittimo. L’inedito evento parlamentare che ha visto coinvolti tutti i gruppi nella commemorazione di Francesco ha registrato il tentativo generalizzato di arruolarlo nelle proprie file, selezionando dal suo magistero gli aspetti che più si ritenevano compatibili con la propria posizione di parte. Una grande occasione persa. Non tutte le forzature hanno avuto lo stesso grado di contraddittorietà, ovviamente, ma hanno comunque ribaltato quella che sarebbe stata la via corretta da percorrere: non usare il Papa “a pezzi” in funzione del proprio partito o contro i partiti avversari, ma farsi mettere in discussione dal suo magistero nella sua irriducibile integrità, senza sottrarsi a un confronto esigente il cui esito poteva anche essere – e forse era inevitabile che fosse – la non piena conformità, di cui ogni leader e forza politica si sarebbe dovuto però assumere la responsabilità.Fare il processo alle intenzioni oggi non porta da nessuna parte. Adesso quel che conta è verificare quanto delle parole pronunciate e dei gesti compiuti sull’onda di una grande emozione collettiva avrà una ricaduta nella concretezza e nella complessità dell’agire politico, sia sul piano interno che su quello internazionale, dato che su entrambi i piani il nostro Paese è chiamato in questa fase a prendere decisioni molto difficili. Al di là delle singole scelte, peraltro, c’è un problema di tenuta e di manutenzione della democrazia. Un tema su cui Francesco si era soffermato con particolare attenzione meno di un anno fa, nel discorso in occasione della Settimana Sociale a Trieste, quando aveva parlato della “crisi della democrazia” come “un cuore ferito”. E aveva citato addirittura Aldo Moro: “Uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità”.Bisogna “curare” la democrazia perché solo “una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro”, per attingere ancora al discorso triestino di Francesco. Questo è un compito che può riguardare tutte le forze politiche, pur nella specificità delle singole posizioni. E’ un compito alto, come alte sono le parole che per qualche giorno sono risuonate nel racconto della politica, nonostante le strumentalizzazioni e gli esibizionismi. Le sfide in cui siamo immersi richiedono un pensiero strategico, scelte coraggiose che sappiano guardare lontano e riescano a piegare gli interessi di parte al bene comune, non viceversa. Il rischio è che invece si ritorni subito al piccolo cabotaggio, alle polemiche sterili, alla propaganda ideologica. Lasciateci sognare ancora un po’.